La Premiata Ditta, storica compagnia comica italiana, rappresenta non solo un’entità professionale ma anche un forte legame di amicizia tra i suoi membri. Nonostante il marchio non sia più attivo da quasi vent’anni, la connessione tra i suoi componenti rimane viva e forte. Francesca Draghetti, uno dei membri del gruppo, ha raccontato la loro storia, che inizia con un’amicizia d’infanzia e giunge fino ai palcoscenici di tutta Italia, lasciando un segno indelebile nel mondo della comicità.
Le origini di un’amicizia e di una carriera
Francesca Draghetti, oggi lontana dal mondo della televisione, descrive i primi passi compiuti con Roberto Ciufoli, con cui condivise formative esperienze scout. “Eravamo amici ed entrambi degli scout. La sera, attorno al fuoco, inventavamo storie e realizzavamo sketch,” racconta Draghetti, sottolineando come questi momenti abbiano gettato le basi per la loro futura carriera comica.
La loro avventura si arricchì ulteriormente quando Ciufoli conobbe Pino Insegno al liceo, e insieme ai loro amici iniziarono a mettere in scena le loro prime commedie. “Il nostro primissimo spettacolo fu ‘Giulio Cesare è… ma non lo dite a Shakespeare’, grazie alla nonna di Pino che ci sostenne economicamente,” ricorda Draghetti. Questo spirito di comunità e sostegno reciproco è stato un elemento fondamentale della loro crescita artistica e personale.
Negli anni ’80, si formò l’Allegra Brigata, un gruppo più ampio che includeva anche Massimo Popolizio. L’ingresso nel mondo televisivo avvenne con il ‘G.B. Show‘, un’opportunità inaspettata che li portò a lavorare al fianco di enormi figure della comicità come Gino Bramieri. Draghetti riflette su quel periodo, sostenendo che l’emozione di debuttare in televisione e di condividere il palco con personalità di tale spessore fu indescrivibile per loro.
La nascita della Premiata Ditta
L’incontro con Gianni Boncompagni rappresentò una svolta decisiva nella carriera del quartetto. Boncompagni selezionò Draghetti, Ciufoli e Insegno per ‘Pronto, chi gioca?, e su richiesta del regista, il gruppo si completò con Tiziana Foschi. “Gianni non voleva ripetere la formula classica, e così, per diversificare, ci propose di unirci in un quartetto,” spiega Draghetti.
Fu Pino Quartullo a suggerire il nome “Premiata Ditta“, una scelta che catturò immediatamente l’essenza del gruppo. “Ci piaceva l’idea di un nome che richiamasse l’artigianalità e la qualità, proprio come si leggeva sulle scatole di latta dei biscotti,” afferma. Questo gioco di parole si rivelò vincente e contribuì a stabilire l’identità del gruppo nel panorama comico italiano.
La vera eccellenza del quartetto emerse con il programma ‘Ricomincio da 2‘, dove le parodie delle soap opera, in particolare ‘Beautiful‘, seppero conquistare il pubblico. “Era un periodo in cui le soap opera spopolavano, e noi riuscimmo a costruire attorno a quell’universo una comicità che si allineava perfettamente agli eventi della serie,” racconta Draghetti. L’interazione tra i personaggi e il pubblico divenne così immediata e avvincente.
L’ascesa alla popolarità e i successi televisivi
Con l’approdo a Mediaset, il quartetto conobbe un’ulteriore evoluzione con ‘Finché c’è ditta c’è speranza‘. Draghetti ricorda i ritmi frenetici delle registrazioni e la necessità di creare contenuti divertenti in tempi stretti. “Ogni puntata era una sfida, ma era un periodo di grande intensità creativa,” racconta, evidenziando il lavoro di squadra che caratterizzò quell’esperienza.
Le produzioni successive, come ‘Premiata Teleditta‘, segnarono picchi di continuità e popolarità, portando il quartetto a lavorare in prima serata. La preparazione tecnica e artistica richiese sforzi considerevoli: “Per la parodia di ‘Elisa di Rivombrosa’, ad esempio, affittammo un castello e avevamo una troupe di 60-70 persone,” sottolinea Draghetti, evidenziando la magnitudine del progetto.
Tuttavia, con l’avvento di nuove forme di intrattenimento e l’influenza dei social media, Draghetti riconosce che tempi e modalità di fare comicità sono cambiati. “Oggi il pubblico si aspetta formule più rapide e dirette,” ammette, segnalando il passaggio verso una comicità più affine alla stand-up comedy, rispetto agli sketch tradizionali.
I legami che superano il tempo
Sebbene la Premiata Ditta abbia chiuso i battenti nel 2005, Draghetti sottolinea che il legame tra i membri non è mai venuto meno. “Non ci sentiamo tutti i giorni, ma per noi non è cambiato nulla. Ci consideriamo sempre una compagnia, anzi la più longeva d’Italia,” afferma con orgoglio. Malgrado le strade professionali si siano divise, i valori e le esperienze condivise continuano a mantenere unita l’amicizia.
Oltre alla carriera comica, Francesca Draghetti ha coltivato un’importante carriera nel doppiaggio, occupandosi di animazione e col proibito mondo della comicità con uno spirito innovativo. “Lavoro principalmente nei cartoni animati, un settore sempre in crescita,” spiega. Le sfide del doppiaggio, come bilanciare il senso di umorismo con le barriere linguistiche, sono stimolanti e richiedono un preciso know-how.
Un aspetto notabile della sua carriera nel doppiaggio è come le scelte artistiche possono influenzare la ricezione di un personaggio. “Preferisco evitare accenti regionali che possono risultare stereotipati,” dichiara, argomentando l’importanza di mantenere coerenza e qualità nei prodotti che porta sul mercato.
Francesca Draghetti continua a perseguire una carriera artistica, ma lo fa lontano dai riflettori, dedicandosi al teatro e mantenendo viva l’essenza creativa che l’ha contraddistinta per tanti anni. La storia della Premiata Ditta, dunque, è un esempio di amicizia e professionismo, un faro che illumina il percorso di chi ha il coraggio di inseguire i propri sogni.