Un conto alla rovescia prima di diventare adulti
“Tick, Tick… Boom” (disponibile su Netflix) è l’adattamento cinematografico dell’omonimo musical di Jonathan Larson, una storia autobiografica in cui il compositore racconta, direttamente al pubblico in alcuni momenti di rottura della quarta parete, di quel periodo della propria vita in cui il riconoscimento e il successo ormai sembrano tardare ad arrivare.
Questo pone il giovane protagonista davanti all’eterno dilemma: insistere a coltivare la propria passione e il proprio talento sperando che un giorno finalmente si trasformino in una carriera, oppure rassegnarsi e trovare un “lavoro vero”, che gli dia quella stabilità che una volta spente trenta candeline viene considerata un passaggio necessario per potersi considerare davvero adulti?
Ad interpretare il protagonista è Andrew Garfield, che per questo ruolo ha da poco ricevuto il Golden Globe grazie a un’ottima prova sia attoriale che musicale, in cui anche nelle canzoni più allegre che ironizzano sulla propria precarietà e difficoltà economiche con espressioni eccentriche e galvanizzate, si percepisce una malinconia di fondo che cerca di esorcizzare.
John inventa canzoni su tutto, dallo zucchero ai brunch, un supplizio a cui è costretto ogni domenica alla tavola calda in cui lavora come cameriere per mantenersi. Eppure non riesce a scrivere l’unica composizione davvero importante, quella che gli serve per completare finalmente il suo musical, che verrà presentato qualche giorno prima del suo trentesimo compleanno.
“Stop the clock, take time out”
Come si intuisce dal titolo il tema centrale del film è il tempo. Manca poco a un evento a cui il protagonista ha lavorato per anni e in cui ripone le ultime speranze per cambiare il corso della sua storia. Un’ansia e un’attesa che si scontrano con una vita che nel frattempo va avanti.
La fidanzata ha deciso di accettare un’opportunità lavorativa e gli chiede se vuole andare con lui, mentre il suo più caro amico ha abbondonato il mondo dell’arte per costruirsi una carriera più redditizia nel settore pubblicitario. Altri giovani, inoltre, devono confrontarsi con una paura ancora maggiore, l’AIDS, che rischia di privarli anche di quel futuro tanto incerto. Il protagonista però li trascura, mettendo in pausa tutto, e tutti, e rinviando ogni cosa a dopo la presentazione del suo musical. Non è detto però che quelle persone saranno ancora lì ad aspettarlo, perché anche per loro la vita scorre e hanno decisioni da prendere.
Per John tutto ruota intorno al workshop che sta organizzando, facendosi anche trasportare da quell’egocentrismo tipico di alcuni artisti, per i quali la propria arte occupa il primo posto, e che di conseguenza a volte trasformano la gente che li circonda in personaggi dello show che stanno costruendo, “rubando” le loro emozioni per inserirle nello spettacolo, e rischiando così di perdere tutto.
Crescere non significa trovare le risposte, ma continuare a farsi domande
“Tick, Tick… Boom!” riesce a dar voce attraverso le canzoni alle emozioni e preoccupazioni dei ragazzi tra i venticinque e i trent’anni, muovendosi in quel precario equilibrio tra ilarità e tristezza. A prescindere dal fatto che la storia sia ambientata nel 1990, il topos dell’artista squattrinato che prova ad emergere dall’anonimato e non può fare a meno di confrontarsi con ciò che altri musicisti avevano già fatto alla sua età, sentendo di essere rimasto indietro rispetto a loro, in ritardo su una presunta tabella di marcia, rappresenta le paure di una generazione sopraffatta da dubbi e incertezze che sembrano insormontabili, e si pone costantemente delle domande.
Si teme il ticchettio del tempo che passa, di un grande giorno che si avvicina, dei temuti trent’anni anni. Periodo in cui sembra di dover fare un bilancio, su quello che abbiamo fatto, su quello che non siamo riusciti a realizzare, misurando la distanza che separa i nostri sogni dalla realtà. Forse però, il motivo per cui John non riesce a trovare le note e le parole per la canzone centrale del suo musical è perché non è detto che arrivati a un determinato punto della nostra vita si debbano avere certe risposte.
Maria Concetta Fontana