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La nuova ondata di film: giovani registi e una narrazione che sorprende

Nel panorama cinematografico attuale, una tendenza interessante emerge tra i lavori di giovani registi: l’abbandono della narrazione classica per una registrazione più diretta e fattuale della realtà. Questo approccio si riflette in prodotti cinematografici che, pur non creando una tendenza definita, pongono interrogativi sul modo di raccontare storie e su quali elementi si scelgono di evidenziare. Recentemente, due film presentati al concorso romano, “Jazzy” di Morrisa Maltz e “Querido Tropico” di Ana Endara, illustrano questa peculiarità stilistica che caratterizza nuove generazioni di cineasti.

Jazzy: il ritratto di una crescita attraverso il quotidiano

Il film “Jazzy” di Morrisa Maltz si distingue per la scelta di seguire la giovane Jasmine lungo un arco di sei anni. Piuttosto che concentrarsi su una trama sviluppata, il film si limita a catturare istanti quotidiani della vita di Jasmine, come frasi dette a caso, giochi e momenti di interazione. Questa scelta stilistica mette in primo piano l’esperienza visiva e sensoriale degli eventi, senza enfatizzare il valore narrativo o emotivo di ciò che succede. La narrazione, in questo caso, è ridotta a una sequenza di episodi, ogni attimo significativo solo in quanto parte di un mosaico più ampio di esperienze umane.

La nuova ondata di film: giovani registi e una narrazione che sorprende

In un punto cruciale della narrazione, Jasmine perde la sua migliore amica, un evento che potrebbe essere stato sviluppato emotivamente. Invece, la regista decide di non dare spazio a introspezioni o conflitti, presentando la separazione come un semplice accadimento. Ciò genera una riflessione su come il cinema possa, talvolta, rinunciare a una trama tradizionale a favore di una semplice osservazione, che consente allo spettatore di immergersi in un suo personale processo di comprensione. L’accumulo di momenti può risultare affascinante, ma lascia anche interrogativi sulla potenza della narrazione stessa e sull’importanza di dare voce a ciò che accade in quell’intervallo di tempo.

Querido tropico: l’importanza dei silenzi e delle relazioni

Un altro film che esplora questo approccio è “Querido Tropico” di Ana Endara, che mette in scena la storia di Ana Maria, una popolana diventata badante di Michi, che sta perdendo il contatto con la realtà a causa della demenza. In questo caso, la regista sceglie ancora una volta di non focalizzarsi su trame intricate o conflitti evidenti, ma su relazioni intime e momenti di silenzio. Le carezze, gli sguardi e i silenzi tra le due protagoniste diventano elementi narrativi potenti, suggerendo una profondità emotiva senza la necessità di commenti verbali espliciti.

Questa forma di raccontare appare come una celebrazione della quotidianità, in cui il semplice atto dell’osservare assume un significato forte e complesso. In “Querido Tropico”, il contesto sociale e culturale non viene trascurato: attraverso le interazioni quotidiane, si può facilmente intuire il contrasto tra le vite delle protagoniste e la loro realtà. La regista riesce a costruire un efficiente racconto di connessioni umane, mostrando come il quotidiano, con le sue sfide e bellezze, possa raccontare una storia profonda e coinvolgente senza l’interferenza di trame preconfezionate.

Leggere lolita a teheran: una narrazione tra libertà e oppressione

Diverso il caso de “Leggere Lolita a Teheran” di Eran Riklis, un film che si distacca dall’approccio minimalista dei precedenti esempi. Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Azar Nafisi, la pellicola segue il ritorno in Iran dell’attrice Golshifteh Farahani, nel ruolo di Azar, e di suo marito dagli Stati Uniti. Entrambi sono spinti dalla convinzione che la rivoluzione khomeinista porterà benefici al paese. Tuttavia, la realtà che si troveranno ad affrontare è ben diversa da quella sperata.

La regista esplora temi complessi come l’intolleranza e le pressioni sociali che crescono in un contesto oppressivo. Grazie all’insegnamento dei classici della letteratura angloamericana, Azar si rende conto della distanza tra le sue aspirazioni e la nuova realtà in cui vive. I romanzi considerati “blasfemi” rappresentano la metafora di un desiderio di libertà che si scontra con un ambiente ostile. Il film ripercorre questo viaggio interiore e narrativo, sottolineando come Azar e le sue allieve lottano contro le contraddizioni di un regime che limita la libertà di espressione e pensiero.

La sceneggiatura di Marjorie David si impegna a trasmettere il valore di opere letterarie come “Il grande Gatsby”, “Lolita” e “Orgoglio e pregiudizio”, mentre Azar affronta le sfide della censura e dell’intolleranza. La pellicola diventa un manifesto di resistenza intellettuale, senza però immergersi a fondo nelle angustie emotive delle sue protagoniste. Il racconto della vita in Iran è caratterizzato da un contraddittorio intreccio tra amore per la letteratura e la brutalità della repressione, ponendo l’accento su come l’arte possa essere un mezzo di riscatto, ma anche un terreno di conflitto con la realtà.

L’opera di Riklis si distingue quindi per la sua capacità di unire elementi narrativi complessi con una forte consapevolezza sociale, riflettendo su come le storie personali possano e debbano interfacciarsi con la storia collettiva di un paese.

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