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L’elezione papale come drama: “Conclave” porta intrighi e conflitti nelle mura vaticane

Il potere, la fede e le ambizioni personali si intrecciano in un affascinante racconto di intrighi e rivalità. Il film “Conclave“, diretto da Edward Berger e tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, esplora il misterioso processo di elezione di un nuovo Papa. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film offre uno sguardo ravvicinato alle pressioni e ai dilemmi morali che avvolgono i cardinali, rendendo il tema sempre attuale e coinvolgente.

La trama in dettaglio: un’elezione segnata da tensioni

Conclave” riesce a catturare l’essenza dell’elezione papale, un evento carico di significato e drammaticità. Al centro della narrazione troviamo il cardinale Lawrence, interpretato da Ralph Fiennes, che si ritrova a dover guidare il processo di selezione del nuovo pontefice in seguito alla morte del predecessore. La trama si infittisce quando Lawrence deve affrontare varie forze rivali, tra cui il cardinale Tedesco, interpretato da Sergio Castellitto, che rappresenta la spinta conservatrice. Ambiguità e intrighi emergono nella figura di Tremblay, impersonato da John Lithgow, mentre il ruolo dell’outsider è affidato all’arcivescovo di Kabul, Benitez, interpretato da Carlos Diehz.

L’elezione papale come drama: “Conclave” porta intrighi e conflitti nelle mura vaticane

Col passare del tempo, la determinazione del sudafricano Adeyemi, interpretato da Lucian Msamati, e la fiducia in un amico come Bellini, interpretato da Stanley Tucci, danno vita a un mosaico complesso di relazioni e tensioni. Ogni decisione e ogni interazione mettono in discussione la fede e il senso di identità dei protagonisti, aggiungendo un ulteriore livello di intensità narrativa. Mentre il cardinale Lawrence si confronta con le sue incertezze, il film porta lo spettatore a riflettere sulla natura della fede e sul significato del potere in seno alla Chiesa.

L’approccio artistico: la battaglia tra fede e dubbio

Ralph Fiennes ha dichiarato di aver intrapreso un profondo viaggio esplorativo per comprendere la vita di un sacerdote cattolico. Durante le riprese, ha avuto modo di interagire con cardinali, alcuni dei quali hanno confessato di dover affrontare conflitti interiori riguardanti la loro fede. “Per un sacerdote”, afferma Fiennes, “il dubbio è una realtà insopportabile”, mettendo in luce la tensione che permea l’esistenza di chi vive in un mondo di ferree convinzioni religiose.

Il suo collega Sergio Castellitto ha sostenuto che “per un artista, il dubbio è l’elemento propulsivo”, suggerendo che questi contrasti interiori alimentano la creatività. Questa riflessione interiore si intreccia con la narrazione, mentre il film si sviluppa in una successione di eventi in cui le convinzioni e i valori dei personaggi vengono messi alla prova. Le meravigliose geometrie architettoniche del Vaticano offrono lo sfondo perfetto per questa lotta spirituale, aggiungendo un ulteriore strato di significato al racconto.

Un viaggio visivo e tematico attraverso il Vaticano

Conclave” non è solo una storia di potere e intrighi; è anche un viaggio visivo attraverso alcuni dei luoghi più emblematici del Vaticano. Le scene si snodano tra chiostri, giardini e la Cappella Sistina, creando un dialogo evocativo tra l’arte e le tensioni che fluiscono tra i cardinali. I dettagli architettonici e gli affreschi straordinari arricchiscono l’atmosfera, portando lo spettatore a esplorare gli spazi riservati dove si svolgono queste cruciali decisioni.

La narrazione riesce a fondere sapientemente gli sviluppi visivi con le complesse dinamiche interpersonali, rendendo l’esperienza cinematografica intensa e coinvolgente. I personaggi sono ritratti in modo vivido mentre si confrontano non solo con gli altri, ma anche con le loro stesse convinzioni e i loro segreti, amplificando l’impressione di una storia in continua evoluzione.

Dall’interiorità tormentata dei protagonisti alle maestose cornici vaticane, il film si snoda in un racconto che visibilmente esplora la condizione umana. Lo sceneggiatore Peter Straughan, collegando la trama all’aforisma di Kant, ci ricorda che “dal legno storto dell’umanità non c’è nulla di dritto che si possa ottenere”, suggerendo che le finzioni e le aspirazioni di potere sono inevitabilmente segnate dalla complessità e dalla contraddittorietà della natura umana.

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