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Riscoprire la lentezza: un viaggio tra storia e modernità nel pensiero di Mathias Leboeuf

Il concetto di lentezza sta emergendo come un antidoto alle frenesie della vita moderna, un tema ampiamente esplorato nel saggio di Mathias Leboeuf, filosofo e giornalista francese. Questo lavoro intitolato “Piccolo trattato della lentezza. Ad uso e consumo di gente sotto pressione” si propone di riflettere su come la rapidità e l’efficienza siano diventate imperativi nella nostra esistenza, spingendo molti a fermarsi per riscoprire il valore di un ritmo più umano. L’interesse crescente per questa tematica non è solo filosofico; è un invito a riflettere sulla qualità delle nostre vite, in un’epoca dove il tempo sembra sfuggire inarrestabile.

Le radici storiche della velocità nella cultura occidentale

La genesi della velocità nel contesto occidentale risale all’epoca greca, con l’inizio dei Giochi olimpici. Questi eventi non solo hanno celebrato la forza fisica, ma hanno anche posto le basi per un culto della performance e della velocità che si è sviluppato nel corso dei secoli. Il celebre Achille, eroe delle epopee omeriche, rappresenta questa corsa verso la gloria e la velocità; egli incarna un ideale che ha influenzato la cultura occidentale fino ai giorni nostri.

Riscoprire la lentezza: un viaggio tra storia e modernità nel pensiero di Mathias Leboeuf

Con l’avvento della Rivoluzione Industriale, l’ascesa alla velocità ha subito un’accelerazione esponenziale, grazie anche all’efficienza dei nuovi mezzi meccanici. La società moderna si è così trovata immersa in un incessante correre per raggiungere obiettivi, competere e, soprattutto, consumare. Oggi, le nostre vite sono scandite da impegni serrati, dal multitasking e dalla necessità di essere sempre connessi, creando una spirale di frenesia che spesso porta a esaurimento e stress.

Tuttavia, nonostante questa irrefrenabile corsa verso il futuro, Leboeuf ricorda che nella nostra storia è sempre esistita una riflessione opposta, un movimento che ha abbracciato la lentezza. Espressioni come “chi va piano va sano e va lontano” hanno radici nel Rinascimento, mentre le favole di La Fontaine, con la nota favola della tartaruga e della lepre, offrono un insegnamento perenne. Questo contrappunto temporale ricorda che la corsa non è l’unico modo di vivere; talvolta, imbattersi in un ritmo più lento può rivelarsi proficuo e arricchente dal punto di vista esperienziale.

Lentezza: un lusso o un bisogno collettivo?

Leboeuf affronta anche una provocazione che sottolinea il percepito valore della lentezza nella società attuale: è un lusso riservato a pochi? La riflessione si complica, considerando come l’idea di prendersi del tempo per sé stessi, ad esempio attraverso piccoli momenti di pausa come fumare un sigaro, possa sembrare inaccessibile a una grande parte della popolazione. L’autore risponde a questa accusa sottolineando che la frenesia coinvolge tutti. Non siamo, infatti, soltanto spettatori della nostra vita, ma spesso troppo impegnati a seguirne il ritmo incalzante.

La proposta di Leboeuf è quella di trovare un equilibrio tra velocità e lentezza, riconoscendo che è possibile integrare entrambe le dimensioni nel quotidiano. Questo significa educarsi a scegliere consapevolmente quando e come rallentare, utilizzando momenti di velocità quando necessario, ma concedendosi anche il lusso di momenti di calma e riflessione. La questione rimane aperta: siamo capaci di staccare la spina e vivere una giornata senza impegni programmati? Riscoprire questa dimensione potrebbe rivelarsi un’opportunità per un benessere più autentico.

Un viaggio di esplorazione personale tra velocità e lentezza

Leboeuf, ricollegandosi all’arte di viaggiare di Goethe ed Eichendorff, invita a considerare la lentezza non come un’inibizione, ma come un’opportunità per un viaggio di esplorazione personale. Sia Goethe che Eichendorff hanno trovato nell’Italia un simbolo di libertà, perdersi nelle strade di una città sconosciuta è un atto di scoperta e auto-approfondimento. Così, il viaggio diventa metafora di due aspetti in bilico della nostra vita: operare a un ritmo frenetico e concedersi pause per riflettere e connettersi con se stessi e l’ambiente circostante.

L’invito, quindi, è quello di guardare alla lentezza non come a un’utopia, ma come a una pratica possibile, capace di condurci verso una vita più equilibrata e soddisfacente. È un processo che richiede consapevolezza e volontà, ma che potrebbe rivelarsi trasformativo. Invitiamo i lettori a riflettere su questi temi e a considerare come il loro approccio al tempo e alla lentezza possa influenzare la qualità delle loro esperienze quotidiane.

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