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Un omaggio a Manon Lescaut: la trilogia in scena al Teatro Regio di Torino

Un tributo all’antieroina per eccellenza, Manon Lescaut. La moderna e complessa figura femminile, capace di affascinare con la sua sensualità ma anche di incorrere in tragiche vicende, diventa protagonista di un ambizioso progetto musicale. Il Teatro Regio di Torino celebra questa icona della lirica con il ciclo “Manon Manon Manon“, un’iniziativa che porterà sul palcoscenico le diverse interpretazioni di quest’opera grazie alla direzione del regista Arnaud Bernard. Nell’arco di tre serate, il pubblico avrà l’opportunità di scoprire le versioni di Daniel Auber, Jules Massenet e Giacomo Puccini, ciascuna con la propria unicità e profondità.

La complessità di Manon: origine e sviluppo della trama

All’origine di questo mito artistico, c’è il romanzo di Antoine François Prévost, “La vera storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut“. Pubblicato nel 1731, il racconto narra le disavventure amorose di Des Grieux e della capricciosa Manon. La giovane, scappata da un convento, incarna il desiderio di libertà e il gusto per i lussi, spingendo il suo amante a sacrificare tutto per lei. La narrazione, intrisa di passione e inganni, segue la vita della coppia da Parigi a New Orleans, tra furti e tradimenti, che culminano in un tragico destino.

Un omaggio a Manon Lescaut: la trilogia in scena al Teatro Regio di Torino

La figura di Manon, considerata audace e seducente, scardina i canoni morali dell’epoca e sfida le convenzioni sociali, dimostrandosi capace di affascinare tanto in vita quanto in morte. Il romanzo, inizialmente censurato per i suoi toni licenziosi, viene successivamente ripubblicato in versioni più oneste. La sua influenza è innegabile, fungendo da base per opere liriche che esplorano le sfumature della sua personalità e la tragicità della sua esistenza.

Arnaud Bernard e il suo approccio registico

Arnaud Bernard è un regista d’opera rinomato, la cui carriera spazia tra i principali teatri del mondo, tra cui La Scala di Milano e il Covent Garden di Londra. Il suo talento per la regia si manifesta in questa trilogia, dove riesce a interconnettere tre opere diversissime per stile e periodo, abbracciando un filo conduttore rappresentato dal cinema francese.

Bernard attinge dal realismo poetico dei primi del Novecento, traslandolo per far vibrare le note delle musiche di Auber, Massenet e Puccini, creando così un’esperienza emotivamente incisiva. I suoi allestimenti si propongono di godere della bellezza e della lotta intrinseca alla figura di Manon, presentandola in un modo che esalta la sua complessità mentre mantiene la coerenza narrativa e visiva attraverso il linguaggio cinematografico. I riferimenti visivi al cinema francese, in particolare al periodo della Nouvelle Vague e del realismo poetico, offrono una chiave di lettura innovativa per una storia già nota, rendendo la trilogia attuale e significativa per il pubblico contemporaneo.

Le tre opere: dalle prime note al gran finale

La rassegna “Manon Manon Manon” prende il via con “Manon Lescaut” di Daniel Auber, in onda il 24 ottobre. Con un libretto di Eugène Scribe che alleggerisce i temi più aspri del romanzo originale secondo i gusti ottocenteschi, questa versione mette in risalto l’innocenza e la fragilità della protagonista, con la nuova introduzione dell’amica Marguerite. La musica di Auber riesce a mantenere un equilibrio perfetto tra liricità e frizzantezza, creando un’opera che si allinea con le aspettative sociali dell’epoca, dove il moralismo predomina.

Il giorno seguente, il 25 ottobre, sarà la volta di “Manon” di Jules Massenet, una rivisitazione audace della storia ambientata negli anni Sessanta, che punta a riflettere l’essenza della liberazione femminile. La rappresentazione è arricchita da riferimenti al cinema della Nouvelle Vague, dove Manon crea un parallelo diretto con le figure femminili forti e carismatiche della celluloide. Il dramma si intensifica, sostituendo i viaggi speranzosi con il grigiore della prigionia.

Infine, il 26 ottobre, il pubblico assisterà alla versione di Giacomo Puccini, un’opera che incarna l’apice della lirica romantica. Qui, Manon si trasforma in un personaggio tragico capace di innamorarsi fino alla perdita di sé stessa. Anche qui, Bernard fa affidamento sul linguaggio cinematografico, creando scenografie che evocano l’atmosfera dei film di epoca in bianco e nero. Questa trilogia non solo celebra una storia iconica, ma rappresenta un inno alla complessità femminile attraverso le epoche, rivelandone il fascino intramontabile.

Con tre notti di lirica sulle reti nazionali, il progetto di Torino pone Manon al centro della scena, riaccendendo l’interesse per una figura che, nonostante il tempo che passa, continua a incantare e ispirare artisti di ogni genere.

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