La salute mentale è un tema sempre più presente nel dibattito pubblico, e le parole di Pete Townshend, fondatore degli Who, offrono spunti interessanti. Intervistato dal Sunday Times, il celebre musicista espone la sua routine quotidiana che lo aiuta a fronteggiare la depressione. Con una franchezza disarmante, racconta come nonostante le sue storie di successi e riconoscimenti, la battaglia contro i pensieri oscuri sia ancora una costante nella sua vita.
L’importanza della terapia e della scrittura
Negli ultimi anni, Pete Townshend ha intrapreso un percorso di terapia che gli ha consentito di esplorare se stesso in maniera profonda. Tuttavia, è emerso che il vero cambiamento è avvenuto quando ha compreso l’importanza di ascoltare la propria voce interiore. «Dopo tre anni di terapia ho realizzato che la donna che mi stava seguendo mi aveva detto solo tre parole», ha condiviso il musicista, sottolineando come il suo percorso sia stato più una questione personale di autoascolto che di assistenza esterna. Da quel momento, ha iniziato a tenere un diario, una pratica che gli ha permesso di riflettere sulla sua vita e di confrontarsi con i suoi sentimenti.
Townshend ha ammesso di combattere con «una paralizzante depressione chimica», che spesso lo porta a svegliarsi nelle ore più buie della notte, dalle due alle cinque, incapace di riaddormentarsi. Nonostante questi momenti difficili, ha trovato strategie che lo aiutano a gestire le sue emozioni. La scrittura, in particolare, diventa un modo per affrontare i pensieri negativi, anche se riconosce che scrivere prima di colazione tende a proiettare una visione cupa della sua vita. «Se non mangio nulla e mi metto subito a scrivere, i miei pensieri sono spesso più cupi, nonostante il mio stile di vita», ha osservato.
Routine quotidiana e piccole gioie
La mattina di Pete Townshend è costellata da rituali che gli regalano un senso di normalità e benessere. Inizia la giornata con una semplice ma rassicurante tazza di tè accompagnata da biscotti digestivi, per un totale di diciassette zollette di zucchero. «Mi sento felice quando inizio la mia giornata in questo modo», ha detto. Le piccole gioie quotidiane, come il gusto del tè e la dolcezza dei biscotti, diventano ancore di stabilità in un mare di incertezze.
Il musicista sottolinea come la sua vita, pur ricca di successi e soddisfazioni, possa essere vulnerabile a pensieri distruttivi. In un’epoca in cui la pressione sociale e le aspettative sembrano intensificarsi, Townshend evidenzia come le esperienze di ognuno siano uniche. Per lui, ciò che funziona in termini di gestione del benessere mentale potrebbe non essere adatto a qualcun altro. In questo contesto, critica l’approccio superficiale spesso assunto sui social media: «Penso che, principalmente a causa dei social media, siamo un po’ superficiali nel modo in cui condividiamo con leggerezza non solo le nostre ansie ma anche, forse, le nostre soluzioni».
Il futuro degli Who e il teatro della vita
Quando parlava degli Who in un’intervista al New York Times, Townshend ha rivelato che la band ha ancora una missione non compiuta: un ultimo tour globale. «Abbiamo ancora una cosa da fare prima di andare a morire in pace», ha affermato. Malgrado questo desiderio di portare la musica in giro per il mondo, ha anche confessato di non provare lo stesso entusiasmo di una volta nel salire sul palco con il gruppo. La sua motivazione, attualmente, sembra meno legata alla passione e più a questioni pratiche: «Salgo sul palco solo perché adesso ho uno standard della vita quotidiana più elevato».
Questa rivelazione mette in luce un tema universale: il contrasto tra sogni di gioventù e la realtà dell’età adulta. Anche un’icona della musica come Townshend si trova a combattere con la deriva dell’individualità e il cambiamento delle priorità nel tempo. Sebbene le difficoltà personali rimangano una sfida, il chitarrista continua a cercare di connettersi con il pubblico e con se stesso, affrontando l’incessante cambiamento della vita e delle sue aspettative.