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Morto Paul Morrissey, il regista che ha rivoluzionato il cinema indipendente americano

Il mondo del cinema indipendente è in lutto per la scomparsa di Paul Morrissey, un regista che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema underground. Morrissey, noto per la sua collaborazione con Andy Warhol e per aver diretto film iconici negli anni ’60 e ’70, è deceduto il 28 ottobre 2024 all’Ospedale di Manhattan, all’età di 86 anni. La notizia è stata confermata dall’archivista Michael Chaiken al New York Times, segnando la fine di un’era per il cinema artistico e provocatorio.

La nascita di una collaborazione leggendaria

La storia di Paul Morrissey e Andy Warhol inizia nel 1965, un periodo particolarmente fruttuoso per entrambi. Warhol, già celebre per le sue opere d’arte pop, stava mettendo in piedi il suo famoso loft, noto come The Factory, luogo di incontro per artisti e creativi. Qui Morrissey entra in scena, portando con sé l’idea di realizzare film a basso costo, ma ad alto impatto, utilizzando budget inferiori a 10.000 dollari. Questa sinergia ha dato vita a una serie di lungometraggi che hanno ridefinito il panorama del cinema indipendente americano.

Morto Paul Morrissey, il regista che ha rivoluzionato il cinema indipendente americano

La trilogia di maggior successo realizzata da Morrissey e Warhol include titoli significativi come “Flesh“, “Trash” e “Heat“. Queste opere hanno messo in luce la figura di Joe Dallesandro, un sex symbol gay dell’epoca, e hanno utilizzato uno stile di regia caratterizzato dal cinéma vérité, con sceneggiature spesso improvvisate. Questo approccio unico ha permesso agli attori, tra cui Dallesandro, Jackie Curtis e Holly Woodlawn, di emergere e di dare vita a personaggi complessi, creando un mix di dramma e realismo che ha catturato l’attenzione del pubblico.

Un legame con i Velvet Underground e la separazione da Warhol

Oltre al suo lavoro cinematografico, Morrissey ha avuto un impatto significativo anche nel mondo della musica, collaborando con band storiche come i Velvet Underground e la cantante Nico. Durante il periodo tra il 1966 e il 1967, Morrissey partecipò attivamente all’organizzazione dei concerti multimediali “Exploding Plastic Inevitable“, un evento che mescolava musica, cinema e performance. Tuttavia, le sue interazioni con il gruppo furono sempre ambigue, tanto che decise di prendere le distanze dal progetto mentre Lou Reed, il frontman della band, scelse di licenziare Warhol.

La sua carriera cinematografica con Warhol continuò nonostante questa separazione, dando vita a film di genere come “Flesh for Frankenstein” nel 1973 e “Blood for Dracula” nel 1974. Queste pellicole, pur guadagnandosi lo status di cult tra i fan del cinema indie, non riscuoterono il successo sperato, risultando in un flop commerciale e attirando un’attenzione critica limitata.

Un’eredità controversa e critiche a Warhol

Il 1974 segna la fine della collaborazione tra Morrissey e Warhol, un duplice allontanamento che segnò un cambiamento nel panorama cinematografico. Morrissey continuò a dirigere, lavorando su progetti che coinvolsero star come Dudley Moore e Kevin Bacon, espandendo il suo repertorio artistico. Tuttavia, con gli anni, la sua percezione di Warhol mutò, portandolo a esprimere opinioni negative sul legame che avevano condiviso.

Morrissey divenne sempre più esplicito riguardo ai suoi giudizi, definendo Warhol come “incompetente” e adducendo critiche sul suo contributo artistico. Dichiarazioni come quelle in cui lo descrive come un “anoressico, autistico, affetto da Asperger” lasciano trasparire un certo astio, rivelando tensioni che sembravano covare sotto la superficie. Tali affermazioni non solo delineano un quadro complesso della loro interazione creativa, ma anche la critica incessante di Morrissey verso una figura che, per molti, rimane sinonimo di provocazione e innovazione.

La carriera di Morrissey si chiude con il suo ultimo film, “News From Nowhere“, uscito nel 2010, segnando la fine di un viaggio artistico che ha influenzato profondamente il modo di intendere l’arte e il cinema contemporaneo. Un’eredità difficile da dimenticare per chi ha vissuto gli anni d’oro della cultura underground.

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