Il debutto di “The Apprentice” sta per arrivare nelle sale, a pochi giorni dalle elezioni, suscitando attese e controversie. La pellicola, che affronta la giovinezza di Donald Trump nel contesto del potere newyorkese, ha attraversato un complesso percorso di produzione, caratterizzato da interruzioni e controversie legali. Con la performance di Jeremy Strong nel ruolo di Roy Cohn, il film offre una riluttante riflessione sulla creazione di un “mostro” attraverso il conflitto e l’ambizione.
Un progetto travagliato: la realizzazione di “The Apprentice”
La produzione di “The Apprentice” è stata tutto fuorché lineare. Inizialmente concepito sette anni fa, il progetto ha subito tre cancellazioni prima di ricevere finalmente il via libera. Il team legale di Donald Trump ha emesso anche una diffida, creando ulteriori ostacoli alla sua distribuzione. Tuttavia, nonostante le difficoltà, la realizzazione del film è riuscita a superare le avversità. Adesso, a meno di un mese dalle votazioni, il film è pronto a presentarsi al pubblico, sia in sala che attraverso strategie di marketing senza precedenti.
La pellicola, diretta da Ali Abbasi, è ambiziosa e si propone di esplorare il lato oscuro della nascita di uno dei personaggi più controversi della politica americana. L’interpretazione di Sebastian Stan nel ruolo di Donald Trump è al centro della narrazione, e il film promette di svelare le dinamiche che hanno forgiato il suo carattere e le sue ambizioni. Il contesto della New York degli anni ’80, con la sua frenesia e competizione, fa da sfondo alla trama, rendendo il racconto ancora più intrigante.
Il ruolo di Roy Cohn: da mentore a figura controversa
Nel film, il personaggio di Roy Cohn, interpretato da Jeremy Strong, gioca un ruolo cruciale nella formazione di Donald Trump. Cohn, avvocato di spicco, è noto per la sua personalità astuta e manipolativa; ha avuto un’enorme influenza sulla carriera di Trump fin dai suoi esordi nel mondo degli affari. Strong ha descritto Cohn come una figura che incarna il potere e la corruzione, un mentore perfetto per un giovane Trump desideroso di affermarsi nel competitivo panorama immobiliare di New York.
Il legame tra Trump e Cohn è complesso e intriso di moralità ambigua. Cohn ha rappresentato l’ideale del successo attraverso la spregiudicatezza, e il film tenta di illustrare come queste caratteristiche abbiano contribuito a plasmare la figura pubblica di Trump. La sceneggiatura affronta questioni più ampie sul potere, la legalità e la moralità, proponendo una narrazione che si sviluppa su più livelli.
Una visione controversa: le scene di violenza e le reazioni
Uno degli elementi più controversi di “The Apprentice” è stata la decisione di includere una sequenza di violenza esplicita. La scena, che rappresenta una violenza sessuale, ha suscitato forti reazioni, con critici e sostenitori divisi sul modo in cui il film affronta argomenti delicati. Queste scelte artistiche sollevano interrogativi sul fine ultimo della narrazione e sulla responsabilità degli autori di rappresentare la verità senza cadere nel sensazionalismo.
In aggiunta, si fa riferimento a una trasformazione fisica di Trump che rimanda esplicitamente al mito di Frankenstein. La scena finale evidenzia la sua “rinascita” attraverso interventi estetici, paragonandola alla creazione di un mostro. Questa allegoria non solo mette in discussione i limiti dell’ambizione umana, ma offre anche una prospettiva inquietante sulla costruzione dell’immagine pubblica.
Con “The Apprentice”, il pubblico sarà chiamato a riflettere e a discutere non solo sull’interpretazione della vita di Trump, ma anche sui valori che essa rappresenta nel contesto contemporaneo.