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Alluvioni in Emilia-Romagna e la solitudine in Giappone: due facce di una crisi globale

Il programma «PresaDiretta», condotto da Riccardo Iacona, ha messo in luce due fenomeni sociali critici e interconnessi durante l’ultima puntata. Da un lato, il dramma delle recenti alluvioni in Emilia-Romagna, che hanno devastato comunità e famiglie, e dall’altro il crescente fenomeno del Kodokùshi, ovvero le morti solitarie in Giappone, una questione che affligge la società nipponica, in particolare tra i suoi anziani. Entrambi i temi rivelano fragilità istituzionali e sociali, lasciando molte persone vulnerabili e senza supporto.

Le alluvioni in Emilia-Romagna: un allarme trascurato

Nella prima parte del programma, Riccardo Iacona ha affrontato l’emergenza alluvioni che ha colpito l’Emilia-Romagna, una regione già in difficoltà. Le conseguenze delle inondazioni non sono soltanto fisiche, ma anche psicologiche, con le famiglie che piangono la perdita dei propri cari e devono affrontare un futuro incerto. Nonostante le promesse del governo di fornire aiuti e fondi adeguati per la ricostruzione, le realtà sul campo raccontano di un’emergenza persino più complicata. Secondo le testimonianze degli abitanti, i fondi annunciati non sono stati sufficienti, e le risorse che si stanno rivelando effettivamente disponibili sembrano essere solo “briciole” rispetto ai bisogni reali delle comunità.

Alluvioni in Emilia-Romagna e la solitudine in Giappone: due facce di una crisi globale

La sensazione di abbandono è palpabile. Le istituzioni appaiono distanti e incapaci di affrontare le esigenze concrete di una popolazione colpita da una calamità naturale. Si parla di pianificazione, di una strategia che dovrebbe anticipare le emergenze, ma in pratica, i cittadini si sentono trascurati, come se lo Stato fosse una realtà astratta e lontana dai loro reali bisogni. Questa situazione di non risposta ha portato a una diffusa delusione e sfiducia nelle istituzioni che, invece di essere un sostegno, si sono trasformate in un elemento di isolamento.

Un aspetto da considerare è la fragilità psicologica delle persone colpite; le ripercussioni delle alluvioni non si misurano solo in danni materiali, ma anche in un profondo senso di perdita e incertezze future. Iacona ha quindi ritenuto fondamentale dare voce a queste esperienze personali, portando alla luce le storie di chi vive in prima persona il dramma dell’alluvione e le relative conseguenze economiche, sociali e psicologiche.

Kodokùshi: il dramma della solitudine in Giappone

Nella seconda parte del programma, il focus è stato spostato sul Giappone, dove il fenomeno delle morti in solitudine, noto come Kodokùshi, sta assumendo proporzioni preoccupanti. Con una popolazione sempre più anziana e una società che enfatizza fortemente la carriera e il successo individuale, molte persone si trovano a vivere in isolamento, privi di legami significativi. Durante i primi tre mesi del 2024, circa 22 mila persone sono morte in solitudine, un dato che mette in evidenza la drammaticità della situazione.

Il termine Kodokùshi si è radicato nel lessico giapponese e descrive non solo la brevità della vita, ma anche la tragedia di non avere nessuno accanto nei momenti finali. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle metropoli come Tokyo, dove la frenesia della vita lavorativa porta a trascurare le relazioni interpersonali, lasciando molti single e soli. A differenza delle zone rurali, dove una vita comunitaria più forte persiste, nelle aree urbane la connessione sociale sembra essersi affievolita.

In risposta a questa crisi, Tokyo ha implementato app dedicate agli incontri matrimoniali, che hanno l’obiettivo di riavvicinare le persone attraverso la tecnologia. Qui, gli algoritmi di intelligenza artificiale cercano di mettere in contatto individui con interessi affini, sperando di riempire il vuoto emotivo che caratterizza un numero crescente di cittadini. Tuttavia, queste misure non possono sostituire un’infrastruttura sociale solida e affettiva, necessaria per affrontare il problema della solitudine.

Inoltre, la solitudine ha dato vita a un vero e proprio business: gli Host club, locali in cui i professionisti si offrono per fornire affetto e compagnia. Questi spazi, privi di connotazioni sessuali, si concentrano sull’offrire un’interazione umana sincera, sottolineando quanto possa essere difficile trovare connessioni autentiche in un mondo sempre più virtuale e impersonale.

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