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Mike Bongiorno: tra mito e realtà, la nuova fiction di Rai1 lascia dubbi e interrogativi

La recente fiction di Rai1 dedicata a Mike Bongiorno, intitolata “Mike”, segna un importante ritorno alla ribalta di un personaggio iconico della televisione italiana. A cento anni dalla sua nascita e a settanta dalla trasmissione di “Arrivi e partenze”, il programma che lo ha visto protagonista, la produzione cerca di esplorare il suo mondo affascinante e controverso. Tuttavia, il formato narrativo scelto sembra elevare più che mai il rischio di agiografia, trascurando aspetti critici e sfumature personali che potrebbero arricchire il racconto.

La retorica del flashback nella narrazione

Un elemento caratterizzante della fiction è l’uso della narrazione tramite il flashback, un espediente che solleva interrogativi sulla percezione di Bongiorno nel contesto contemporaneo. L’idea di una narrazione retrospettiva si presta al rischio di cadere in trappole biografiche anacronistiche, dando forma a un’immagine idealizzata dell’artista piuttosto che presentandone la complessità. Questo approccio è stato criticato da diversi esperti, che sostengono che l’uso eccessivo di flashback potrebbe portare a una lettura superficiale e riduttiva della vita di una figura di tanta rilevanza.

Mike Bongiorno: tra mito e realtà, la nuova fiction di Rai1 lascia dubbi e interrogativi

Nella fiction, Bongiorno è presentato attraverso le domande di un giornalista che sembra più interessato a trovare un “risvolto umano” che a scrutinare criticamente la carriera e la vita dell’iconico presentatore. Questa scelta narrativa deruba lo spettatore di una trattazione profonda, necessaria per comprendere un personaggio che ha dato tanto alla televisione italiana, influenzando generazioni di spettatori. Purtroppo, invece di approfondire momenti chiave della sua vita, la fiction sembra abbracciare una costruzione narrativa che evita i dettagli controversi e le scelte discutibili del suo operato.

Un ritratto tra mito e realtà

Nella rappresentazione di Mike Bongiorno, emerge una difficoltà ad affrontare la realtà più sfumata del personaggio. Nonostante l’intenzione di omaggiare un’icona della televisione, la fiction corre il rischio di rifugiarsi in un’immagine estremamente romanizzata, dove il suo rapporto con Vittorio Veltroni, bloccato a Superga, viene presentato come un momento fondante senza analizzare criticamente il contesto storico e professionale.

Il racconto si sforza di trasformare Bongiorno in un vero e proprio “venerato maestro”, cercando di cancellare la percezione di superficialità che lo ha accompagnato per anni. Si inaugura così una lettura che lo presenta non solo come entertainer, ma come promotore di una crescita culturale nel paese attraverso i quiz, quasi elevandolo a figura accademica, un massmediologo ancorato a visioni ideologiche. Questa narrazione, piuttosto che contribuire a creargli un nuovo volto, rischia di costruire una corsia preferenziale per l’agiografia piuttosto che una disamina sincera e profonda sulla sua vita e carriera.

La dissonanza tra la realtà e l’immagine pubblica

La contraddizione tra il vero Mike Bongiorno e l’immagine proposta nella fiction risulta palese nei tentativi di redimere il personaggio cercando di dimostrare che anche l’ignoranza può avere un valore. Ciò assume un peso particolare, visto che Bongiorno ha affrontato vari infortuni nell’arco della sua carriera, ai quali è importante dare un nome e un volto, piuttosto che relegarli in un angolo, ingabbiandoli in una narrazione troppo indulgente.

La rappresentazione del personaggio sul piccolo schermo offre spunti di riflessione su cosa significhi davvero il potere mediatico e come esso influenzi la percezione pubblica. Se è vero che Bongiorno ha ricoperto un ruolo decisivo nella storia della TV italiana, è altrettanto cruciale esplorare le contraddizioni, la critica e le sfide che ha affrontato, piuttosto che relegare tali aspetti al silenzio. Omettere gli elementi critici di un personaggio significa svalutarne la vera eredità e privare il pubblico di un’opportunità di analisi e crescita culturale.

Il dibattito su come si raccontano le figure iconiche del nostro panorama culturale rimane aperto. La narrazione dell’opera su Mike Bongiorno, nonostante le intenzioni lodevoli, rischia quindi di non poter cogliere l’essenza di quello che realmente rappresenta, né per il pubblico del passato né per quello presente e futuro.

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