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Recensione “Memory”: l’intenso dramma con Jessica Chastain

“Memory”, con Jessica Chastain e Peter Sarsgaard e diretto da Michel Franco, è un film su due anime sole che insieme rinascono e fanno i conti con un passato difficile.

Indice

“Memory” – Tutte le informazioni

Memory

Trama

Sylvia e Saul si incontrano, o per meglio dire, rincontrano a una festa di ex compagni di scuola. Lui la pedina, riaprendo per lei dolorose ferite. Assistente sociale e madre amorevole, Sylvia sembra di voler stare sempre alla massima distanza da qualsiasi persona di genere maschile; non parla con sua madre e non permette alla figlie tredicenne di frequentare ragazzi della sua età. Saul la segue, per le strade, in metro, e fino a sotto casa, ma il motivo, scoprirà Sylvia, non ha a che fare con lei e neanche con il proprio passato. Saul entrerà nella sua vita e viceversa, stravolgendo convinzioni, stili di vita e sentimenti e permettendo ad entrambi, considerati dei “diversi”, di rinascere.

Recensione “Memory”: l’intenso dramma con Jessica Chastain

Crediti

  • Regia: Michel Franco
  • Cast: Jessica Chastain, Peter Sarsgaard, Brooke Timber, Merritt Wever, Elsie Fisher, Jessica Harper, Josh Charles
  • Genere: drammatico
  • Durata: 100 min
  • Produzione: Stati Uniti, 2023
  • Distribuzione: Academy Two
  • Data d’uscita:

Recensione

L’intensa sensibilità di “Memory”

Presentato in concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia, “Memory”, intimo e delicato, racconta la vita, le difficoltà e la quotidianità di due anime sole, costrette ad affrontare ogni giorno quel trauma del passato che non li abbandonerà mai. Un film dolce, che parla di sentimenti, quelli più puri e innati che superano confini apparentemente invalicabili. La rigidità genitoriale del personaggio di Sylvia diventa via via più comprensibile, mentre il personaggio, già immediatamente caratterizzato, si svela, attraverso una personalità e un’interiorità irrimediabilmente “contaminate”. Un male che affligge una protagonista, imperfetta ancor prima di sapere la verità; realtà e finzione si intersecano e poi diramano sempre di più e quel disegno effettivo di vita diventa sempre più chiaro e limpido, così in “Memory” tutto acquista un senso diverso.

Magistrali Jessica Chastain e Peter Sarsgaard, quest’ultimo forse alla sua migliore interpretazione e probabilmente in attesa di nomination alla prossima edizione degli Oscar nel 2024. Da uno sguardo, un gesto, un movimento, Peter Sarsgaard, nei panni di Saul, riesce ad esprimere tutto ciò che concerne la drammatica condizione neurodegenerativa della demenza senile. Con poche parole e gli occhi persi, disorientati, spaesati di un uomo che non riesce e a cui non viene più permesso di essere autosufficiente. “Memory” procede lentamente, leggero, quasi esile nel tracciare le scene e le storie, rendendole narrativamente intense, racconto di emozioni, sentimenti, angosce e tormenti. Un film che, come “Sundown” si rivela scena dopo scena, momento dopo momento e che diventa sempre più completo e decifrabile, ma al tempo stesso astratto nel rapporto che crea tra i due personaggi principali.

Due protagonisti e il loro mondo

Mentre i due protagonisti si incontrano e scoprono, Michel Franco esplora il rapporto madre e figlia, nel contrasto e scontro tra due generazioni. “Memory”, titolo fortemente simbolico, è la memoria distorta di Sylvia, la memoria che Saul perde ogni giorno di più, sono i ricordi dolorosi di Sylvia, i ricordi che Saul non riesce a recuperare. I due personaggi si trovano così senza cercarsi realmente, superando barriere interiori ed esteriori, nell’incredibile certezza che sono le emozioni e sentimenti il vero motore della vita. Tra problemi, disagi e ostacoli Sylvia e Saul potevano non incontrarsi, potevano conoscersi e abbandonarsi, ma scelgono di non farlo, anche quando tutto sembra suggerire il contrario. E mentre i personaggi di contorno tratteggiano percorsi di colpa e redenzione, anche i rapporti con i protagonisti aprono altri scenari.

Giudizio conclusivo

“Memory” è un film estremamente tenue, elegante, quasi sfumato, con una messa in scena semplice, una regia lineare, ma carica d’intensità, e di sensibilità nella scelta delle inquadrature che si concentrano sui personaggi. La stessa sceneggiatura è costruita su quelle parole, quelle certezze e convinzioni che solo i due protagonisti potrebbero dire, pensare e provare: Michel Franco lavora sulla percezione, su un racconto quasi sensoriale, che permette di cogliere e afferrare, prima impercettibilmente, poi con schiacciante consapevolezza, l’animo inquieto dell’essere umano. Sylvia è una donna logorata da un trauma, da una sofferenza che ha origini lontanissime, Saul è un uomo alle prese con una condizione che potrebbe peggiorare, facendogli perdere il contatto con la realtà, ma nel loro legame, nella loro connessione umana, tutto può diventare secondario, sicuramente importante e difficile, ma mai impossibile.

Trailer

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