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Gli slasher: un viaggio tra i cult che hanno segnato il genere horror

Il genere slasher ha le sue radici nel panorama cinematografico degli anni ’70, emergendo da un contesto influenzato dagli horror psicologici degli anni ’60. Questi film, caratterizzati da figure inquietanti e malvagie, riescono a generare un mix di fascino e terrore, scatenando emozioni contrastanti nel pubblico. Nel corso degli anni, sono emersi alcuni titoli che si sono distinti nel panorama degli slasher, imponendosi come veri e propri cult da non perdere. Analizziamo tre dei film più rappresentativi di questo affascinante e inquietante sottogenere.

Non aprite quella porta: l’origine del terrore

Realizzato nel 1974, “Non aprite quella porta” si distingue come uno dei film più efferati e brutali mai concepiti nel panorama del cinema horror. Considerato il capostipite del genere slasher, questo film di Tobe Hooper introduce il personaggio di Leatherface, uno dei cattivi più iconici e inquietanti della storia del cinema. Leatherface, un uomo mascherato di pelle umana, rapisce e uccide le sue vittime servendosi di un’accetta, provocando un senso di angoscia e paura in chi guarda.

Gli slasher: un viaggio tra i cult che hanno segnato il genere horror

La trama si sviluppa in una comunità rurale del Texas, dove una serie di eventi spaventosi porta alla luce le ansie nascoste di una società apparentemente tranquilla. Con una narrazione che si muove con agilità tra elementi di terrore e una rappresentazione inquietante del male, il film trae ispirazione da fatti reali, in particolare dalla figura del serial killer Ed Gein, noto per i suoi crimini macabri. Questo aspetto conferisce al film un ulteriore livello di inquietudine, poiché il pubblico può vedere risuonare una realtà terribile nel contesto fiction del film. La pellicola ha avuto un impatto duraturo nel panorama dell’horror, ispirando innumerevoli sequel, remake e opere derivate, solidificando il suo status di classico.

Halloween – La notte delle streghe: l’arte del terrore psicologico

Nel 1978, John Carpenter portò l’orrendo mondo degli slasher a un nuovo livello con “Halloween – La notte delle streghe“. Questo film non è solo un caposaldo del genere, ma ha anche segnato una svolta nelle tecniche di regia e narrazione. A differenza di molti film horror dell’epoca, Carpenter pospone la violenza e il gore per concentrarsi invece sul terrore psicologico. La figura di Michael Myers, un assassino mascherato che si muove silenziosamente come un voyeur, è diventata emblematicamente associata al genere slasher, definendo un archetipico cattivo che ha ispirato generazioni di cineasti.

Uno degli aspetti più innovativi di “Halloween” è l’uso del punto di vista del killer, una tecnica che permette allo spettatore di avvertire il terrore in prima persona, rendendo l’esperienza di visione ancora più coinvolgente e inquietante. Il film utilizza una macchina da presa a mano per creare un senso di immediatezza e tensione, rendendo ogni movimento di Myers più spaventoso. Questa pellicola ha dato avvio a una serie di sequel e ha influenzato in modo significativo la cultura popolare, dando vita a un vero e proprio franchise che ha saputo evolversi nel tempo.

Nightmare – Dal profondo della notte: il cattivo onirico

Wes Craven, nel 1984, ha ulteriormente ampliato i confini del genere slasher con “Nightmare – Dal profondo della notte“. Qui il killer non è un semplice esseri umani, ma Freddy Krueger, una figura soprannaturale che attacca le sue vittime nel mondo dei sogni. Questo concetto innovativo trasforma l’idea di vulnerabilità, poiché i protagonisti non possono sfuggire al loro aggressore neppure quando chiudono gli occhi, rendendo il film unico nel suo genere.

Freddy, con il suo aspetto inquietante e il suo umorismo nero, incarna le ansie e le paure più profonde, costringendo i personaggi a confrontarsi con le loro vulnerabilità. La pellicola combina elementi di horror e di riflessione sul tema del sogno e della realtà, offrendo spunti di discussione sulle paure insite nella psicologia umana. L’approccio visivo e narrativo di Craven ha segnato una nuova era per i film horror, elevando il genere slasher a livelli di complessità mai visti prima. La sua influenza è ancora evidente nei film contemporanei, dimostrando che le paure più profonde sono quelle che raggiungono il cuore dello spettatore, ben oltre l’immagine del giustiziere mascherato.

Con questi tre titoli il genere slasher si definisce non solo per la sua capacità di spaventare, ma anche per il suo impatto culturale duraturo.

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