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Il thriller ‘Woman of the Hour’ di Anna Kendrick sbarca su Netflix: una storia di paura e verità

Il film ‘Woman of the Hour’, disponibile su Netflix, segna il debutto alla regia dell’attrice Anna Kendrick. Questa opera cinematografica, di stampo thriller, trae ispirazione da un fatto di cronaca inquietante: la partecipazione di Rodney Alcala, un pluriomicida, al noto programma televisivo ‘The Dating Game’ nel 1978. La pellicola esplora le dinamiche di un’epoca in cui il Male riusciva a nascondersi sotto l’apparenza di normalità, sollevando interrogativi scomodi sulle relazioni e sulla sicurezza delle donne.

La trama di ‘Woman of the Hour’

Ambientato a Los Angeles nel 1978, il film segue la storia di Cheryl Bradshaw, interpretata da Anna Kendrick, un’attrice in difficoltà che cerca visibilità nel mondo dello spettacolo. Decidendo di partecipare al popolare programma ‘The Dating Game’, Cheryl si ritrova a dover scegliere tra tre pretendenti, senza alcuna consapevolezza del pericolo imminente. Il format del programma, trasmesso anche in Italia con il titolo ‘Il gioco delle coppie’, prevede che il “cacciatore” selezioni un partner in base alle risposte a domande poste dai pretendenti.

Il thriller ‘Woman of the Hour’ di Anna Kendrick sbarca su Netflix: una storia di paura e verità

Cheryl sceglie Rodney Alcala, interpretato da Daniel Zovatto, un uomo affascinante e gentile che, dietro la sua apparenza, nasconde un lato oscuro. Infatti, Alcala è un serial killer responsabile dell’omicidio di numerose giovani donne negli ultimi dieci anni. La storia culmina con la prima uscita tra Cheryl e Rodney, dove l’inquietudine di Cheryl cresce man mano che scopre aspetti ambigui della personalità del suo accompagnatore. Questa tensione crescente rende il film avvincente, conducendo il pubblico a una mosaicità narrativa che rivela il vero volto di un evento apparentemente innocuo.

Una regia sorprendente e un cast perfetto

‘Woman of the Hour’ è stato presentato al Sundance Film Festival lo scorso gennaio, riscuotendo pareri favorevoli per la regia di Anna Kendrick. Non si tratta di un biopic tradizionale, ma di un approfondimento di un singolo episodio della vita di un serial killer. Anna Kendrick, che ha anche scritto la sceneggiatura, adotta una narrazione non lineare, alternando diversi anni e includendo flashback che svelano le gesta atroci di Alcala.

Il film offre una rappresentazione agghiacciante del modo in cui il killer approccia le sue vittime, spesso ingannandole con la scusa di una fotografia. L’interpretazione di Daniel Zovatto nel ruolo di Alcala è straordinaria, catturando l’essenza di un personaggio capace di suscitare al contempo fascino e orrore. Sebbene il montaggio alternato possa smorzare in parte la sospense, esso sostiene la tesi centrale del film, evidenziando la persistenza della mentalità maschile predatoria.

Kendrick riesce a trasmettere un messaggio chiaro: l’assassino si muoveva indisturbato in una società che ignorava le segnalazioni di numerose donne che, miracolosamente, erano sfuggite al suo destino. L’inquietudine non proviene solo dalla sorte di Cheryl, ma dalla constatazione che il Male spesso si cela sotto mentite spoglie.

La vera storia di Rodney Alcala

Rodney Alcala nasce nel 1943 in Messico, ma si trasferisce a Los Angeles in giovane età. Dopo un breve periodo nell’esercito, viene congedato a causa di disturbi psichici. Il suo primo omicidio è datato 1968, dando inizio a una lunga scia di violenza. Alcala utilizzava frequentemente metodi brutali, come colpire le sue vittime con un martello e successivamente soffocarle, allungando così la loro agonia.

Arrestato nel 1980, Alcala viene condannato a morte per l’omicidio di cinque ragazze, ma il numero totale delle vittime potrebbe superare il centinaio, spaziando dalla California fino a New York. Nel corso della sua vita criminale, Alcala raccoglieva fotografie di donne, molte delle quali erano scomparse.

Rinchiuso nel carcere di San Quintino in attesa dell’esecuzione, Alcala muore il 24 luglio 2021 per cause naturali, lasciando aperto il mistero sulle sue azioni. La sua figura è paragonata a quella di altri famosi serial killer, come Ted Bundy, e le autorità continuano a indagare post mortem, esplorando la possibilità che Alcala possa essere stato uno dei più sanguinosi assassini della storia americana.

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