James McAvoy è noto per la sua abilità di interpretare ruoli complessi e sfumati. Nel film “Split” di M. Night Shyamalan, McAvoy ha intrapreso una straordinaria sfida attoriale, interpretando più personalità all’interno dello stesso personaggio, affetto da disturbo dissociativo dell’identità. Questo articolo esplorerà il suo approccio al ruolo, le tecniche utilizzate per delineare i vari personaggi e l’impatto di queste scelte sul prodotto finale.
La creazione di personalità distinte
Durante un’intervista con Letterboxd, James McAvoy ha condiviso il processo creativo che lui e M. Night Shyamalan hanno avviato per dar vita ai personaggi in “Split“. La necessità di delineare in modo chiaro e preciso le diverse personalità del protagonista ha richiesto un’attenzione particolare a specifici aspetti interpretativi. McAvoy ha spiegato che “il punto era arrivare a ciò che li delineava in maniera chiara e precisa”, quindi era fondamentale differenziare nettamente ciascun carattere.
Per facilitare questo processo, i costumi hanno giocato un ruolo essenziale. Ogni personalità possedeva il proprio stile visivo, che contribuiva a dare al pubblico indizi sui loro tratti distintivi. McAvoy ha affermato che anche il suo fisico è stato parte integrante di questa trasformazione, poiché il corpo stesso può comunicare emozioni e stati d’animo diversi a seconda del personaggio interpretato. Attraverso un attento studio del linguaggio del corpo e dell’espressione fisica, è riuscito a rendere ogni personalità autentica e riconoscibile.
Voci, accenti e trucco: gli strumenti dell’interpretazione
Uno degli aspetti più affascinanti della performance di McAvoy in “Split” è l’uso innovativo della voce e degli accenti. L’attore ha rivelato che, oltre a scegliere voci distinte per ciascuna personalità, ha anche lavorato su diversi accenti per rendere ogni carattere unico. Questa scelta ha consentito non solo di differenziare le personalità, ma anche di arricchire la narrativa del film, conferendo profondità ai vari aspetti del protagonista.
Il trucco ha avuto un’importanza fondamentale, sebbene McAvoy abbia chiarito che l’obiettivo non fosse rendere il trucco evidente. La sottigliezza era la chiave: piccoli interventi come l’uso di eyeliner per alcune personalità o tecniche per ringiovanirlo nei panni di Hedwig, un bambino di nove anni, hanno fatto la differenza. Questi dettagli, seppur minori, hanno contribuito a costruire un’immagine complessiva del personaggio che fosse coerente e credibile.
Ma non solo aspetto fisico e vocale: anche il linguaggio del corpo era fondamentale. McAvoy ha adottato posture e movimenti distintivi per ciascuna personalità, eccezion fatta per Hedwig, per il quale ha dovuto affrontare qualche difficoltà iniziale. Trovare la voce giusta per questo particolare personaggio ha necessitato di sperimentazione, costruendo attorno ad esso una sonorità caratterizzata da una “s” sibilante che ha aggiunto ulteriore realismo alla sua interpretazione.
Riflessioni sul ruolo e connessioni con il pubblico
La performance di McAvoy in “Split” non solo ha catturato l’attenzione della critica, ma ha anche suscitato una forte reazione nel pubblico. L’intensità e la varietà delle sue interpretazioni hanno reso il film un’esperienza coinvolgente e memorabile. McAvoy ha duettato con l’attrice Anya Taylor-Joy, che ha rivelato di non essere a conoscenza del fatto che “Split” fosse un sequel di “Unbreakable“. Questa connessione tra i personaggi e le storie ha aggiunto strati di complessità alla narrazione, stimolando gli spettatori a riconsiderare le proprie percezioni riguardo alla salute mentale e all’identità.
La vasta gamma di emozioni esplorate da McAvoy ha aperto un dialogo su temi di grande attualità, come la dissociazione e il trauma. La performance è stata uno strumento potente per mettere in luce le esperienze di chi vive con tali sfide, portando a una maggiore comprensione e sensibilità da parte del pubblico. La ricca tavolozza di emozioni e personalità messe in atto da McAvoy ha reso “Split” un’opera che trascende la mera narrativa di un thriller psicologico, invitando a una riflessione più profonda sui temi del controllo, del trauma e della salute mentale.