Peter Robbins, l’ex attore bambino che ha doppiato Charlie Brown negli anni ’60, è morto a 65 anni. Robbins è apparso anche in diversi programmi TV e film dal vivo, prima di ritirarsi dalla recitazione da adolescente.
Peter Robbins, un interprete bambino
Peter Robbins, meglio conosciuto come la voce originale di Charlie Brown negli speciali animati “Peanuts” degli anni ’60, è morto la scorsa settimana. L’annuncio è stato dato dalla sua famiglia, che ha dichiarato che l’interprete sessantacinquenne si è tolto la vita.
Robbins, nato il 10 agosto del 1956 a Los Angeles, ha iniziato a recitare a 7 anni, e ha doppiato per la prima volta Charlie Brown in “A Boy Named Charlie Brown” nel 1963. Successivamente l’attore ha dato voce al personaggio di “Peanuts” nei successivi classici animati “A Charlie Brown Christmas” (1965), “Charlie Brown’s All Stars!” e “It’s the Great Pumpkin, Charlie Brown” (entrambi del 1966), “You’re in Love, Charlie Brown” (1967), “He’s Your Dog, Charlie Brown” (1968) e “It Was a Short Summer, Charlie Marrone” (1969). La sua ultima apparizione come voce di Charlie Brown risale al film d’animazione di successo del 1969 “A Boy Named Charlie Brown”.
Robbins è apparso anche in vari programmi TV live action dell’epoca, inclusi episodi di “The Munsters”, “F-Troop” e “The FBI”. Per quel che concerne i film ricordiamo la pellicola “Moment to Moment” del 1966.
Il suo ultimo ruolo di attore è arrivato quando aveva 16 anni, in un episodio del 1972 di “I miei tre figli“. Si è ritirato dalla recitazione e alla fine ha intrapreso una carriera nel settore immobiliare e radiofonico.
I problemi di salute
Robbins ha avuto non pochi problemi di salute mentale, affermando sotto giuramento di soffrire di disturbo bipolare e schizofrenia. Ha anche combattuto la dipendenza e problemi legali per tutta la vita. È stato condannato a un anno di prigione nel 2013 per aver minacciato e perseguitato, scontando la sua pena in un centro di trattamento delle dipendenze. Nel 2015 è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per aver inviato lettere minatorie. È stato rilasciato sulla parola nel 2019.
Dopo il suo rilascio dalla prigione, ha detto a Fox 5 a San Diego: “Consiglierei a chiunque abbia il disturbo bipolare di prenderlo sul serio perché la tua vita può cambiare nell’arco di un mese, come è successo a me. Sono uscito di prigione e sono una persona migliore per questo. Sono molto più umile e grato di aver vissuto l’esperienza.
Roberta Rosella
26/01/2022