La chiusura di cinema e teatri volta a contenere la diffusione della pandemia da Covid-19 ha determinato uno stravolgimento del calendario delle uscite cinematografiche. “The Father” arriva nelle sale italiane forte di due Oscar, uno conquistato per la Migliore sceneggiatura non originale (scritta a quattro mani da Chistopher Hampton e dallo stesso regista Florian Zeller) e uno per il Miglior Attore Protagonista, vinto da uno straordinario Anthony Hopkins.
The Father: arriva nelle sale italiane il 20 maggio il film che ha regalato un Oscar ad un immenso Anthony Hopkins
Sempre in equilibrio tra dramma e thriller il film di Zeller, bravissimo drammaturgo francese alla sua prima prova dietro alla macchina da presa, ci fa sprofondare nel dubbio e nell’angoscia sin dalle prime battute. Girato solo in interni, con un’ambientazione quasi teatrale, il film presenta uno scenario dove gli oggetti mutano o si spostano, creando inquietudine non solo nel protagonista ma anche in chi guarda. I dubbi del personaggio principale diventano i nostri in un mix di ricordi che cambiano forma, confondendo la percezione del come e del perchè, ma anche del chi, fino a un malinconico finale che lascia poco spazio alle interpretazioni, mostrando in maniera univoca un epilogo che lascia tristezza e sconforto.
Zeller porta sullo schermo una sua piéce
Con “The Father” Zeller porta sul grande schermo una sua nota piéce, il film non rientra nelle classifiche catalogazioni di genere, racchiudendo in sé una forte connotazione drammatica che attinge al mistery e al thriller, procedendo al contempo come un viaggio nella confusa mente del protagonista, che somiglia a quella dello spettatore in sala, che man mano che evolve la narrazione perde le proprie certezze.
Stilisticamente impeccabile “The Father” ammalia per fotografia e costumi, questi ultimi ad identificare, quasi come in un fumetto, i pochi personaggi che popolano la scena, e pian piano si evolvono mettendo a nudo il dissolversi di una vita.
Il susseguirsi veloce dei vari momenti scenici fa da contrappeso alla pacatezza delle singole unità narrative, scandite dal mutare dei colori e delle cose che abitano gli ambienti, quasi a confondere l’incedere del tempo con continui rimandi ad un prima che non riusciamo ad afferrare.
Un’opera prima di grande spessore
In un momento come questo in cui anche il cinema fa i conti con se stesso, alla ricerca di equilibrio e inclusività, “The Father” riporta al centro i contenuti e il talento, ricordando che il cinema, quello vero, è arte, e in quanto tale va da sé che non dovrebbe conoscere limiti e barriere. Zeller porta sullo schermo la confusione della mente, con eleganza e garbo, realizzando un’opera che lascerà il segno. Hopkins è straordinario nei panni di questo padre, la scena in cui piange commuove spaventa al contempo, tanta è l’angoscia che instilla nello spettatore. Strepitosa anche il premio Oscar Olivia Colman nei panni di questa figlia che pare avere a cuore le sorti di un padre anziano e testardo, la sua è un’interpretazione asciutta e penetrante.
Maria Grazia Bosu