Arianna Porcelli Safonov è un’autrice e artista poliedrica che torna alla ribalta con il suo nuovo monologo provocatorio. Da qualche tempo lontana dai riflettori della televisione, la sua ultima apparizione risale al 2020 con il format “Scappo dalla città” su LaEffe. Oggi, però, la Porcelli Safonov riemerge tra i boschi dell’Appennino, dove vive e scrive, e presenta “Picchiamoci“, un’opera che invita a riflettere sulla violenza di genere in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. L’appuntamento è fissato per lunedì alle 20.30 al teatro Sala Umberto di Roma.
Il significato di “Picchiamoci”
La scelta del titolo “Picchiamoci” non è casuale. Arianna spiega che si riferisce a una tradizione peruviana chiamata Takanacuy, in cui le famiglie si riuniscono per “picchiarsi” in un gesto simbolico di risoluzione dei conflitti. Questo rituale avviene il 25 dicembre, suscitando l’immagine ironica e provocatoria di un Natale caratterizzato da litigi familiari. L’artista sottolinea che nel suo spettacolo non si tratta di promuovere la violenza, ma di stimolare una riflessione profonda su una problematica che coinvolge tutta la società. “La violenza di genere è un tema che ci riguarda tutti,” afferma. Arianna cerca di portare il pubblico a confrontarsi con l’idea che la violenza è una caratteristica inquietante non solo dell’individuo, ma dell’intera specie umana.
I vari volti della violenza
Nel suo monologo, Arianna Porcelli Safonov affronta diverse forme di violenza, non solo fisiche ma anche psicologiche e sociali. Racconta di uomini che, in un contesto matrimoniale, lentamente perdono la loro autonomia e sfogano il loro malcontento in lacrime e frustrazione. Al contempo, si sofferma su dinamiche di comportamento nella vita di tutti i giorni, come la minimizzazione delle opinioni femminili in situazioni sociali dominate dagli uomini. Queste rappresentazioni servono a sottolineare quanto siano radicate e insidiose le forme di violenza, che spesso passano inosservate nella vita quotidiana.
Arianna non si limita a una visione unilaterale, bensì riesce a mettere in luce contraddizioni e sfumature. Il suo approccio si propone di risvegliare una consapevolezza collettiva: la lotta contro la violenza non deve essere considerata una battaglia di una sola parte della società, ma un obiettivo comune. Con questo monologo, l’artista invita a riflettere sull’importanza di una discussione aperta e onesta su temi di grande attualità.
Il confine tra satira e provocazione
La satira, come strumento di critica sociale, è sempre stata un terreno delicato, specialmente quando si parla di temi così sensibili come la violenza di genere. Arianna Porcelli Safonov riconosce i rischi insiti nel suo lavoro, ma afferma con convinzione che la satira non è mai pensata per offendere, bensì per provocare un’interrogazione profonda. “Siamo tutti un po’ violenti, in un modo o nell’altro, e dobbiamo affrontare questo aspetto di noi stessi,” dice l’autrice.
Arianna è consapevole delle sfide che affronta quando cerca di affrontare temi delicati attraverso la satira, sia sul palco che sui social media, dove gli algoritmi spesso non colgono il sottotesto provocatorio delle sue battute. Questo diventa un nuovo campo di battaglia per la libertà di espressione, dove le politiche di censura rischiano di soffocare voci originali e dirompenti.
Una carriera tra teatro e letteratura
Nonostante l’allontanamento dalla televisione, Arianna Porcelli Safonov continua a riscuotere successo nel mondo del teatro e della letteratura. I suoi lavori precedenti, come i monologhi “Alimentire” e “Fiabafobia“, hanno attirato l’attenzione di un pubblico variegato, e la scrittrice ha già in programma un terzo libro che promette di aggiungere un’altra dimensione al suo universo creativo. In questa nuova opera, invece di consigliare viaggi, l’autrice si propone di sconsigliarli, offrendo una narrazione opposta rispetto a quanto solitamente si presenta in questo genere.
Vivere immersa nella natura degli Appennini, lontano dai riflettori, non rappresenta una fuga dalla realtà, ma una scelta deliberata per riflessione e creazione. Arianna ha spostato la sua residenza dai boschi piemontesi a quelli liguri, sottolineando la sua inclinazione per la radicalità e un certo snobismo intellettuale che potrebbe apparire come un segno dei tempi moderni.
In questa fase della sua carriera, Arianna Porcelli Safonov continua a cercare modi per connettersi con il pubblico, sperando che il suo monologo “Picchiamoci” possa stimolare un dialogo necessario sulle questioni di genere e sull’esistenza stessa della violenza nella società contemporanea.