Presentato alla 18ª Festa del cinema di Roma, “Palazzina LAF” è il primo film da regista di Michele Riondino che firma un debutto davvero sorprendente, un film politico e sociale con uno stile e un tono che lo rendono originale, fortemente cinematografico e quasi sensoriale.
Indice
“Palazzina LAF” – Tutte le informazioni
Trama
Nell’1997 lo scandalo dell’ILVA di Taranto, prima di diventare materiale per un processo, fu seguito da una serie di proteste, relative anche ai danni alla salute dei propri impiegati. Le proteste riguardarono inoltre quei dipendenti che si opposero a un vero e proprio declassamento. Ritrovandosi con contratti che attestavano cambi di reparto e quindi cambi di mansioni, che spesso non avevano nulla a che fare con quelle che erano le proprie competenze e capacità, non trovarono altra soluzione che ribellarsi. Ecco che, l’azienda, senza una reale possibilità di licenziare, diede in qualche modo vita alla così detta palazzina LAF, nello specifico “Laminatoio a freddo”. Un edificio dove tutti gli impiegati che si erano opposti e non accettavano il declassamento, vennero costretti a passare le ore di lavoro. Senza fare nulla. Tra i dipendenti dell’ILVA Caterino viene incaricato dal dirigente dell’azienda, Giancarlo Basile, di indagare sui colleghi, per capire chi di loro si lamentava, chi voleva rivolgersi ai sindacati e quindi di quali di loro bisognava liberarsi. Caterino propone a Basile di recarsi alla palazzina LAF per svolgere al meglio il proprio lavoro, convinto che quell’edificio sia quasi un paradiso, molto meno faticoso e rischioso della sua mansione nell’acciaieria. Arrivato lì però sente e percepisce la frustrazione, l’angoscia e lo sconforto di tutti quei dipendenti costretti a fare finta di lavorare, a non avere nulla da fare per 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana. Una perversa oppressione fisica e psicologica distruttiva.
Crediti
- Regia: Michele Riondino
- Cast: Michele Riondino, Vanessa Scalera, Elio Germano, Paolo Pierobon, Domenico Fortunato, Pierfrancesco Nacca, Fulvio Pepe, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Marina Limosani, Anna Ferruzzo, Eva Cela
- Genere: drammatico
- Durata: 99 min
- Produzione: Italia, 2023
- Distribuzione: BIM Distribuzione
- Data d’uscita: 30 novembre 2023
Recensione
Il “perfetto” protagonista di “Palazzina LAF”
La riuscita di “Palazzina LAF” parte innanzitutto dal suo protagonista, un’impeccabile performance di Michele Riondino, qui in veste anche di regista. Caterino è un operaio dedito al lavoro, ma non per passione o interesse, ma perché l’acciaieria è sempre stata il suo mondo; così come le sue ambizioni che non vanno molto oltre che l’idea di “sistemarsi”, nella concezione però più banale che, tra recitazione e sceneggiatura, Riondino riesce a trasmettere. Caterino non sembra avere dei reali desideri, mosso da un’interiorità che funziona solo esteriormente: ragiona per sentito dire e quindi, un giorno ci si sposa, un giorno ci si trasferisce in città e si continua a lavorare e a mettere qualcosa da parte; non importa ciò che realmente si vuole, non ha senso chiederselo. Esistono volontà o sogni tanto diversi? Che sia davvero così o no, a Caterino non interessa, così come quei sentimenti sinceri come rimorso, senso di colpa e tormento per lui sono sconosciuti, nonostante il suo ruolo all’interno della palazzina che farebbe esplodere chiunque.
Tra l’ignoranza e la semplicità del suo protagonista, il film di Riondino è la perfetta ricostruzione della seconda metà degli anni ’90, agli albori di un mondo che stava cambiando, che iniziava ad avere altre aspirazioni, a porsi delle domande, un mondo che cominciava a sentir parlare fin troppo spesso di incidenti sul lavoro. Ecco che Caterino apparirebbe oggi, ma anche allora, un personaggio estremamente negativo. Ed è per questo che in “Palazzina LAF” funziona ed è simbolo ed emblema di quello stesso gioco perverso messo in atto dall’azienda. Alla fine, protagonista di un processo, Caterino è contento, soddisfatto, ha raggiunto parte del proprio scopo, ciò che ha visto sembra non toccarlo minimamente. Ma verrebbe forse da chiedersi come sia stato possibile anche solo pensare a un piano tanto diabolico.
L’importanza del film di Riondino
Un’atmosfera pesante, insopportabile e soffocante, lo squallore e la disperazione di vagare per i corridoi senza poter fare nulla, pagati per stare chiusi in un edificio che appare un ufficio, ma che è invece una prigione. Persone che non possono neanche permettersi di dimettersi o trovare il metodo efficace per arrivare a un licenziamento, meglio abbassare la testa e aspettare. Ma per i dipendenti di palazzina LAF passano le ore, i giorni, le settimane e nulla cambia davvero. E quando il tempo di parlare, sentirsi soli, disorientati e senza via d’uscita, sembra finito, ecco che inizia un indolente, svogliato e smisurato svuotamento di ogni emozione, perché neanche la rabbia serve. In un mondo dove oggi la parola lavoro assume una miriade di significati, “Palazzina LAF” non si può definire solo un film di denuncia. Importante, necessario e, purtroppo, attuale.
Giudizio conclusivo
“Palazzina LAF” è un film ricco di stile, un tocco che lo rende tanto cinematografico quanto politico. Nonostante racconti una situazione tristemente reale e che rischiava di cadere nella pellicola documentaristica, “Palazzina LAF” ha tutti gli elementi per essere una prova di grande cinema, di ottima recitazione, regia, fotografia, scenografia e costumi. Un racconto che descrive ciò che accaduto, ma in particolare anche come è stato vissuto, da una personalità come Caterino, da figure che reagivano con rabbia, da chi lasciava subito spazio alla depressione, da chi trovava la forza di reagire e da chi si affidava all’attesa e alla speranza. Con una colonna sonora che, come un rullo di tamburi, batte il tempo, quello che ci metterà Caterino a distruggere le vite dei colleghi e le 8 ore che non passano mai all’interno dell’edificio, “Palazzina LAF” è completo e definito in ogni forma. Un progetto al quale non manca nulla e che sembra aver assemblato al suo interno reale e surreale, assurdo e ordinario, film sociale e puro spettacolo, insieme anche a un pizzico di commedia in quel terribile dramma che racconta.