In uno di quelli che vengono chiamati Incontri Ravvicinati, in seno alla kermesse capitolina, il grande Frank Miller e la giovane Silenn Thomas, regista del documentario “Frank Miller American Genius”, incontrano il pubblico dell’Auditorium. I due si erano conosciuti sul set di “300”, dopo aver lavorato insieme e dopo la malattia di Miller nel 2015, i fans le chiedevano continuamente un documentario su l grande artista, questo documentario è il risultato di cinque anni di lavoro.
Tante le domande dei fans presenti in sala a questo mostro sacro del mondo del fumetto
Quanto il cinema ha influenzato la sua arte grafica, c’è stato nella sua giovinezza un film ispiratore?
“Si, vidi un film chiamato “300 spartani” in un piccolo cinema, tutti i protagonisti morivano, gli eroi morivano, così cambiai la mia visione sugli eroi, fino ad allora da me considerati immortali. Tra le influenze grafiche, non posso non ricordare Jack Kirby e Will Eisner, le loro influenze sono costanti nella mia esperienza grafica”.
Come sono stati i primi incontri con personaggi chiave del mondo del fumetto, come Stan Lee o con altri disegnatori?
“Incontrai Stan Lee quando cominciai la collaborazione con la Marvel per disegnare Deardevil, in una riunione redazionale di un’ora con Stan, con un’energia incredibile descrisse il personaggio, in maniera semplice ed eloquente ne spiegò i punti salienti. L’eroe è cieco, Stan descrisse questa grave limitazione come un dono, da bambino chiudevi gli occhi e giravi per casa Devil è così , deve sempre trovare soluzioni alternative. Incontrai per la prima volta Will Eisner al Comic-Con di San Diego, mi ero sempre ispirato a lui, da giovane avevo studiato il suo lavoro, il senso di una storia, incontrarlo fu fantastico. Oltre l’artista conobbi l’uomo, una grande personalità, un grande intelletto, vedeva i fumetti come una forma artistica nobile, non solo prodotti per ragazzini. Lo conobbi che era prossimo alla pensione, aveva più volte cambiato il suo stile artistico col passare del tempo, mi insegnò il senso dell’etica, non solo la lealtà verso l’azienda che ti pubblica, ma come abbinare la passione e difendere la correttezza intellettuale verso i lettori, è stato senz’altro la fonte più profonda da cui ho attinto”.
Frank Miller: il processo creativo alle origini del suo lavoro
Nel documentario dice che dietro ogni finestra c’è una storia, per lei che è un artista cinematografico, come funziona il processo creativo?
“Osservo qualcosa per strada o un episodio della vita, creo storie senza rendermene conto, le storie si presentano da sole, davanti a me ne passano a centinaia, raccontare storie è la mia funzione, il motivo della mia esistenza”.
Fin dalle sue origini incontriamo Leonida, ma quella delle Termopili è in fondo la storia di una sconfitta, di una lotta impari contro un grande impero, con un grande potenziale mitologico. I fumetti sono il corrispettivo odierno della mitologia?
“Si (applausi), mi piace ragionare in termini di storyteller, discendiamo da uomini delle caverne che raccontavano, mentendo, di una grande caccia. Ogni storia narrata è un atto creativo, un giornalista, un regista, un romanziere, compiono atti creativi”.
(work in progress)
Daniele Battistoni
23/10/2021