Il regno della regina Elisabetta II ha attraversato decenni, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di milioni di persone. Ora, grazie ai ricordi di Samantha Cohen, ex segretaria privata della sovrana, si riesce a scoprire un profilo più personale e giocoso di una figura storica che, per molti, è sempre apparsa distante e regale. Le parole di Cohen rivelano un lato umano della regina, contraddistinto da momenti di semplicità, calore e una sorprendente umiltà.
Il rifugio estivo di Balmoral: una regina tra le sue radici
Il castello di Balmoral, situato nel pittoresco paesaggio scozzese, rappresentava per la regina Elisabetta II un rifugio prezioso lontano dagli impegni formali di corte. Qui, la sovrana si sentiva a casa: «Era una persona riservata», racconta Cohen, «e amava la tranquillità del posto». Ogni estate, la regina accoglieva i membri della famiglia e gli amici più cari, dedicando loro attentamente il tempo e gli spazi del castello. Secondo le parole di Cohen, questa attenzione ai dettagli evidenziava il desiderio della sovrana di essere non solo un monarca, ma anche un membro affettuoso della sua famiglia. Infatti, le estati a Balmoral diventavano un’opportunità per la regina di assaporare la vicinanza dei suoi cari, facendo sì che ogni stanza fosse preparata personalmente e visitata per garantire che ognuno si sentisse accolto.
Le riunioni familiari in questo ambiente idilliaco erano caratterizzate da risate e momenti di leggerezza, con la regina che si impegnava a rendere ogni incontro speciale. Questo aspetto della sua vita, così intimo e familiare, rivela una donna che, al di là del suo ruolo ufficiale, aspirava a essere una madre e una nonna affettuosa, desiderosa di creare ricordi indimenticabili con i suoi cari.
La regina alla guida: un animo avventuroso e determinato
Samantha Cohen non può fare a meno di sorridere quando pensa alla passione della regina per la guida. «Era determinata e non esitava a spingere sull’acceleratore», racconta con affetto. Durante le sue estati a Balmoral, Elisabetta II amava percorrere le strade con le sue auto, apprezzando la libertà che questi momenti le offrivano. Ma non era solo la velocità a consolarla; la regina trovava gioia anche nell’interazione con il mondo esterno, come dimostra il fatto che spesso incrociava i figli di Cohen mentre si dedicava alle sue cavalcate.
A questo proposito, Cohen ricorda con grande affetto i momenti in cui preparava la colazione per i suoi bambini, i quali la informavano entusiasti della presenza della regina a cavallo. Questi episodi dimostrano come la sovrana, pur ricoprendo un ruolo istituzionale di enorme responsabilità, fosse un’anima giocosa, desiderosa di vedere le famiglie divertirsi e di coinvolgersi nella vita delle persone che la circondavano.
Momenti di leggerezza: il ricordo della farfalla
Uno dei ricordi più cari di Samantha Cohen è legato a un episodio quasi magico accaduto nel salotto di Balmoral. Durante una mattina tranquilla, la regina e Cohen si imbatterono in una farfalla che si era posata su un libro. Questo semplice ma significativo momento rivelava il lato giocoso della sovrana: «La regina disse: “Aspetta, dobbiamo liberarla”», ricorda Cohen con un sorriso. Dopo vari tentativi divertenti di catturare la farfalla, le due donne riuscirono finalmente a liberarla. «Ridevamo entrambe, era una scena di pura gioia», afferma Cohen. Questi piccoli attimi di spensieratezza, lontani dalle formalità di corte, hanno contribuito a tessere un legame reale tra due donne, un legame che trascendeva i ruoli e le aspettative.
La capacità della regina di vedere la bellezza nelle piccole cose, come il volo di una farfalla, ha permesso a Cohen di apprezzare ulteriormente l’umanità di Elisabetta II. La sovrana era in grado di staccarsi per un momento dal suo status per vivere attivamente la vita, dimostrando che il potere non doveva necessariamente significare serietà costante.
L’umiltà di una sovrana: il ritratto di una donna autentica
Nonostante il suo status elevato, la regina Elisabetta II è rimasta sempre ancorata a una sorprendente umiltà. «In un mondo pieno di celebrità, la regina era l’opposto di una star», commenta Cohen con affetto. Sebbene fosse la regina, non si lasciava avvolgere dal glamour egocentrico spesso associato ai riflettori. Era consapevole del suo ruolo come guida e direttrice d’orchestra, affrontando le sue responsabilità con serietà e dedizione.
Tale visione realista e distaccata della propria persona l’ha aiutata a mantenere una connessione autentica con le persone che la circondavano. Cohen sottolinea il fatto che la regina non cercava mai di mettere in mostra il proprio potere o cercare riconoscimenti per il suo rango. «Era una straordinaria datrice di lavoro», afferma l’assistente, evidenziando come il suo approccio rispettoso e equo nei confronti di tutti, senza favoritismi, la rendesse una leader ammirabile.
Tutti questi tratti, insieme ai ricordi affettuosi di Samantha Cohen, hanno contribuito a dipingere un’immagine di una regina che, pur rivestendo un ruolo monarchico, ha mantenuto una umanità e una gioia di vivere straordinarie nel suo quotidiano.