Fleabag: quarta parete addio, benvenuto spasso
Immaginiamoci “Friends” girato a Londra, con molti meno personaggi, con una simil Phoebe come assoluta protagonista nel suo essere pazzerella che si barcamena in una vita disordinata, con un rapporto esclusivo con lo spettatore attraverso una quarta parete a tratti inesistente: ci viene già da ridere!
“Fleabag” nasce dall’inventiva della creatrice e attrice protagonista, la bravissima Phoebe Waller-Bridge (nomen omen), che, basandosi sul suo precedente one woman show, realizza per Amazon Studios una serie dramedy spassosissima che ha conquistato parecchi apprezzamenti, grazie a delle soluzioni geniali di racconto, una trama che riesce a stupire, e interpreti all’altezza della situazione.
Una ragazza sulla trentina di una bellezza non convenzionale ma di sicura e selvaggia attrazione per uomini di ogni tipo, si fa trovare in una Londra piena di donne e uomini d’affari più ricchi ed eleganti di lei, mentre tenta di far sopravvivere il suo morente piccolo bar, cercando di costruire un rapporto profondo con la sorella Claire, donna di successo e parecchio stressata, inseguendo non contenta anche degli improbabili amorazzi che finiscono con fallimenti di una certa demenzialità.
“Fleabag” (in inglese “sacco di pulci”, l’unico appellativo che abbiamo di lei, nessuno pronuncia mai il suo vero nome di battesimo) parla spesso agli spettatori direttamente in camera, comunicando battute e commenti salaci che distruggono senza difficoltà, all’istante, ogni critica severa: si ride davvero di gusto.
Ottimi interpreti immersi in una Londra protagonista
L’ambientazione londinese in “Fleabag” è anch’essa una protagonista, scenario glamour, scomodo e ideale per questa comicità da sacco di pulci, la capitale degli affari mondiali e del successo dove tutti sono ricchi, bravi ed eleganti, in cui questa scemotta sex addicted e goffa sembra non possa assolutamente adattarsi. La Waller-Bridge è una vera professionista del magnetismo comico che ti cattura con un solo sguardo, in ogni suo movimento, pausa, anche le sue lacrime fanno ridere mentre fanno piangere.
Insieme a lei un eccellente cast di supporto, con Bill Paterson che interpreta suo padre, un perfetto genitore lontano, represso nelle emozioni, musone, che riesce a malapena a condividere la stessa stanza con questa figlia rumorosa e caotica.
E di caos la nostra ne provoca parecchio. Ruba apparentemente senza alcun senso una statua alla sua odiosa matrigna artista (la ottima Olivia Colman), tormenta delicatamente (nonostante il desiderio di averla amica) la sua stressata sorella (Sian Clifford) ed è, in finale, incapace di prendere la vita sul serio. Ma anche con questi momenti, per quanto esilaranti, una malinconia più profonda pervade lo spettacolo.
Quando la commedia lascia l’amaro in bocca
Ben presto allo spettatore viene comunicato che sua madre è morta prematuramente lasciandole un gran brutto vuoto, ma non è solo questa la ragione della sua depressa svagatezza, bensì un’altra improvvisa mancanza che ha provocato un taglio profondo nel suo cuore…
Con l’avanzare della storia, si fa più netta la riflessione molto amara sulla perdita di qualcuno importantissimo nella vita di Fleabag, un qualcuno che aveva un posto molto importante nel suo cuore. C’è un buco enorme al centro della sua vita che non si riempie con sesso, amorazzi, e forzata ilarità per far schermo della propria sofferenza.
Tutto ciò e la mancanza del suo nome sono solo pezzi della fantastica impostazione in prima persona della storia, costruita anche dalle onnipresenti e magnifiche rotture della quarta parete verso degli spettatori che bramano una sua strepitosa battuta maliziosa rivolta solo a loro sul disprezzo che uno dei suoi uomini deprecabili le sta esprimendo in quel momento… non solo queste rotture, ma anche flashback improvvisi e brutali allontanano elegantemente questo spettacolo dalla tradizione, alcuni divertenti, altri che riportano la ragazza ad un senso di rovina che bilancia la risata.
Fleabag: comicità assurda e tristezza improvvisa
Waller Bridge, inoltre, ha lavorato bene per far sì che intere scene si svolgano lente per infine risolversi in battute di comicità assurda da sicura esplosione di riso, ma come anche di tristezza improvvisa. La sua matrigna non è solo malefica, è una perfida abominevole: afferma in continuazione che il padre e la madre di Fleabag e Claire si erano già lasciati, quando invece il motivo per cui lei si è fidanzata con il loro padre è che sua madre è morta. Quando le due sorelle ricordano malinconicamente ma col sorriso la flatulenza della madre allorchè Fleabag dichiara di aver iniziato a scorreggiare come lei, Claire chiede “Suona come una porta che cigola forte o come una papera che borbotta?”
Un difetto di questa serie risiede nel fatto che le varie tragedie nella vita del personaggio si raccolgono un po’ troppo ordinatamente. Avessimo avuto una piccola sconnessione cronologica tra i vari finalini tristi delle sue vicende, sarebbe stato tutto ancora più interessante.
Un pathos di non detto a volte manca quando viene svelato appena troppo chiaro e diretto cosa succede nella testa e nel cuore di Fleabag.
Indipendentemente da quanto si trovino divertenti queste sue avventure, è probabile però anche che là dove il disvelamento è rapido, ci sia la scena che rimane più a lungo dopo che si è finito di guardare, ed è il segnale forte che Waller-Bridge si è affermata come un grande talento.
La sua serie suggerisce francamente, nel caos ritmato ed esilarante della trama, che la vita davvero non è facile, e che è importante valorizzare la connessione emotiva e materiale senza calcoli e pudori con chi ci sta più a cuore, senza sabotarsi goffamente.
Massimo Ricci