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Californie: un film poetico in cui la finzione sposa il reale

Con “Californie” Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman si riallacciano per una manciata di immagini al mondo in cui hanno costruito “Butterfly”, il loro docufilm di successo su Irma Testa, interpretato dalla stessa pugile, per poi distaccarsene velocemente, dando vita ad un racconto unico, cucito addosso alla sua protagonista. Girato nell’arco di cinque anni il film ha vinto l’Europa Cinemas Label e il premio BNL per la miglior sceneggiatura alle Giornate degli Autori 2021.

Californie: un film girato seguendo la crescita della sua protagonista

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I due registi, durante le riprese di “Butterfly” rimangono stregati dallo sguardo attento e vispo di una bambina di nove anni, Kadhija, che frequenta la stessa palestra di avviamento al pugilato di Irma. Col consenso della famiglia decidono di scrivere una storia di finzione che segua le vicende di una bambina, Jamila, che passa dall’infanzia all’adolescenza, con tutti quei tormenti propri di questo periodo. La coppia di cineasti decide così di girare un film che non si discosti troppo dal registro documentaristico che prediligono, dando al girato un respiro di cinque anni. Anni in cui la protagonista cresce, e seppur la storia di Kadhija non sia quella di Jamila, in qualche modo lo sviluppo fisico ed motivo appartiene ad entrambe. Cassigoli e Kauffman sono affiancati nella scrittura da Vanessa Picciarelli.

E’ un venire al mondo difficile quello di Jamila, sballottata dal Marocco a Torre Annunziata, dal quale inizialmente vuole andar via, per poi ritrovarsi ‘a casa’ e non voler più tornare indietro. Attorno una realtà con la quale inizialmente non vuole integrarsi e le complesse vicende familiari in cui la ragazzina spesso interferisce in maniera negativa. Genitori disposti a ogni sacrificio per i figli, in una realtà d’immigrazione in cui nessuno regala niente. Difficile per la bambina anche il rapporto con la scuola, alla quale sente di non appartenere, affascinata dal piccolo mondo di una parrucchiera che le permette di guadagnare qualcosa. Un negozio dove trova il suo ‘piccolo posto al sole’ tra i complimenti delle clienti e la fiducia che ripone in lei la titolare.

La solitudine come corazza impermeabile al mondo

E’ un racconto di formazione in cui ci si affaccia alla vita senza grandi sogni, in un ambiente in cui sembra normale pensare che a Firenze non si parli Italiano e che spostarsi a Cosenza possa sembrare quasi espatriare. Un mondo in cui lo sfruttamento minorile sembra quasi un bene, rispetto a vedere i ragazzini gironzolare per strada senza uno scopo. Perché, come dice una delle clienti della parrucchiera: “In vent’anni di ‘Don Matteo’ nessuno di è fatto prete, ma in pochi anni di Gomorra son diventati tutti camorristi”.

“Californie” è un film ben costruito, che punta sulla concretezza, con movimenti di macchina che sembrano inseguire costantemente la sua protagonista. Una superba fotografia incornicia le vicende, cui Torre Annunziata fa da sfondo silente. Bravi tutti gli interpreti a dare vita a questa giostra di emozioni in un’altalena di sentimenti e paure, in cui basta una battuta per svelare tutto un mondo. E’ la storia di una solitudine vissuta come un trofeo. Rattrista il pensiero di un’infanzia senza veri sogni, in cui lavorare per pochi spicci sembri una gran cosa e la fatica fisica sembri più gratificante di quella sui libri.

Maria Grazia Bosu

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