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Rai2 tra flop e disastri: un’analisi della situazione attuale di L’altra Italia

La programmazione di Rai2 sta attraversando una fase critica, con ascolti scadenti e un pubblico sempre più disinteressato. “L’altra Italia”, il nuovo talk show condotto da Antonino Monteleone, è emblematico di questa crisi, presentandosi come un’opportunità per approfondire temi di attualità, politica e cultura, ma finendo per ottenere risultati che fanno discutere sul futuro della rete.

Ascolti choc di L’altra Italia

Il debutto di “L’altra Italia” il 3 ottobre ha segnato una tappa infelice per la prima serata di Rai2. La serata ha avuto come tema centrale non solo la ndrangheta e gli sviluppi in Medio Oriente, ma ha anche celebrato il ricordo di Toto Schillaci. Tuttavia, i numeri parlano chiaro: solo 276.000 telespettatori, corrispondenti a un misero 1.8% di share, hanno seguito la puntata. La situazione è addirittura peggiorata nella seconda puntata del 10 ottobre, con la trasmissione che ha affrontato i problemi legati agli attacchi ai sanitari e alla carenza di taxi nelle città italiane, toccando un nuovo minimo dell’1.6% di share, sempre con gli stessi 276.000 spettatori.

Rai2 tra flop e disastri: un’analisi della situazione attuale di L’altra Italia

Questi risultati sono emblematici di una tendenza negativa che la Rai sembra non riuscire a invertire. Con costi di produzione e cachet per Monteleone decisamente elevati, l’assenza di pubblico sembrerebbe profeticamente anticipare una chiusura anticipata per il programma. Il contrasto tra il potenziale del format e la risposta del pubblico riflette una crisi nella programmazione informativa della Rai, dove storicamente talk show ben progettati hanno faticato a colpire nel segno.

I flop precedenti dei talk Rai

La situazione non è nuova per la rete. “L’altra Italia” si inserisce in un contesto di tentativi falliti di talk show su Rai, che ha visto programmi come “Che c’è di nuovo”, condotto da Ilaria D’Amico, terminare dopo sole 9 puntate, iniziando con il 2.2% di share e precipitando rapidamente a un deludente 1.65%. Anche “Avanti Popolo”, con Nunzia De Girolamo, ha fatto un’uscita di scena simile, partendo col 3.62% e chiudendo mestamente dopo 15 episodi al 2.74%.

Questi flop evidenziano non solo l’incapacità della rete di attrarre spettatori ma anche un apparente scollamento tra le tematiche scelte e l’interesse del pubblico. Negli ultimi anni, facce storiche dell’informazione italiana come Michele Santoro, Corrado Formigli e Fabio Fazio sono scomparsi dalla programmazione, mentre la Rai continua a pattinare sotto l’ombra di canali rivali come La7 e Rete4, che hanno saputo ritagliarsi spazi informativi di successo.

L’annus horribilis del servizio pubblico

Il periodo attuale è definito da una sequenza impressionante di flop. Mentre Stefano De Martino ha portato un rinnovamento ad “Affari Tuoi”, altri programmi come “Il Mercante in Fiera” di Pino Insegno hanno dimostrato di non raggiungere il pubblico atteso, sfociando in disastri di share nelle fasce orarie cruciali. L’estate scorsa ha visto “Reazione a catena” crollare sotto i colpi di auditel in un access prime time già minato.

Parallelamente, altre produzioni come “Liberi Tutti” condotto da Bianca Guaccero e “Forte e Chiara” con Chiara Francini sono state cancellate prematuramente per la scarsità di ascolti. Anche programmi pomeridiani come “A casa di Maria Latella” e “Questioni di stile” di Elisabetta Gregoraci hanno mostrato un’assenza di pubblico allarmante, con share rispettivamente al 2% e all’1.4%. C’è una sensazione generale di un servizio pubblico che fatica a reggere la concorrenza del panorama mediatico in rapida evoluzione.

Sarà chiusura anticipata?

Nonostante l’andamento preoccupante, “L’altra Italia” ha ottenuto il via libera per una terza puntata. Antonino Monteleone, ex Iena con un passato politico significativo, si ritrova ora a dover affrontare una sfida quasi impossibile. I dubbi sul suo futuro sulla rete si intensificano, soprattutto considerando il pesante confronto con altri show ben più seguiti. La paura di una chiusura anticipata aleggia, data la difficoltà di attrarre un pubblico sufficiente anche in un contesto dove i costi rimangono elevati e il ritorno è minimo.

Con la programmazione di Rai sempre più contestata e costretta a confrontarsi con una competizione agguerrita, il futuro dei talk show e delle trasmissioni di approfondimento appare incerto. I dati di ascolto e le reazioni del pubblico sono indicatori chiave di una crisi che non sembra voler dare tregua al servizio pubblico italiano.

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