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La colonna sonora che terrorizza: il nuovo horror di Oz Perkins porta il glam rock nelle sale

Un’opera che mescola paura, musica e atmosfere inquietanti. “Longlegs”, l’horror diretto da Oz Perkins, è stato accolto con entusiasmo negli Stati Uniti e ora è finalmente disponibile nelle sale cinematografiche italiane in occasione di Halloween. Il film è caratterizzato da una trama avvincente e da un’originale colonna sonora che si intreccia in modo indissolubile con la narrativa. Con un sapiente mix di sound design e brani iconici degli anni ’70, Perkins offre un’esperienza cinematografica che va oltre la semplice visione, immergendo lo spettatore in un mondo di terrore e fascinazione.

Un inizio inquietante tra musica e parole

Il film “Longlegs” si apre con una scritta rossa sullo schermo, seguita da un verso di “Get It On”, una celebre canzone dei T.Rex del 1971, la band glam rock fondata da Marc Bolan. Il verso che introduce la storia non è solo una citazione musicale; diventa un sigillo di apertura che stabilisce il tono di orrore e inquietudine. In effetti, il crescente fascino di Perkins per la musica di questa epoca ha influenzato profondamente la scrittura della sceneggiatura. Il regista ha rivelato di essere rimasto particolarmente colpito dalla rappresentazione della musica nel documentario “1971: The Year That Music Changed Everything”, che ha risvegliato in lui una passione per il glam rock e ha dato origine a collegamenti significativi tra il testo del brano e il racconto di “Longlegs”.

La colonna sonora che terrorizza: il nuovo horror di Oz Perkins porta il glam rock nelle sale

La canzone parla di una figura femminile complessa e simbolica, la cui interpretazione si intreccia con le esperienze della protagonista, Lee Harker, interpretata dall’attrice Maika Monroe. Il verso che recita “Sei sporca, dolce e sei la mia ragazza” fa eco alla persistente ossessione del serial killer per Lee, definendo un legame agghiacciante tra passato e presente. La tonalità nostalgica della canzone si unisce all’aspetto spettrale, enfatizzando un’atmosfera quasi malinconica, mentre il film esplora il mistero di un serial killer che ha lasciato una scia di sangue negli anni ‘70 nell’Oregon, nell’ambito di un’indagine condotta da una giovane agente dell’FBI.

La trama di Longlegs: un’indagine nel buio

“Longlegs” si sofferma sulla vita di Lee Harker, una neo-agente dell’FBI che viene incaricata di risolvere un caso di omicidi irrisolti risalenti a vent’anni prima. La sua abilità di “sentire” gli eventi del passato la porta a scoprire dettagli inquietanti riguardo un omicida che ha seminato il panico nell’Oregon, torturando le famiglie nel giorno del compleanno delle proprie figlie. Questi eventi tragici sono accompagnati da misteriose lettere firmate con l’ambiguo codice “Longlegs”, costringendo Lee a fare i conti con un passato intriso di crimine e paura.

Mentre il racconto si sviluppa, la protagonista avverte un legame particolare con il serial killer, rimanendo avviluppata nella sua rete di oscurità. La tensione cresce in ogni scena, sostenuta da una preziosa colonna sonora che non solo amplifica le emozioni, ma costruisce anche una forma di narrazione visiva attraverso il suono. Le connessioni tra la musica e le azioni di Lee si rivelano fondamentali, creando un’esperienza coinvolgente che va oltre gli spaventi superficiali. L’atmosfera diventa un personaggio a sé stante, suscitando un senso di paura che si insinua silenziosamente.

Il glam rock come fulcro della narrazione

Il legame tra il film “Longlegs” e il glam rock non si limita alla presenza di canzoni iconiche, ma si riflette anche in estrosi dettagli visivi. Il serial killer, interpretato da Nicolas Cage, è stato connotato da un look ispirato all’estetica glam, creato dal truccatore Harlow MacFarlan. Questo stile non solo reinterpreta il passato musicale, ma infonde anche una dimensione di complessità e dualità al personaggio, trasformandolo da semplice criminale a figura affascinante e sinistra. La ricerca della personalità di Longlegs viene amplificata attraverso l’uso di poster di rock star come Lou Reed e l’estetica del circo glam, suggerendo un legame profondo tra il protagonista e il mondo musicale degli anni ’70.

Il makeup e i capelli eccentrici servono a mettere in risalto le sfumature di Longlegs, che nel profondo sembra lottare con la sua identità e il suo desiderio di successo. La creazione di Longlegs racchiude le delusioni di un aspirante musicista, che si manifesta in comportamenti ossessivi e violenti, trasformando il suo fracasso in un’arma letale. Ciò che emerge è un personaggio complesso che fa da eco alle tensioni artistiche degli anni passati, rendendo “Longlegs” non solo un film horror, ma anche un tributo a un’epoca caratterizzata da un tumulto creativo e culturale.

La colonna sonora che incute paura

Un altro elemento fondamentale di “Longlegs” è il sound design, curato da Eugenio Battaglia. Battaglia ha voluto creare una “narrazione sonora” che enfatizza il silenzio proprio per suscitare angoscia e mistero. Le scene ricche di tensione sono rese più inquietanti da suoni ambientali astuti, dall’effetto della neve calpestata ai sussurri in sottofondo. Ogni suono è studiato per suscitare emozioni intense, guidando lo spettatore a provare un profondo senso di vulnerabilità e ansia.

La colonna sonora originale, composta da Zilgi , include ventidue brani che mescolano sintetizzatori, strumenti distorti e scelte musicali in grado di evocare paura e suspense. Brani come “Second Sight” e “Bunch of Basement Noise” non solo creano un impatto uditivo, ma si allacciano alla trama, amplificando il senso di allerta e terrore. L’abilità di Perkins & Battaglia di tessere insieme questi suoni crea un’esperienza sinestetica, facendo sì che la paura non abiti solo le immagini, ma penetri anche attraverso le orecchie.

Orrore e musica si intrecciano

“Longlegs” rappresenta un’interessante fusione tra l’horror e la musica glam rock, riuscendo a dare nuova vita a entrambe le forme artistiche. La scelta di brani iconici e il sound design ben curato sono essenziali per l’atmosfera del film, rendendo ogni scena un’esperienza immersiva e angosciante. L’abilità di Perkins nel manipolare sia le immagini che i suoni dà vita a un film che cattura il pubblico dalle prime sequenze, mantenendo il livello di tensione fino all’ultimo fotogramma. Con “Longlegs”, il regista porta il pubblico in un viaggio coinvolgente, confermando il potere della musica nell’arte cinematografica e nell’evocazione di emozioni forti.

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