Recensione
Quel che conta è il pensiero: l’opera prima di Luca Zambianchi
Porta la firma di un giovane regista bolognese “Quel che conta è il pensiero”, omaggio dichiarato al primo Nanni Moretto/aka Michele Apicella di “Io sono un autarchico” e “Ecce Bombo”: Ne è protagonista Giovanni, studente universitario bolognese di medicina molto in ritardo con gli esami, con mille manie e la passione per il teatro. Lui, piuttosto che studiare per i suoi esami, usa le sue giornate per provare lo spettacolo “La lavanderia di Freud” e fare logorroiche discussioni di autocoscienza con il suo coinquilino Michele, fuori corso di giurisprudenza. Entrambi cercano un inquilino/a che possa prendere la stanza lasciata vuota da uno partito per l’Erasmus.
Una trama esile, se così si può definire, è alla base di un ritratto dei giovani del 2020 che neanche cercano più la loro strada. Il film di Luca Zambianchi, che neanche a dirlo è anche il volto di Giovanni, è improntato al morettianismo della prima ora, ma non nel senso deteriore della parola. Il regista si ispira palesemente a Michele Apicella, il personaggio di Nanni entrato nel mito.
Un film autarchico e originale
Ha avuto un notevole coraggio Zambianchi a imbarcarsi in questa impresa. Il suo primo lungometraggio ha una sua originalità nonostante la somiglianza con i film già citati sopra per lo stile povero e i dialoghi deliranti, ma quello che cambia è il retroterra culturale. La noia urbana del girare a vuoto tra incontri sentimentali mai andati a buon fine resta, come l’essere schematico del personaggio che conserva un vecchio barattolo di pepe come ricordo della ex, mollata peraltro da lui. Ma Michele/Nanni era ancora immerso nei sogni utopici del post 68, con l’autocoscienza, le femministe con gli zoccoli e lunghe gonne e forse ancora qualcosa in cui credere. Ora, nessun politico dice più, o almeno ci prova, a dire qualcosa di sinistra. Giovanni e il suo amico Michele (Michele Petrini), invece, galleggiano nel vuoto cosmico dei portici bolognesi notturni dopo feste Erasmus fumose. Mentre i loro amici si sposano, restano nel loro appartamento quasi privo di mobili cercando sempre un nuovo inquilino. In fondo Giovanni è un Apicella 2.22 che dietro la macchina da presa ha intrapreso un viaggio che si spera lo porterà lontano come il nostro Nanni, il quale piaccia o no, oramai ha un posto assicurato nella storia del cinema italiano, né più e né meno di Alberto Sordi, da lui citato in “Ecce Bombo”. Il lavoro di Zambianchi è perfetto per i più giovani ma anche per i post-sessantottini, e brilla per la messa in scena pulita e rigorosa di quel senso di inadeguatezza che appartiene a tutti noi.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Luca Zambianchi
- Cast: Luca Zambianchi, Michele Petrini, Alessandra Rontini, Matteo Celli, Enrico Zambianchi, Licia Navarrini
- Genere: Commedia
- Durata: 88 minuti
- Produzione: Italia, 2020
- Distribuzione: Trent Film
- Data di uscita: 26 maggio 2022
“Quel che conta è il pensiero” è una commedia diretta dall’esordiente Luca Zambianchi, presentata Fuori Concorso al XIX Festival del Cinema di Porretta Terme.
La pellicola ha ottenuto il premio “Passo lungo” per esordienti al 71° Italia Film FEDIC, il riconoscimento “Registi del futuro” attribuito da Sedicicorto International Film Festival e ha ricevuto una Menzione Speciale attribuita da CineOff-Festival di Cinema Indipendente.
Quel che conta è il pensiero: la trama
“Quel che conta è il pensiero” segue le vicende di Giovanni e Michele, due studenti universitari che condividono un appartamento e sono alla ricerca di un terzo coinquilino. I giovano si barcamenano tra esami rimandati, discussioni ambiziose, caffè e malinconie, consapevoli di un futuro incerto, in attesa di uno slancio che mostra le proprie falle in espressioni autoironiche. Fa da sfondo alla narrazione, l’idea di realizzare uno spettacolo teatrale capace di riassumere il pensiero dei protagonisti, in cui un gruppo di filosofi frequentano una fantomatica “Lavanderia da Sigmund”.
La produzione
Il regista bolognese Luca Zambianchi ha realizzato un film low budget, prodotto da Henry Whites Film. “Quel che conta è il pensiero” strizza l’occhio al primissimo Nanni Moretti ed è girato in 8mm.
Queste le parole del regista:
“Mi sento figlio – anzi, nipote – di quel cinema a basso costo fatto a tutti i costi, di quegli autori che si rimboccavano le maniche e che realizzavano film con pochi, buoni collaboratori facendo buon viso alla mancanza di mezzi e fondi e all’abbondanza di ostacoli e limitazioni tecniche. ‘Quel che conta è il pensiero’ è un film artigianale, realizzato con una inaudita povertà di mezzi e di fondi, e forse proprio per questo estremamente libero. Essendo il mio film d’esordio, un po’ come tutte le “prime volte” contiene tutto il vissuto e il pensato venuto prima. Nel mio caso, si parla di un’età che ho lasciato alle mie spalle da qualche anno: l’età universitaria, un’età confusa in cui più che mai sentivo e vedevo attorno a me la voglia di frenare, di ritardare l’avvento ufficiale dell’età adulta e il desiderio più o meno inconsapevole di prolungare una fase della vita in cui tutto (quasi tutto) è ancora possibile.”
Trailer