I fratelli Manetti tornano sul grande schermo con “L’arrivo di Wang” una pellicola di fantascienza ad alta tensione narrativa con finale a sorpresa
Regia: Antonio Manetti, Marco Manetti – Cast: Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica, Antonello Morroni, Juliet Esey Joseph, Jader Giraldi, Yong, Rodolfo Baldini, Massimo Triggiani, Angelo Nicotra, Furio Ferrari – Genere: Thriller – Fantascienza, colore, 80 minuti – Distribuzione: Italia, 2011 – Produzione: Iris Film Distribution – Data di uscita: 9 marzo 2012.
“L’arrivo di Wang” è l’ennesima prova della bravura registica dei fratelli Manetti, gli attimi iniziali del film sono da soli degni di un encomio. La telecamera indugia sulla protagonista quasi al buio, con inquadrature strettissime, a rischio crisi claustrofobica per gli spettatori più deboli.
I Manetti hanno indubbiamente il dono di riuscire a tenere inchiodato lo spettatore sulla poltrona, che sia con un thriller, con la fantascienza, o col simpatico Coliandro.
L’incipit narrativo si mostra immediatamente carico di mistero, pur non lasciando presagire niente di fantascientifico. Protagonista femminile è Gaia, una bravissima Francesca Cuttica, interprete dal cinese, mentre il protagonista maschile è un Ennio Fantastichini perfettamente in parte. Il racconto ha nell’interpretazione della coppia d’attori una colonna portante, essendo questo un film molto parlato e girato quasi in un unico ambiente.
Paradossalmente il difetto della pellicola è la bravura dei fratelli Manetti, che sovrasta la narrazione, non perché si cimentino in virtuosismi, tutt’altro, il girato ha il pregio di mostrare tutte le vicende in modo realistico, naturale, ma spesso il movimento della macchina da presa è più interessante del parlato.
In un ambiente cinematografico come il nostro, dove ai produttori piace giocare sul sicuro, i film di genere, come in questo caso, sono quasi sempre autoprodotti, per cui ‘benvenuto Wang!’, figlio della passione per il cinema che anima i Manetti e la Iris Film. Dimostrazione concreta anche della fiducia nel fatto che lo spettatore abbia voglia di intrattenersi al cinema non per forza a suon di battute grevi e parolacce.
Maria Grazia Bosu