Biografia
Jacques Rivette è stato un regista francese molto apprezzato, parte del movimento cinematografico Nouvelle Vague, incentrato sul realismo assoluto per cui i film girati secondo questi ideali erano non solo nel risultato, ma anche nella realizzazione, il più fedeli possibile allo stato di decadenza reale della civiltà.
Jacques Rivette, lo sguardo sperimentale
(Rouen, 1 marzo 1928 – Parigi, 29 gennaio 2016)
Jacques Rivette nasce a Rouen il 1 Marzo 1928 e fin da giovane frequenta i migliori club di cinema, dove ha l’opportunità di conoscere i futuri grandi registi francesi dell’epoca. Dopo un inizio come critico cinematografico decide di mettersi alla prova sul campo e diventa aiuto montatore, per poi passare a fare l’aiuto regista e infine regista lui stesso.
Jacques Rivette fa parte dei Cahiers du Cinéma, il gruppo di registi di spicco della Nouvelle Vague, tra i quali occupa la posizione di ‘sperimentatore‘. Se Truffaut è il regista che assicura la continuità tra il cinema della Nouvelle Vague e il cinema classico, se Godard è il teorico che più procede sul cinema come decostruzione linguistica, Rivette, rispetto agli altri cineasti del gruppo, è quello che più si concentra sul cinema come processo. Il punto di partenza è Rossellini, vale a dire l’attenzione che Rossellini riserva al momento della ripresa rispetto a quello del trattamento e della sceneggiatura. Dunque il set è il luogo dell’alea, dell’imprevisto che si materializza davanti agli occhi del regista, costringendolo a ripensare continuamente il linguaggio della macchina da presa in funzione di quanto si manifesta e non di quanto progettato. Non è un caso che Rivette più di altri autori sia interessato al lavoro degli attori.
L’attenzione al caso che si riproduce sul set non sta a significare che Rivette sottovaluti la razionalità della messa in scena o che addirittura prescinda da qualsiasi razionalità della messa in scena stessa. Anzi più volte si è sottolineato come Rivette sia un direttore d’attori molto esigente, ma il lavoro sul set, nella sua meticolosità è sempre devoluto all’attenzione per il particolare, per quel qualcosa di inatteso che dall’improvvisazione attoriale e registica porta il film a una continua rideterminazione.
È impossibile prescindere dal Rivette teorico e critico per comprendere il Rivette regista. Per Rivette i registi chiave della sua formazione sono: Hawks, Rossellini e Renoir e dietro loro Feuillade. Di quest’ultimo, come di Renoir e Rossellini, apprezza la tensione che si stabilisce tra messa in scena e attore, quindi tra narrazione propriamente detta e scansione temporale delle riprese, a sua volta narrazione del processo filmico che il regista si incarica di rendere evidente. Per Rivette, come per Godard, il piano dei contenuti si intreccia indissolubilmente con il piano del linguaggio cinematografico come si prospetta al momento delle riprese.
Jacques Rivette: un modo di lavorare unico
Nel mediometraggio “Le coup du berger” (1956), storia di una burla giocata da un marito a sua moglie e all’amante di lei, è di minima importanza la narrazione della beffa. Quel che conta sono i quadri separati delle singole scene. La messa in scena appare molto interessata all’interazione tra i singoli personaggi, giocata sempre con una tensione psicologica che implica una sostanziale estraneità emotiva tra essi. La scena nella quale si muovono i personaggi rivettiani, pur essendo quella di una Parigi assolutamente realistica, è costruita come una quinta teatrale, a sottolineare la natura di gioco freddo che si istituisce tra i personaggi, ma anche a definire questa teatralità come riferimento metacinematografico. Nel momento in cui Rivette inquadra riflette anche su come il cinema si struttura. Di qui l’economia assolutamente funzionale dei movimenti di macchina. Questa tendenza si precisa meglio nel primo vero lungometraggio di Rivette: “Paris nous appartient” (1960).
Il film si struttura tutto attorno a una sorta di dualità tra principio di realtà e volontà anarcoide della protagonista Anne. Due sono le trame sulle quali si organizza l’intreccio: un fantomatico complotto politico riguardo l’omicidio di un musicista, Juan; e la messa in scena del “Pericle” di Shakespeare, entrambe aventi per protagonista la giovane attrice Anne. Da un lato Rivette mima la messa in scena del potere, dall’altro attraverso l’espediente del teatro nel cinema, arriva a definire una concezione dell’arte intesa come libera disposizione. La protagonista del film è l’emblema di questo anelito di libertà dimostrato anche dal fatto che la macchina da presa ne sposa lo sguardo in soggettiva durante i suoi vagabondaggi per Parigi. Il film ruota attorno al desiderio di vedere della protagonista che fa tutt’uno con il suo desiderio di recitare nella piece teatrale. La recitazione è un modo della ridefinizione del soggetto.
La focalizzazione sul desiderio femminile diventa una costante del cinema di Rivette. Sia in “Suzanna Simonin, la religiosa” (1966) tratto da Diderot, sia in “Céline e Julie vanno in barca” (1974) e nel dittico “Giovanna d’Arco” (1994) il cinema di Rivette rimane sostanzialmente fedele ai suoi enunciati di base. Teatralità, messa in scena che rispetta la profondità di campo ed evita gli eccessivi stacchi di montaggio. Funzionalità dei pochi piani sequenza, attenzione alla verità del set, mai disgiunta però dalla sua intima teatralità, come è evidente in uno dei suoi più alti raggiungimenti dell’ultima fase della sua carriera “Chi lo sa?” (2001).
Dopo anni di lavorazione, arriva nel 2003 “Storia di Marie e Julien”, che chiude idealmente la quadrilogia iniziata da “Céline e Julie vanno in barca” negli anni ’70. Il regista si ispira poi a un romanzi di Balzac per la pellicola “La duchessa di Langeais” (2006), la storia della scomparsa della duchessa e del generale che per amore riesce a ritrovarla. Nel 2009 dirige poi “Questione di punti di vista”, ricorrendo alla strana accoppiata Jane Birkin – Sergio Castellitto.
Malato di Alzheimer, Jacques Rivette muore a causa di complicazioni legate alla malattia il 29 gennaio 2016, ricevendo elogi per la sua carriera da numerosi colleghi artisti, fra cui anche Martin Scorsese.
Tiziano Filipponi
Filmografia
Jacques Rivette Filmografia – Cinema
- Paris nous appartient (1958)
- Susanna Simonin, la religiosa (1966)
- L’Amour fou (1968)
- Out 1 (1971)
- Out 1: Spectre, versione corta di Out 1: Noli me tangere (1972)
- Céline e Julie vanno in barca (1974)
- Duelle (1976)
- Noroît (1976)
- Merry-Go-Round (1978)
- Le Pont du Nord (1981)
- L’amore in pezzi (1984)
- Hurlevent (1986)
- Una recita a quattro (1988)
- La bella scontrosa (1991)
- Divertimento, versione corta di La Belle Noiseuse (1993)
- Giovanna d’Arco – Parte I: Le battaglie (1994)
- Giovanna d’Arco – Parte II: Le prigioni (1994)
- Alto basso fragile (1995)
- Une aventure de Ninon, episodio del film Lumière et compagnie (1995)
- Secret défense (1997)
- Chi lo sa? (2001)
- Storia di Marie e Julien (2003)
- La duchessa di Langeais (2006)
- Questione di punti di vista (2009)
- Jacques Rivette Filmografia – Cortometraggi
Jacques Rivette Filmografia – Cortometraggi
- Aux quatre coins (1950)
- Le Quadrille (1950)
- Le Divertissemen (1952)
- Le coup du berger (1956)
- Paris s’en va (1982)