Pierfrancesco Favino, noto attore italiano, è recentemente intervenuto ai microfoni di Rai Radio2, nel programma “5 in Condotta”, condotto da Serena Bortone e Francesco Cundari. Durante l’intervista, Favino ha condiviso ricordi della sua infanzia e la sua formazione personale, evidenziando l’importanza delle emozioni e delle esperienze vissute tra le donne della sua vita. Questi insegnamenti hanno contribuito a modellare la sua personalità e il suo approccio alla carriera cinematografica, culminando nella sua ultima interpretazione nel film “Napoli-New York“, diretto da Gabriele Salvatores.
I ricordi dell’infanzia e l’importanza dei legami familiari
Favino ha aperto la sua intervista parlando di un episodio significativo della sua infanzia, un momento che ha lasciato un’impronta duratura sulla sua vita. Racconta di un’esperienza avuta all’età di quattro o cinque anni, mentre si trovava su un autobus a Roma in compagnia della madre. La scena era caratterizzata da un uomo ubriaco, il quale porse a Favino due rami di pesco. La madre, in quell’istante, esortò il piccolo a non avere paura e a prendere quel ramo. Questo episodio, come raccontato dall’attore, rappresentava un insegnamento cruciale: affrontare le proprie paure e non temere gli altri.
Nel rivisitare questi ricordi, Favino sottolinea l’importanza di essere cresciuto circondato da figure femminili, che gli hanno trasmesso un senso di apertura e vulnerabilità emotiva. “Essere tra le donne mi ha insegnato a non temere le emozioni“, afferma, evidenziando come la sua crescita lo abbia preparato a riconoscere e gestire i propri stati d’animo, trasformando la paura in un’opportunità di crescita personale.
Napoli-New York: un film che porta la firma di Fellini
Attualmente, Pierfrancesco Favino è protagonista nel film “Napoli-New York“, diretto da Gabriele Salvatores. La pellicola è particolarmente significativa poiché trae ispirazione da una sceneggiatura inedita di Federico Fellini e Tonino Guerra, che è rimasta nel dimenticatoio per anni. Favino racconta di come, nel passato, Fellini avesse cercato di realizzare questo progetto e come le complessità legate alla produzione americana avessero portato a conflitti creativi. A suo tempo, gli americani desideravano modificare radicalmente la storia, proponendo una visione delle figure italiane come “buoni assoluti“, ma Fellini si oppose al cambiamento.
Durante le prove del film, Favino ha ricevuto apprezzamenti da Christian De Sica, che ha comunicato a Gabriele Salvatores quanto il progetto fosse evocativo e in linea con il patrimonio cinematografico italiano, citando opere storiche come “Miracolo a Milano“. Il film, quindi, non solo rappresenta un omaggio a Fellini, ma anche un’opportuna riflessione sulla cultura cinematografica italiana e sull’eredità che essa lascia.
Riflessioni contemporanee e messaggi sociali
Favino offre una riflessione incisiva riguardo al tema dell’immigrazione e dell’identità, evidenziando come nel film emerga un messaggio attuale e universale. Egli sottolinea la presenza di citazioni storiche che rimandano a un processo del 1912 sull’atteggiamento verso gli italiani e come tali poco edificanti attitudini possano riflettersi nel presente, a volte alimentate da figure istituzionali. L’attore invita il pubblico a ricordare che anche noi, in passato, siamo stati stranieri e a promuovere un’apertura mentale per le nuove generazioni, priva di rancori e ideologie discriminatorie.
In un’epoca caratterizzata dall’isolamento e dalla solitudine, Favino enfatizza l’importanza della comunità e dell’aiuto reciproco. Sottolinea come il film non solo racconti storie individuali, ma promuova l’idea che la vera forza si trova nell’unione e nell’aiuto al prossimo. Concludendo il suo intervento, Favino definisce “Napoli-New York” un film “popolare“, sottolineando il suo desiderio di rendere il messaggio di solidarietà accessibile a tutti, con l’intento di risollevare l’anima dello spettatore.