Il ritorno di Zemeckis in un film provocatorio tra verità e spettacolo
Regia: Robert Zemeckis – Cast: Denzel Washington, Kelly Reilly, Don Cheadle, Bruce Greenwood, John Goodman – Genere: Drammatico, colore, 134 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 24 gennaio 2013.
In un mattino di metà autunno, il pilota Whip Whitaker si appresta a compiere uno dei suoi soliti voli di routine da Orlando a Atlanta. L’aereo si imbatte fin da subito in una turbolenza ma Whip riesce con tranquillità a portarlo verso il sereno. Inaspettatamente, però, una serie di guasti meccanici portano l’aereo a precipitare. Il pilota con un colpo incredibile e ingegnoso, riesce a effettuare un’abile manovra che salverà la vita a tutti i passeggeri meno che a sei persone. Per i suo miracoloso atterraggio i media acclamano Whip come eroe ma l’indagine sui motivi dei guasti porterà alla luce una verità diversa.
Con “Flight”, dopo tre film d’animazione, Robert Zemeckis torna al live action, genere dal quale mancava dal 2000, anno in cui uscirono “Cast Away” e “Le verità nascoste”.
“Flight” parte con tutti gli elementi del film d’azione su un disastro aereo. Il regista sfodera fin da subito le sue abilità creando un forte coinvolgimento dello spettatore che segue con trepidazione la scena della graduale perdita di controllo con conseguente avaria dell’aereo. Fin qui, comunque, la pellicola non sembra mostrare elementi di novità, un disastro aereo e un atterraggio ai limiti del reale. Ma è proprio dopo questo intenso inizio carico d’azione che il film rallenta di colpo e svela la sua vera natura. In realtà quello dell’incidente ad alta quota è solo un pretesto per arrivare ad addentrarsi nella vera anima del film: il percorso autodistruttivo del personaggio interpretato da Denzel Washington.
“Flight” è infatti la storia di un uomo, prima che un pilota, che nonostante compia un gesto eroico riuscendo a salvare molte vite, di eroico nella sua vita ha davvero poco. Con una lentezza necessaria, anche se a tratti troppo percepibile, il film prende un percorso inusuale verso l’avvincente analisi emotiva, caratteristica costante dei film di Zemeckis, di un uomo che non riesce a accettare e quindi a sconfiggere i suoi demoni e le sue dipendenze.
Lo spettatore però prende forse troppo anticipatamente coscienza della direzione verso la quale la storia sembra condurlo e di quale sarà la via che porterà il protagonista verso una sua salvezza. Questa sensazione trova infatti conferma nel finale, che, purtroppo, arriva come una stonatura ad una pellicola che avrebbe certamente potuto regalare qualche profondità e originalità in più invece di perdersi in un epilogo classico e dal sapore poco realistico.
Di certo “Flight” non avrebbe comunque ottenuto un discreto risultato se non avesse dalla sua la regia attenta e decisa di Zemeckis, accompagnato dal fedele direttore della fotografia Don Burgess, e la magistrale interpretazione di Denzel Washington, attore dall’ormai affidabile talento. Interessante anche il personaggio di John Goodman, che con la sua presenza sullo schermo, sapientemente accompagnata dalle musiche di noti gruppi rock, riesce a dare qualche sorriso a una pellicola altrimenti troppo monocolore, e l’interpretazione di Kelly Really, in un ruolo difficile ma sicuramente ben riuscito grazie alla perfetta miscela di forza e fragilità del suo personaggio.
In sostanza “Flight” è un film che vale la pena vedere, magari non prima di un viaggio in aereo, poiché offre uno spaccato di una vita non facile in maniera toccante che avrà sicuramente l’effetto di suscitare qualche riflessione, sebbene ceda al finale prevedibile e a qualche insistenza di troppo.
Miriam Reale