La nuova opera “Una torta per dirti addio”, scritta da Angela Frenda, rende omaggio a Nora Ephron, una figura distintiva del panorama culturale e gastronomico. Frenda, nota per la sua penna raffinata sul Corriere della Sera e su iO Donna, esamina la vita e l’eredità di Ephron attraverso un racconto che si snoda in diversi capitoli. La narrazione rivela una donna che, pur non essendo un esempio classico di femminismo, ha saputo coniugare la sua passione per la cucina con il suo impegno sociale, creando un legame profondo tra identità femminile e culinaria.
Nora e il femminismo al femminile
Contrariamente alle aspettative, Nora Ephron non può essere definita una feminista ortodossa. Infatti, la sua vita si intreccia con il concetto di indipendenza e successo, che caratterizzano molte donne audaci del suo tempo. Pur riconoscendo il valore del movimento, spesso si trovò in disaccordo con le sue istanze, difendendo con fervore la sua libertà di scelta. La sua identità si basava su un amore per la femminilità, che celebrava sia scrivendo sia interagendo con molte donne talentuose che la circondavano. Non era solo una sostenitrice del femminismo, ma anche una mentore per molte, supportando le loro carriere e creando spazi di visibilità.
Uno dei punti di contesa con le femministe del suo tempo fu la sua passione per la cucina. Ephron non esitò a mettere in mostra questa inclinazione come parte della sua personalità, trasformando la gastronomia in un elemento narrativo nei suoi scritti. La cucina diventava dunque un simbolo di libertà e auto-espressione. Nella sua autobiografia romanzata, il cibo era il filo conduttore che attraversava la sua vita e il suo lavoro, permettendo di esplorare abitudini, amori e perdite. La vinaigrette divenne un potente simbolo, rappresentando la conclusione di relazioni significative.
Nel corso degli anni, Ephron si dimostrò pioniera nella trattazione del tema gastronomico, persino nelle sue pubblicazioni giornalistiche, in un periodo in cui molte donne si discostavano dalla cucina. Lo affermò chiaramente in un’intervista sul magazine Epicurious, sottolineando che il cucinare non rappresentava un retrocesso per la donna moderna, ma piuttosto un modo per manifestare la propria libertà. La sua posizione, audace e provocatoria, ha continuato a risuonare in un’epoca dove il femminismo presenta sfide e contraddizioni anche nel rapporto con le tradizioni culinarie.
L’importanza delle liste
Nora Ephron aveva una straordinaria attitudine a esistere senza compromessi, sostenendo le sue convinzioni con determinazione. Uno dei momenti chiave della sua vita fu il discorso tenuto nel 1996 a Wellesley College, dove incoraggiò le giovani donne presenti a diventare le protagoniste delle proprie vite e a non rifugiarsi nel ruolo di vittime. Con una lucidità sorprendente, Ephron esortava a comprendere che il cambiamento era inevitabile e che non bisognava temere di saper cambiare rotta.
A vent’anni, Ephron redasse una lista di cinque parole che la descrivevano: ambiziosa, laureata, passionale, democratica e figlia. Dieci anni dopo, la lista si era trasformata radicalmente, evidenziando il suo viaggio personale. Nel celebre discorso al Wellesley, le parole di Ephron si fecero eco di una profonda consapevolezza: la crescita personale è un processo continuo, che porta a nuove scoperte su se stessi e sul mondo circostante.
La sua capacità di essere un faro per le giovani donne si manifestò anche nell’affiancare le loro esperienze a queste riflessioni sul cambiamento. Ephron incalzò le studentesse a mettere in discussione ciò che leggevano e le convinzioni dominanti, avvertendole riguardo alle ingiustizie verso le donne e alle narrazioni distorte che talvolta influenzano le opinioni pubbliche. Le sue parole spronavano le giovani a non farsi intimidire e a mantenere uno spirito critico.
La cucina come espressione del femminismo
Uno degli importanti contributi di Nora Ephron è stato il suo approccio innovativo alla cucina nel contesto del femminismo. L’idea di cucinare e di parlare di cucina come un atto di liberazione e empowerment femminile è stata una delle intuizioni più significative della sua carriera. Per Ephron, il cucinare rappresentava una forma di espressione, un modo per rivendicare la propria identità e realizzare una connessione profonda con le proprie radici e il proprio essere.
Con il suo trasporto per la gastronomia, Ephron ha illuminato il percorso di quelle donne che lottavano contro stereotipi e pregiudizi. Autrici contemporanee, come Serena Danna, riconoscono quanto questa nuova visione della cucina possa influenzare le esperienze delle donne. La consapevolezza di essere privati di questa dimensione, simile a come non leggere o viaggiare, divenne un catalizzatore per le riflessioni e i cambiamenti necessari per abbracciare la propria identità femminile.
La continuità del suo pensiero sull’importanza del cibo come manifestazione di personalità ha contribuito a far emergere un nuovo concetto di cucina femminista. Ephron ha dimostrato che il cucinare non è solo una serie di tecniche, ma un atto carico di significato. La cucina diventa così un rifugio, un ecosistema dove ogni donna può trovare espressione e autenticità, in un mondo in continua evoluzione.
Grazie a Nora Ephron, il legame tra femminismo e cucina si è rinforzato, permettendo a ogni donna di percepire il cibo non solo come nutrimento, ma come un potente strumento di narrazione e identità.