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Keira Knightley si apre sui suoi anni di notorietà e sulla pressione mediatica sull’immagine femminile

Keira Knightley, l’iconica attrice nota per ruoli in film come “Orgoglio e Pregiudizio” e “Pirati dei Caraibi”, ha condiviso le sue esperienze personali affrontando le sfide della fama e delle pressioni mediatiche in un’intervista rilasciata al Times. Nel corso della conversazione, l’attrice ha parlato delle speculazioni riguardo il suo peso e le ingiuste insinuazioni relative a un presunto disturbo alimentare, illuminando un tema che colpisce molte star del mondo dello spettacolo.

Le sfide dei disturbi alimentari e la pressione mediatica

Nell’intervista, Keira Knightley ha dichiarato con fermezza di non aver mai sofferto di disturbi alimentari, sottolineando che, al contrario, era consapevole delle sue abitudini alimentari durante gli anni precoci della sua carriera. “Sapevo di non avere a che fare con un disturbo alimentare. Sapevo che stavo mangiando”, ha affermato, evidenziando come spesso si faccia confusione tra immagine e realtà. L’attrice ha poi continuato a riflettere sull’impatto che la pressione pubblica ha avuto sulla sua psiche, dicendo: “Nel modo classico dei traumi, non me lo ricordo.”

Keira Knightley si apre sui suoi anni di notorietà e sulla pressione mediatica sull’immagine femminile

Keira ha evidenziato una profonda connessione tra il pubblico e le esperienze di vergogna e stigma che le star affrontano, sottolineando come il ricordo di quegli eventi fugaci talvolta riemergano, generando emozioni intense. “In definitiva, è una vergogna pubblica, no? È ovviamente parte della mia psiche, visto quanto ero giovane quando è successo.”, ha condiviso, rivelando anche quanto tali esperienze abbiano influenzato l’inizio della sua carriera cinematografica.

La mancanza di empatia della stampa

L’attrice ha criticato la mancanza di empatia da parte della stampa quando si tratta di trattare argomenti delicati come i disturbi alimentari. Tra i ricordi che ha condiviso, Knightley ha citato l’esperienza della celebre attrice Mary-Kate Olsen, che nel 2004 era stata al centro dell’attenzione mediatica per il suo percorso di recupero da un disturbo alimentare. “Ricordo in modo viscerale che una delle gemelle Olsen soffriva di anoressia ed era entrata in una clinica. Ricordo che me lo chiesero durante un press tour, come se fosse uno scherzo.”, ha rivelato.

Questa osservazione ha scosso l’attrice, rendendo evidente il dolore che provoca la pressione sociale da parte dei media su persone vulnerabili che cercano aiuto. “Riuscite a immaginarlo?”, ha chiesto, sottolineando come la complicità della stampa possa amplificare il dolore e il senso di vergogna per le celebrità che combattono battaglie simili.

La lotta personale di Keira con la fama

Nel corso degli anni, Knightley ha affrontato apertamente le sue difficoltà con la fama, parlando anche della sua crisi personale avvenuta quando aveva 22 anni, periodo durante il quale le fu diagnosticato un disturbo da stress post-traumatico. L’attrice ha raccontato di come la sua ascesa rapida e imprevista alla celebrità l’abbia portata a cercare supporto terapeutico. Durante una sessione di terapia, il suo terapeuta le ha sottolineato quanto fosse raro ricevere un supporto così concreto per una persona con la sua visibilità pubblica: “È incredibile – di solito vengo qui e ci sono persone che pensano che la gente parli di loro e pensano di essere inseguite, ma in realtà non è così.”

In un’intervista successiva a Harper’s Bazaar UK, Knightley ha discusso ulteriormente della sua esperienza con la fama, descrivendo come non si fosse mai sentita completamente a suo agio davvero nel ruolo splendidamente seducente che ha interpretato in “Pirati dei Caraibi”. “Mi sono sentita molto costretta. Mi sono sentita molto bloccata.”, ha rivelato, descrivendo come il suo personaggio fosse spesso oggetto delle lusinghe altrui, un aspetto che ha tentato di combattere nei ruoli successivi per distaccarsi da quel copione.

La testimonianza di Knightley offre uno sguardo profondo sulle pressioni e le sfide uniche che affrontano le persone del mondo dello spettacolo, ponendo l’accento sulla necessità di una rappresentazione più empatica e comprensiva da parte dei media.

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