Eco Del Cinema

Feed: un’horror svedese che delude nonostante le buone premesse iniziali

Il mondo del cinema horror è un terreno fertile per l’innovazione, ma anche per il rischio di cadere in cliché e trame scontate. “Feed“, disponibile sulla piattaforma Midnight Factory, si affaccia a questo genere con un’idea intrigante e una regia di esordio firmata da Johannes Persson, noto per la sua associazione con la band metal Cult of Luna. Tuttavia, il film, che vede come protagonista l’influencer Sofia Kappel, ha sollevato molte critiche per la sua esecuzione, in particolare per come sviluppa una trama che, di base, presenta temi stimolanti. Ma alla resa dei conti, i limiti narrativi e un finale poco convincente hanno lasciato delusi molti spettatori.

La trama di feed: influencer, isolamento e leggende oscure

Feed” si snoda attorno a un gruppo di giovani influencer assoldati da una coppia in crisi, desiderosa di salvare il loro campeggio sull’isola da un imminente fallimento. Con l’intento di attirare turisti con contenuti sui social media, il gruppo viene portato in una location isolata, circondata da un lago e avvolta da storie di una strega leggendaria. L’impostazione richiama i classici film horror, evocando atmosfere che richiamano titoli come “The Blair Witch Project” e “Venerdì 13“. Eppure, mentre le promesse di una narrazione inquietante sono presenti, il film sembra vacillare nella realizzazione.

Feed: un’horror svedese che delude nonostante le buone premesse iniziali

Man mano che la storia si sviluppa, i giovani influencer si trovano a fronteggiare eventi sempre più stravaganti. L’atmosfera si fa tesa e il confine tra realtà e leggenda si dissolve, con la strega che sembra essere ben più di una semplice favola. Tuttavia, la caduta nel panico e la frustrazione aumentano quando il gruppo si ritrova bloccato sull’isola, incapace di tornare indietro. La leggenda della strega diventa un punto cruciale, ma la mancanza di coerenza nella narrazione e le scelte discutibili dei personaggi portano a sviluppi poco credibili.

In particolare, i comportamenti irrazionali dei personaggi fanno emergere dei cliché tipici del genere horror, con protagonisti che ignorano i pericoli in modo volutamente superficiale. La tensione creata inizialmente viene così vanificata da decisioni narrative che appaiono più ridicole che inquietanti, minando il fascino di un contesto che avrebbe potuto essere sfruttato molto meglio.

Un mix di cliché e colpi di scena scontati

Uno degli aspetti più critici di “Feed” è la sensazione di assistere a una serie di eventi prevedibili che scaricano di tensione la narrazione. Mentre alcune scene di violenza grafica cercano di ravvivare l’interesse degli spettatori, la piega che la trama prende non riesce a coinvolgere realmente. Le dinamiche tra i personaggi, già fragili e poco approfondite, vengono appesantite da reazioni che sembrano surreali, segnando un forte distacco dalla plausibilità narrativa.

Piuttosto che approfondire temi come l’impatto dei social media sulla vita reale e sulle relazioni, “Feed” cede il passo a uno script zeppo di troppe forzature, con colpi di scena prevedibili. La tensione di essere inseguiti da una presenza maligna si trasforma velocemente in frustrazione di fronte a scelte insensate. Queste scelte non solo mettono a rischio la vita dei protagonisti, ma rendono anche i loro tentativi di scappare dall’isola una verità ridicola da accettare.

Inoltre, i personaggi stessi imitano stereotipi ormai stantii, da influencer egocentrici e superficiali a complicati dilemmi relazionali che emergono in momenti inopportuni. Lo spettatore si trova spesso a domandarsi come mai tali individui continuino a ignorare segnali di pericolo imminente invece di adottare strategie più sagge. La mancanza di assennatezza nei loro comportamenti si traduce in una narrativa pesante e non in sintonia con le reali tensioni che un horror dovrebbe evocare.

Un finale deludente: incoerenza e scelte narrative discutibili

Il culmine di “Feed” culmina in un finale che si distingue per la sua incoerenza. Mentre il film inizia a mostrare il sangue e la violenza, con la strega che emerge dall’oscurità del lago, il racconto sembra tradire se stesso. Le aspettative costruite si infrangono in una conclusione che non riesce a dare un senso compiuto a precedenti eventi e sviluppi narrativi. La trasformazione dell’horror sovrannaturale in una direzione più terrena appare come un inganno ai danni dello spettatore.

Le scelte narrative finali possono facilmente lasciare un retrogusto amaro: i momenti intensi e le scene splatter vengono sminuiti da una risoluzione che non solo si rivela poco credibile ma anche frustrante. La sequenza di eventi che porta verso la conclusione dà l’impressione di essere tratta da uno script affrettato, privo di coerenza e di attenzione ai dettagli che un film horror di qualità dovrebbe possedere.

La disaffezione che pervade il finale si riflette sull’opera nel suo complesso, danneggiando l’efficacia delle tematiche sottostanti che il film aveva cercato di esplorare, come i rischi e le pressioni del mondo social. “Feed” si presenta quindi come un’opera con potenziale, ma che per una serie di scelte errate e sviluppi inefficaci non riesce a colpire nel segno, lasciando un pubblico desideroso di tensione e paura deluso.

Articoli correlati

Condividi