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Appartamento ad Atene – Recensione

Una storia che fa riscoprire il senso della famiglia e della libertà, attraversando temi agghiaccianti e cupi come quello della guerra e dell’olocausto

Regia: Ruggero Di Paola – Cast: Laura Morante, Richard Sammel, Gerasimos Skiadaressis, Vincenzo Crea, Alba De Torrebruna – Genere: Drammatico, colore, 95 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: EyeMoon Pictures – Data di uscita: 28 settembre 2012.

appartamentoadateneGlenway Wescott fu uno dei più grandi romanzieri americani degli anni ’30, il quale, sebbene avesse rivestito un ruolo di primaria importanza in quel movimento che Hemingway e Gertrude Stein chiamarono “The Lost Generation”, finì per essere apprezzato e tradotto solo successivamente.

A portare oggi sul grande schermo una delle sue opere maggiori, “Appartamento ad Atene”, si fa avanti senza i timori e le incertezze di chi al suo primo lungometraggio, il regista Ruggiero Di Paola, che, grazie alle interpretazioni del trittico Morante-Sammel-Skiadaresis, mette a segno un’opera godibile, perciò richiesta in quasi cinquanta dei festival internazionali di quest’anno.

È durante la primavera del ’42 che viene requisito ad Atene l’appartamento della famiglia Helianos per ospitare un ufficiale tedesco di nome Kalter. L’uomo-soldato sconvolge la vita della coppia di mezza età, un tempo agiata e dei figli Aleks e Leda, tra ordini, abusi e punizioni, suscitando reazioni diverse in ognuno di loro. La figlia dodicenne ne è morbosamente affascinata, sua madre (Laura Morante), animata da un ripudio primordiale per il capitano che sui figli alza a suo piacimento le mani, sembra l’unica a rimanere lucida e mentre il padre (Gerasimos Skiaderesis) non si rassegna alla possibilità che in uno stesso uomo possano convivere tanta cultura e bestialità assieme, il piccolo Aleksandros cova melodrammatiche fantasie di vendetta che fanno innamorare lo spettatore.

La vicenda della guerra rimane dunque sullo sfondo, non viene sviluppata, mentre le dinamiche tra i componenti della famiglia sono protagoniste. Affiora, ad esempio, nella coppia l’intimità di un tempo e dinanzi alla presenza invadente del nazista, si fa forte il senso di elementi quali la sottomissione, l’odio, la libertà e l’autonomia, che quando l’uomo si assenta per due settimane, fa sì che i quattro saltino e cantino in un esplosione di felicità, che ricorda bene a chi guarda cosa significhi essere una famiglia.

Come molte storie dei tempi dell’Olocausto, mai uguali alle altre e mai banali, la conclusione si rivelerà agghiacciante e pochi saranno i dubbi sull’illogicità e l’orrore di certi episodi di guerra.

Cecilia Sabelli

Appartamento ad Atene – Recensione

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