Valida trasposizione del capolavoro letterario di Tolstoj firmata Joe Wright, in cui la tradizione della storia e dell’ambientazione si fonde con l’innovazione della scenografia
Regia: Joe Wright – Cast: Keira Knightley, Michelle Dockery, Kelly MacDonald, Jude Law, Matthew MacFadyen – Genere: Drammatico, colore, 130 minuti – Produzione: Gran Bretagna 2012 – Distribuzione: Univerrsal Pictures – Data di uscita: 21 febbraio 2013.
È buona norma lasciarsi alle spalle qualsiasi aspettativa indotta dal testo d’origine quando ci si appresta a guardare una trasposizione cinematografica. Regola più che mai valida quando il libro in questione è un’epopea della mole e della profondità di “Anna Karenina” di Lev Tolstoj. Il capolavoro letterario ad opera del geniale autore russo è un romanzo di più di mille pagine in cui si raccontano la società ed i costumi russi del 1800, si descrivono nel dettaglio le tecniche di gestione di un’attività agricola, in cui ogni personaggio è scavato a fondo e si riflette sulle classi sociali, la religione, la natura umana.
Neanche a dirlo, portare al cinema un romanzo così è impensabile senza averne una visione propria che orienti delle scelte di selezione.
Ecco perché Joe Wright ha riconosciuto a priori i limiti del linguaggio cinematografico e scelto di far ruotare il suo “Anna Karenina” intorno ad un unico tema (il più facile, dobbiamo ammetterlo): l’amore.
Anna (Keira Knightley) è una bellissima donna, sposata sin dall’età di 18 anni con Aleksei Karenin (Jude Law), uomo rispettabile e dedito al lavoro, con cui ha avuto un figlio, Serëža, che adora. L’incontro con un giovane ufficiale fa nascere in lei sentimenti che nemmeno immaginava di poter provare.
Parallelamente alla passione clandestina di Anna e il conte Vronskij (Aaron Taylor-Johnson), che rappresenta il fulcro del film, troviamo, di contorno, altri due rapporti: quello tra Stiva (Matthew Macfadyen), il fratello, costantemente infedele, di Anna, con sua moglie Dolly (Kelly Macdonald); e l’amore tenero del migliore amico di Stiva, Levin (Domhnall Gleeson), per Kitty (Alicia Vikander), sorella minore di Dolly.
Va riconosciuta l’abilità mostrata da Tom Stoppard nell’essere riuscito a condensare sapientemente in 130 minuti una storia di oltre mille pagine senza far avvertire allo spettatore alcun vuoto nella successione degli eventi. La scelta è stata quella di lasciare sullo sfondo gli altri personaggi per concentrarsi su Anna.
Un’onesta interpretazione di Keira Knightley e un montaggio che alterna, o talvolta sovrappone, abilmente i pensieri di Anna con le immagini degli eventi reali permettono allo spettatore di entrare in contatto con l’animo di una donna spezzata tra il desiderio di seguire il suo cuore e la necessità di attenersi alle regole della morale comune.
Non siamo davanti ad una pellicola memorabile, ma Joe Wright con “Anna Karenina” dimostra ancora una volta, dopo “Orgoglio e Pregiudizio” ed “Espiazione”, di saper fare il suo mestiere, anche quando si mette alla prova in sfide difficili come questa. Il regista londinese sceglie di ambientare tutto il suo film in un teatro, la cui scenografia cambia spesso e velocemente, incantando lo spettatore: sicuramente una trovata originale ed affascinante.
Come sempre, meravigliosi i costumi e la colonna sonora, ottimo il casting. La performance migliore è senza dubbio quella di un Jude Law diverso dal solito, trasformato e totalmente calato nel ruolo di Aleksei Karenin.
Probabilmente di un personaggio difficile, intenso, lontano dalla maggior parte di noi, come quello di Anna Karenina, andavano spiegate più a fondo le decisioni, le motivazioni a fronte delle sue scelte. La trasposizione di Joe Wright non è di quelle che resta nel cuore, perché, nonostante l’ottima impacchettatura, i sentimenti dei personaggi non arrivano allo spettatore con l’intensità necessaria per un film che vuole ruotare tutto intorno al concetto di amore.
Corinna Spirito