Con l’arrivo di Halloween, Netflix ha arricchito la sua offerta con la docuserie “Rapimento alieno a Manhattan“, dedicata a uno dei più controversi episodi di presunto rapimento alieno della storia recente. Questa docuserie in tre episodi riporta alla luce l’incredibile racconto di Linda Napolitano, la quale sostiene di essere stata prelevata da un UFO nel 1989 dal suo appartamento a Lower Manhattan. Tuttavia, il rilascio di questa serie ha scatenato reazioni forti e immediate, comprese azioni legali da parte della protagonista, che sentendosi diffamata, ha intrapreso un’azione legale contro la piattaforma di streaming.
Linda Napolitano e la querela contro Netflix
Il fulcro della controversia è Linda Napolitano, che ha fatto causa a Netflix presso la Corte Suprema di New York, accusando la piattaforma di aver diffamato la sua immagine. Secondo Napolitano, la docuserie “Rapimento alieno a Manhattan” non solo mette in discussione la sua reputazione come persona onesta, ma ruba anche materiale protetto. La donna sostiene che il lavoro non le renda giustizia e che le false rappresentazioni presentate nella serie potrebbero danneggiarla irrevocabilmente. Questo perché alla base dei suoi diritti c’è anche una questione di copyright, legata al libro “Witnessed: The True Story of the Brooklyn Bridge Abduction” di Budd Hopkins, che documenta il caso. Gli eredi di Hopkins hanno deciso di unirsi alla causa, sperando di ottenere un risarcimento e di far luce sui diritti del loro defunto congiunto.
Ma non è solo Netflix ad essere nel mirino di Napolitano. Anche Top Hat Productions e gli eredi di Carol Rainey, l’ex moglie di Hopkins, sono stati coinvolti nei procedimenti legali. Rainey, presente nel documentario, ha espresso scetticismo riguardo alla veridicità del rapimento alieno, e Napolitano ritiene che questo scetticismo derivi da un risentimento personale nei confronti dell’ex marito. Le accuse di difamazione si basano sulla convinzione che le narrazioni negative abbiano l’obiettivo di screditare non solo Linda, ma anche l’intero lavoro di Hopkins.
La docuserie e il contesto storico
“Rapimento alieno a Manhattan” presenta una narrazione che si dipana su tre episodi, ognuno dei quali esamina in approfondimento quella notte fatale del 30 novembre 1989. La docuserie si concentra su quanto accaduto a Linda nella sua camera da letto, dove affermò di essere stata prelevata da entità extraterrestri, una vicenda che, all’epoca, suscitò un’ampia attenzione mediatica, incluso un’apparizione nel famoso programma di Oprah Winfrey. L’interesse attorno al caso ha portato a un crescente dibattito pubblico sulle esperienze di presunti rapimenti alieni e sull’ufologia, un campo di studi spesso considerato marginale.
Al centro del fenomeno c’è Budd Hopkins, un noto ricercatore di ufologia che ha dedicato gran parte della sua vita a esplorare questi eventi. La sua casa serviva da centro di supporto per coloro che sostenevano di aver subito esperienze simili e ha cercato di utilizzare l’ipnosi come mezzo per far riemergere ricordi nascosti di incontri con alieni. Tuttavia, il lavoro di Hopkins era spesso oggetto di scherno e critica, non riuscendo a scampare all’ironica luce del “ridicolo”. La docuserie tenta di ridare vita a questi eventi, ma il suo approccio potrebbe sembrare ripetitivo e poco innovativo rispetto ad altre opere simili nel panorama.
Un racconto già sentito?
Nonostante il potenziale intrigante della storia di Napolitano, la docuserie non riesce a differenziarsi chiaramente da altre opere che affrontano il tema dei rapimenti alieni. La presentazione risulta simile a molte altre produzioni che affollano la piattaforma Netflix. Anche se offre interviste a testimoni chiave, tra cui Napolitano stessa e altri che affermano di aver vissuto esperienze di rapimento, manca di un approccio visivo o narrativo distintivo.
Lo spettatore potrebbe avvertire una sensazione di déjà vu, come se si trovasse di fronte a una ricetta già collaudata in altre produzioni. In un momento in cui il governo degli Stati Uniti sta aprendo i dibattiti sui fenomeni aerei non identificati in contesti ufficiali, come le audizioni al Congresso, ci si aspetterebbe una narrazione più originale e coinvolgente. Tuttavia, “Rapimento alieno a Manhattan” si propone come un’opzione per chi cerca un intrattenimento sobrio, domandandosi se la versione di Linda sia veritiera o frutto di un’immaginazione fertile.
Da guardare per chi desidera trascorrere una serata di Halloween in compagnia di misteri e fenomeni inspiegabili, questo docu-serie riesce a stimolare la curiosità, ma non sempre offre nuovi spunti. In un’atmosfera che potrebbe sembrare inquietante, gli spettatori saranno invitati a controllare la sicurezza delle proprie finestre, introducendo così un ulteriore elemento di suspense nell’esperienza visiva.