Quentin Tarantino è un regista affermato, famoso soprattutto per le innumerevole quantità di citazioni che inserisce nei suoi lavori. Noi vogliamo addentrarci oggi, in quelle più sconosciute. Così, al vostro prossimo appuntamento, saprete di cosa parlare senza fare figuracce.
Tarantino: una personalità eccentrica notevolmente influenzabile
È più facile elencare i film che non hanno influenzato Quentin Tarantino di quelli che lo hanno fatto. Il regista è sicuramente una personalità eccentrica dall’animo piuttosto volubile. Infatti, come i suoi fan hanno potuto notare, sembra non stancarsi mai di sottolineare tutti i film a cui fa riferimento, a cui rende omaggio, o che semplicemente lo hanno ispirato.
Le citazioni di Tarantino in “Kill Bill Vol. 1 e 2”
Con l’uscita di “Kill Bill”, Quentin Tarantino s’è aggiudicato un posto nel cuore di molti. Nelle due pellicole interpretate da Uma Thurman il vizio di “prendere in prestito” che caratterizza il regista ha raggiunto proporzioni senza precedenti.
Le due parti del film, dopo un’attenta analisi, si scoprono per ciò che sono: una lunghissima e variegata citazione. Il film, parte 1 e 2, è realizzato quasi interamente da elementi di altri lungometraggi. Coerentemente ai gusti del resista (piuttosto raffinati), ne esce fuori ciò che principalmente Tarantino definisce come “Cinema del Grindhouse“.
Per chi non lo sapesse, con “Grindhouse” si definisce un termine generico per i cheap movies che sono stati distribuiti nei cinema statunitensi a buon mercato intorno agli anni ’70. Parliamo di film sulle arti marziali cinesi, sui samurai giapponesi, di blaxploitation e – ovviamente – spaghetti western.
Nel dettaglio
Non basterebbe il più nerd dei cinefili per classificare tutto ciò che Tarantino sceglie di inserire nei suoi lavori, né tantomeno per spiegare i dettagli esatti di ciò a cui si fa riferimento, quando, o come.
Esiste uno spiraglio di salvezza per i più curiosi. Si tratta di un sito fan-made (creato da più persone che contribuiscono ognuna a suo modo) incentrato proprio sul regista: Quentin Tarantino Archives. Il sito identifica al momento circa 80 film solo per ciò che ha ispirato “Kill Bill”. Si parte da Marnie del celeberrimo Alfred Hitchcock – per quel che riguarda ad esempio la stessa scena dell’infermiera che cammina lungo il corridoio – al gusto dell’horror retro giapponese di pellicole sconosciute ai più. Il cielo arancione del tramonto nella scena dell’aereo è infatti una citazione del film “Goke: Bodysnatcher From Hell di Hajime Sato”, del quale cerca di riprendere soprattutto il mood. Ma perchè si è deciso di parlare di Mood?
Cos’è una Moodboard
Prima di continuare è necessaria una piccola partentesi sul perchè si parla di mood del film, nel citare delle pellicole che hanno influenzato Quentin Tarantino. Nell’ambito della produzione artistica la Moodboard altro non è che una serie di immagini: fotogrammi di film, poster, opere d’arte, quadri e molto altro. Non devono essere coerenti dal punto di vista della narrazione, ma dare una sensazione specifica a chi le osserva. Le immagini vengono unite tra di loro come in un collage che serve ai creativi per poter visualizzare in un formato visivo un determinato progetto e i concept ad esso correlati.
Nelle pellicole di Tarantino la Moodboard è un gigantesco mosaico di lavori sconosciuti ai più, ai quali in un certo senso il regista ha dato la possibilità di essere fruiti anche dal grande pubblico.
Ancora su Kill Bill
Quattro film chiave per ricomporre i frammenti dei due “Kill Bill” sono dei rivelatori della personalità del regista, e ci danno informazioni sul mood che vuole dare ad ogni sua opera. Innanzitutto, un fatto curioso: tutti furono realizzati tra il 1972 e il 1974, e uno solo è un film americano. Iniziamo da quest’ultimo. “The Doll Squad” è un film kitsch e low budget che privilegia la parte visiva\sensoriale (come ad esempio i costumi, le scenografie e la colonna sonora) rispetto al rigore drammatico e ai tecnicismi. È stato diretto dal prolifico Ted V Mikels. Costui ha in seguito ha affermato che la serie TV “Charlie’s Angels” è stata direttamente influenzata dalla sua visione di agenti donne dalle sensualità voluttuose, altrettanto esperte nel combattimento come nella seduzione. Il riferimento alla “Doll Squad” è evidente. Il film, inoltre, strizza l’occhio ai thriller di spionaggio come i film di James Bond e le opere di Russ Meyer. Modello ovvio per il team di agenti femminili di “Kill Bill”, confluendo nello splendore del Deadly Viper Assassination Squad.
Sui tre film “stranieri”
Più interessanti di per sé sono i tre film stranieri: due film giapponesi e uno svedese. Per il Giappone si tratta di “Lady Snowblood” e “Female Convict Scorpion: Jailhouse 41”, per la Svezia parliamo del thriller “En Grym Film”.
Tutti e tre i film hanno come tema centrale lo stesso di “Kill Bill”: delle donne ferite in cerca di vendetta.
“Lady Snowblood” è una spadaccina del 19° secolo che insegue gli uomini che hanno ucciso il marito di sua madre. Il film è praticamente un modello narrativo sul quale il regista s’è basato per l’intero “Kill Bill Vol 1“, fino all’idea della lotta scenica e sanguinosa durante una festa in maschera. “Female Convict Scorpion: Jailhouse 41”, invece, parla di una detenuta fuggita che spara al crudele guardiano che l’ha rinchiusa.
Il Thriller che colpisce più duramente però (così crudo da essere stato bandito in Svezia) è “En Grym”. La pellicola è incentrata su una ragazza innocente che viene trasformata in una schiava sessuale mutilata dai suoi rapitori, che per soggiogarla la rendono dipendente dall’eroina. Tarantino in particolare usò questi elementi per l’estetica di Daryl Hannah: la benda sull’occhio del suo personaggio è un tributo all’eroina del thriller svedese.
Per cosa il merito di Tarantino è inestimabile
Sulla base di queste citazioni (che sono soltanto una parte) potrebbe venir spontaneo ripensare a Tarantino come ad un cineasta non originale, che ruba da film che nessun altro probabilmente vedrà e li fa suoi. Ma sarebbe quantomeno ingenuo credere che una pellicola sia solo la somma delle sue ispirazioni. Oltretutto, è evidente a tutti che Tarantino non è la prima persona a fare un film senza formulare un linguaggio cinematografico totalmente da zero, con solamente materiale nuovo di zecca. Gli stessi produttori di “Matrix”, ad esempio, hanno estratto aree simili del cinema d’azione asiatico, della sua sottocultura cyberpunk (citiamo “Testuo” senza troppo dilungarsi) ma lo hanno nascosto sotto una patina di sfarzo hollywoodiano. Tarantino invece lascia in superficie i suoi riferimenti perché tutti possano usufruirne. O anche elencarli ossessivamente e inserirli in un sito fan-made, per i più appassionati.
A questo proposito, Tarantino potrebbe svolgere una funzione preziosa: riportare i film altrimenti marginali, nel gusto più mainstream. Il remake del film sugli zombi “Dawn of the Dead” ha spaccato il botteghino negli USA, dato sulla base del quale alcuni hanno sostenuto che il cinema “cult” è il nuovo mainstream. Ma quanti di noi avrebbero conosciuto film come quelli citati nelle pellicole Tarantiniane, senza il contributo dello stesso Quentin?
Tarantino e i Classici: Pulp Fiction
Sappiamo che Tarantino ama i B-Movies e il genere exploitation. Ma la lista dei cineasti che Tarantino ha voluto ricordare attraverso la costruzione di un’inquadratura o nelle semplici azioni dei personaggi in scena è variegata e molteplice: si pensi ad esempio al twist di Uma Thurman e John Travolta in “Pulp Fiction” che riesce con una freschezza del tutto nuova ad omaggiare 8½ di Fellini.
A questo possiamo aggiungere una citazione letteraria per una scena che coinvolge Vincent Vega, protagonista di “Pulp Fiction” interpretato da John Travolta. Quando Vincent va in bagno legge e sfoglia una copia di Modesty Blaise di Peter O’Donnel. Si tratta del fumetto che ha per protagonista una giovane donna addestrata al crimine. Quindi sono già presenti i temi che saranno preponderanti in “Kill Bill”.
The Hateful Eight
L’autore s’è sbizzarrito poi in “The Hateful Eight“. Oltre alle inevitabili citazioni de “I magnifici sette” e “Il buono, il brutto e il cattivo” ci sono altri riferimenti che solo pochi esperti possono cogliere. Come, per esempio, quello tratto da “L’ultima casa a sinistra”, di cui Tarantino riprende sia la musica con il brano “Now You’re All Alone” ma anche il colpo di pistola che conclude le scene di entrambi i film. Inoltre, restando in tema “classici“, il film ricorda molto la struttura dei gialli di Agatha Christie, per la capacità di creare tensione intorno alla ricerca del colpevole dell’omicidio. Tarantino confermerà poi questa teoria. In particolare, ci sono riferimenti al romanzo più famoso della Christie: “Dieci piccoli indiani”. Si riprende il topos del gruppo di persone chiuso in una casa, un assassino tra di loro. Piano piano, non ne rimane più nessuno in vita.
I suoi film sono un misto di classici e opere di nicchia, che vanno dalla letteratura al cinema, e non solo.
In certo senso, si strizza anche l’occhio al concept de “La Casa” di Sam Raimi. Tarantino ci mostra cosa accade quando una combriccola di bugiardi sono costretti a condividere la stessa stanza e gli vengono date delle armi: il risultato è una carneficina, con un sottofondo d’insegnamento morale (forse!).
Curiosa, inoltre, la scelta del 70 mm, già utilizzata ai tempi nei grandi classici quali “Ben Hur” e dimenticata per la bellezza di circa cinquant’anni. Grazie a questa particolare e piuttosto costosa pellicola l’immagine ha un miglioramento pari a sei volte quella di una più comune 35mm. Purtroppo questo formato in Italia è stato reso disponibile solo in pochissime sale.
Le iene
Il nome stesso del film è una citazione. Si dice che il giovane Tarantino, apprezzando molto la pellicola francese di Louis Malle, “Au Revoir Les Enfants!”, tendesse a parlarne ossessivamente e storpiarne una parte del titolo – in, appunto “Reservoir”. Il suo capo di allora (ai tempi lavorava in una cineteca) era stufo di sentirlo citare il film e gli disse: “I don’t want to see no reservoir dogs!“.
Da questa frase deriva il titolo originale de “Le iene”: ovvero Reservoir Dogs. La fantasia del regista ha poi completato il processo con un’altra distorsione e un’altra citazione. Si dice che l’appellativo usato da Tarantino per la pellicola di Malle sia poi stato fuso con un’altra pellicola da lui particolarmente apprezzata, cioè “Cane di paglia” di Sam Peckinpah (“Straw Dogs” in originale). Che sia una storia romanzata, non possiamo saperlo.
Certo è però che anche qui, il film ha dei rimandi cinematografici forti. Nel caso specifico de “Le Iene” molti hanno addirittura accusato Quentin Tarantino di aver copiato il film “City on Fire” di Ringo Lam.
City on fire: un caposaldo del cinema di Honk Kong
In effetti i parallelismi sono lampanti: sia per alcune scene de “Le iene” (il triello, la tortura), sia anche per alcuni risvolti della trama. Infatti si parla in ambo i casi di una rapina fallita. Sicuramente troviamo anche sequenze simili: il mexican standoff finale e lo sparo di Ko Chow a un suo collega sono due esempi.
Il regista americano ha preso chiaramente spunto dal film, rendendolo peculiare e personale. Come farà in seguito con “La sposa in nero” di François Truffaut per “Kill Bill”: rielaborando qualcosa che l’ha colpito, facendolo suo e trasformandolo in qualcosa di nuovo e autonomo. Il senso delle “citazioni” Tarantiniane è questo: catturare un mood, anche con topoi paralleli nella narrazione, traendone fuori pellicole che poi si rivelano essere completamente diverse dall’originale. Lo stesso Tarantino ha chiuso a suo modo il caso, citando un altro artista controverso come Pablo Picasso:
I bravi artisti copiano, i grandi rubano.
Piccole curiosità sulle pellicole di Tarantino
Una curiosità riguardo un film meno conosciuto di Tarantino: “Jackie Brown“. Si tratta dell’unico film di Tarantino tratto esplicitamente da un libro. Il romanzo in questione è “Punch al rum”, ed è stato scritto da uno degli scrittori preferiti del regista, Elmore Leonard. La curiosità però è che egli è anche autore del libro “Scambio a sorpresa”, libro che Quentin rubò all’età di quindici anni. Una parte del film “Jackie Brown” infatti, è ambientata proprio nel centro commerciale in cui il regista rubò il libro, ossia il Del Amo Fashion Center.
La rivisitazione di film come “Django” (omaggio al celebre classico del western, l’omonimo film di Corbucci) e “The Hateful Eight” è ovviamente molto debitrice allo spaghetti western all’italiana, specialmente (ma questo è noto già ai più) ai film di Sergio Leone.
Ma concentriamoci sulle citazioni più originali, e sui motivi che spingono Tarantino a modellare questo caleidoscopico collage, che va dal Grande Cinema ai B-Movies.
Dai classici al Grindhouse: perchè?
Tarantino ha fondamentalmente lavorato per mettere in luce i suoi film preferiti che considerava ingiustamente sottovalutati, o dimenticati. Su sua richiesta, lo studio di Hollywood Miramax ha formato la Rolling Thunder Pictures, che era ormai defunta, per distribuire e rilasciare dei film particolari come “Chungking Express” e “Sonatine” di Takeshi Kitano, un maestro cineasta che – in effetti – non è conosciuto come meriterebbe.
Da dove nasce l’amore di Tarantino per queste pellicole?
Quentin Tarantino racconta di sé giovane ossessionato dal cinema, che veniva portato dalla madre a vedere le prime pellicole e che ha iniziato una sempre più profonda ricerca in questo ambito. Ma c’è di più. Da ciò che possiamo vedere noi, come spettatori delle sue pellicole, Tarantino trova in questi film low budget una freschezza visiva e un’immediatezza che i grandi classici non possiedono, i quali però hanno una solita struttura drammaturgica e un grande spessore narrativo. La mission di Tarantino sembra quindi essere chiara: unire il meglio degli estremi, creando qualcosa di…. ancora più estremo!
E a noi, sinceramente, non può che piacere così.
Maria Paola Pizzonia
05/04/2022