Eco Del Cinema

Gangor – Recensione

La condizione della donna in India, raccontata tramite la macchina fotografica del protagonista Upin e lo sguardo affascinante di Gangor

Regia: Italo Spinelli – Cast: Samrat Chakrabarti, Tillotama Shome, Seema Rahmani, Priyanka Bose, Adil Hussain – Genere: Drammatico, colore, 91 minuti – Produzione: India, Italia, 2010 – Distribuzione: Cinecittà Luce – Data di uscita: 11 Marzo 2011.

gangor-locUn film tutto al femminile e con i colori e gli odori dell’India ha aperto il Festival Internazionale del Film di Roma 2010. È “Gangor” del regista italiano Italo Spinelli, fondatore e direttore artistico del Festival Asiatica Filmmediale tutto girato in inglese e hindi. Un noto fotografo indiano, fa un servizio per un’ONG che si occupa del problema della violenza sulle donne.

Upin, accompagnato dal suo assistente Ujan arriva a Perulia, piccolo villaggio rurale a sette ore da Calcutta. La sua Nikon s’incanta davanti alla bellezza della giovane Gangor, che sta allattando il suo piccolo. I suoi occhi scuri ed intensi diventeranno la sua ossessione e lo porteranno in un buco nero da cui non uscirà più. Ma quella foto cambierà anche la vita della bella ragazza di etnia Kheria Sabars. Il suo seno nudo in prima pagina sui giornali la farà diventare suo malgrado una prostituta agli occhi di tutti. E anche per lei sarà la fine della sua vita normale.

Il film inizia con le immagini sublimi del tempio di Konark, con immagini del Kamasutra. Scelta non casuale per il doppio modo di vedere il sesso in India; peccaminoso nella vita di tutti i giorni ma con un Lingam, ovvero un membro maschile che rappresenta il grande Lord Shiva. Poi, il regista ci porta per le strade dei villaggi dell’India invisibile. Ci sono donne sfruttate e violentate, una polizia brutale ma anche una luce negli occhi della gente che noi occidentali non abbiamo più. E lui, il fotografo di successo con una bellissima moglie ma totalmente assente si perde e sentendosi colpevole, cerca si salvare la donna dagli occhi di fuoco.

Alla fine, il cattivo Karma di Upin diventerà un’occasione per dare voce alle povere donne delle tribù con un corale “Ferma lo stupro”. Com’è noto, il gigante indiano è un paese modernissimo nelle cui pieghe si nasconde tuttavia qualcosa della cultura dei Veda. E il cinema indiano non è solo Bollywood con balletti e motivi da hit. Anche se, la storia di “Gangor” paradossalmente è stata cantata e con successo dalla star Madhuri Dixit nella canzone “Cos’hai dietro il corsetto, Choli ke piche kya hai?”. Lo stesso titolo del racconto della scrittrice Mahasweta Devi, da cui è tratto il film di Spinelli.

Buono il cast, da Upin, uomo solo alla ricerca di se stesso, alla splendida Gangor. Notevole la fotografia, che passa dai colori vivaci dei mercati e dei Sari delle donne all’oscurità dei vicoli illuminati solo da piccoli fuochi. Un bel film di denuncia, che unisce la cinematografia italiana a quell’indiana, che secondo noi merita sicuramente un premio.

Ivana Faranda

Gangor – Recensione

Articoli correlati

Condividi