January: un film per non dimenticare
Riga, Lettonia, l’alba del 13 gennaio 1991 si apre con un disperato appello alla radio. Il Fronte Popolare chiama a raccolta i cittadini per le strade per opporsi al tentativo di repressione in atto in quelle ore da parte dei famigerati Omon, i reparti antisommossa sovietici. Dal 13 al 20 gennaio semplici cittadini, operai, impiegati, casalinghe, studenti erigono decine di barricate per le strade: con camion messi di traverso, con mobili e letti presi dalle case. Con tutto il materiale che riescono a trovare, i coraggiosi cittadini di Riga mettono in pratica ogni tentativo per cercare di resistere alla repressione.
Il regista di “January”, Viesturs Kairišs, all’epoca diciannovenne, attinge ai propri ricordi personali nel rievocare quei giorni concitati attraverso gli occhi del giovane Jazis, studente di cinematografia, che si aggira per le strade riprendendo ciò che accade con la vetusta telecamera del padre.
Un racconto intenso e credibile
Vedendo “January” si ha l’impressione di trovarsi in mezzo alla scena, immagini sbiadite, telecamera a spalla, l’occhio della macchina si confonde con quello dello spettatore, che non può che guardare attonito l’imponente macchina repressiva russa. Una fotografia di livello rende tutto retrò, e sostiene una regia disinvolta che non fa sconti a chi sta oltre lo schermo. Immagini appannate, come fossero antichi ricordi, stridono con la limpida esuberanza dei giovani.
Il film è un esplicito omaggio al regista lettone Juris Podnieks, figura mitologica in Lettonia, che veramente si aggirò per le strade di Riga in quei tragici giorni, sfidando la morte a ogni passo. Oltre a essere stata malmenata, la troupe finì anche sotto il tiro dei cecchini sovietici e due membri della stessa morirono. Podniesk morì l’anno successivo durante un immersione subacquea in un lago lettone.
“January” è anche un tributo al cinema impegnato, testimone della storia, narratore della vita.
Daniele Battistoni