Biografia
Michael Winterbottom è un regista e sceneggiatore inglese, candidato per la Palma d’Oro al Festival di Cannes per tre volte, con i film “Benvenuti a Sarajevo”, “Wonderland” e “24 Hour Party People”.
Michael Winterbottom, il regista inglese che racconta ‘cose di questo mondo’
(Blackburn, Lancashire, 29 marzo 1961)
Michael Winterbottom, nato il 29 marzo 1961 a Blackburn, nel Lancashire, è un regista inglese molto prolifico. Alievo della prestigiosa film school dell’università di Bristol, Winterbottom entra giovanissimo a lavorare nella TV pubblica inglese, la celebrata BBC. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, il giovane regista si fa le ossa dirigendo serial televisivi polizieschi come “Cracker”, documentari sul cinema e alcuni film per la TV.
Nel 1995 si sente pronto per il debutto cinematografico e gira l’intenso “Butterfly Kiss”, storia di due lesbiche serial killer impegnate in un’impossibile fuga per la squallida periferia del Nord dell’Inghilterra. Nello stesso anno, per la BBC, dirige “Go Now”, una storia di ambientazione operaia dove si descrive la discesa di un lavoratore edile, ottimamente interpretato da Robert Carlyle, nell’inferno fisico e psicologico della sclerosi multipla.
Fin da questi primi due film, Winterbottom fissa i termini della propria poetica visuale. Una fotografia sporca, macchina a mano e una recitazione spesso basata su improvvisazioni attoriali. Contenuti che toccano volentieri temi scottanti come le disparità sociali, la sessualità o lo scontro politico.
Gli anni ’90 e i classici
Dato il buon successo degli esordi, il regista inglese si volge ai classici e nel 1996 gira “Jude” adattamento del romanzo “Giuda l’oscuro” di Thomas Hardy, affidato a una giovanissima Kate Winslet e a Christopher Eccleston, che diventa uno dei suoi attori preferiti.
Il film, selezionato per Cannes, conferma Winterbottom come autore di livello europeo. Il regista decide di sfruttare l’acquisita popolarità per richiamare l’attenzione sul dramma della guerra civile che in quegli anni insanguina la Bosnia e l’anno dopo dirige “Benvenuti a Sarajevo”, ed è fra i primi film-maker a entrare nella città appena liberata dall’assedio delle milizie serbe.
La pellicola, interpretata fra gli altri da Woody Harrelson e Marisa Tomei, mescola storie recitate con frammenti ripresi durante la guerra e rimane probabilmente una delle migliori riflessioni sul tragico sgretolamento dell’ex-Jugoslavia. I successivi lavori del regista, piccole produzioni indipendenti come “I Want You” (1998) e “With or Without You” (1999), non riscuotono molto successo.
Con “Wonderland” (1999) assistiamo a un deciso cambio di stile nel quale si evidenzia l’influenza di Robert Altman. Nel 2000 il regista inglese ritorna al suo autore favorito, Hardy, adattando “Le bianche tracce della vita” dal romanzo “Il sindaco di Casterbridge”, un racconto morale ambientato nel vecchio West.
Nonostante l’ambizione e l’alto budget il film si rivela un flop e il regista è spinto a tornare alle sue produzioni a basso costo, come il documentario “24 Hour Party People” (2002) che descrive ascesa e caduta di una piccola label discografica di Manchester o “Cose di questo mondo” (2002), docufiction che segue le disavventure di due profughi afghani.
Questa seconda pellicola convince e, presentata a Berlino, frutta al regista un Orso d’Oro, oltre a un Bafta Award come Miglior Film non in lingua inglese.
Tutti i generi di Winterbottom
Le successive pellicole sono ancora una volta rilanci sperimentali sui temi preferiti del regista. Si tratta del fantascientifico “Codice 46” (2003) con Tim Robbins e Samantha Morton, che mette in scena un mondo in cui le relazioni affettive sono strettamenteregolate dalla legge, e “9 Songs” (2004) una storia d’amore lunga un anno raccontata esclusivamente tramite scene di sesso e di concerti rock.
Non molto più successo riscuote “A Cock and Bull Story” (2006), raffinata riflessione sul “Tristram Shandy” di Laurence Sterne. Nel 2006, Winterbottom ritorna all’attenzione di pubblico e critica con l’efficace “The Road to Guantanamo”, docudrama su alcuni prigionieri musulmani detenuti per errore nel campo di concentramento americano, accusati di essere membri di Al-Qaeda.
Fra i successivi progetti di Michael Winterbottom occorre ricordare almeno il curioso “Genova” (2008). Il film, passato inosservato in Italia, è ambientato nella città ligure nella quale si muove uno spaesato Colin Firth, alle prese con due figlie ribelli e con il fantasma della moglie morta. Nel 2010 presenta al Sundance Film Festival “The Killer Inside Me”.
Dopo “60 Seconds of Solitude in Year Zero” (2011) e “Everyday” (2012), torna sul grande schermo nel 2013, con “The Look of Love”, commedia biografica su Paul Raymond.
Fabio Benincasa
Filmografia
Michael Winterbottom Filmografia – Cinema
- Butterfly Kiss – Il bacio della farfalla (Butterfly Kiss) (1995)
- Go Now (1995)
- Jude (1996)
- Benvenuti a Sarajevo (Welcome to Sarajevo) (1997)
- I Want You (1998)
- Wonderland (1999)
- With or Without You – Con te o senza di te (With or Without You) (1999)
- Le bianche tracce della vita (The Claim) (2000)
- 24 Hour Party People (2002)
- Cose di questo mondo (In This World) (2002)
- Codice 46 (Code 46) (2003)
- 9 Songs (2004)
- A Cock and Bull Story (2005)
- The Road to Guantanamo – documentario (2006)
- A Mighty Heart – Un cuore grande (A Mighty Heart) (2007)
- Genova – Un luogo per ricominciare (Genova) (2008)
- The Shock Doctrine – documentario (2009)
- The Killer Inside Me (2010)
- The Trip (2010)
- Trishna (2011)
- 60 Seconds of Solitude in Year Zero (2011)
- Everyday (2012)
- The Look of Love (2013)
- The Trip to Italy (2014)
- The Face of an Angel (2014)