Eco Del Cinema

Il Nibbio, il film su Nicola Calipari: onore e sacrificio di un servitore dello Stato

Nicola Calipari, alto dirigente del SISMI e mediatore per il rilascio della giornalista Giuliana Sgrena in Iraq nel 2005, è il protagonista del film Il Nibbio, diretto da Alessandro Tonda. La pellicola mette in luce la dedizione al dovere e l’amore per la famiglia di quest’uomo, descritto come il servitore dello Stato da chi lo ha conosciuto. Sandro Petraglia, sceneggiatore del film, evidenzia come la figura di Nicola Calipari rappresenti un modello di impegno e responsabilità, un esempio che avrebbe dovuto ispirare le istituzioni. Rosa Villecco, la moglie, pur esprimendo qualche riserva su certe definizioni, è parte integrante di questo racconto umano. Gli attori e le colleghe, tra cui Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti, hanno contribuito a dare profondità a una narrazione che intreccia fatti storici e testimonianze sentite.

Il Nibbio, il film su Nicola Calipari: onore e sacrificio di un servitore dello Stato

La figura di Nicola Calipari e il suo impatto

La storia di Nicola Calipari è avvolta nel mistero nonostante il suo ruolo di alto dirigente nel SISMI e la sua attività di mediatore, come nel caso del rilascio di Giuliana Sgrena. Secondo Sandro Petraglia, «A Rosa Villecco, la moglie, non piace quando lo definisco così», ma per lui Calipari era l’esempio di un servitore dello Stato, una figura che molti vorrebbero vedere nelle istituzioni. La documentazione su di lui è scarsa e il lavoro dei ricercatori si è basato su fonti frammentarie, come i libri di Gabriele Polo e le testimonianze della stessa Sgrena. Di conseguenza, per arricchire la narrazione e dare spessore al personaggio, i creatori del film hanno ricorso all’invenzione di dialoghi che, pur non essendo frutto di testimonianze dirette, rievocano il contesto reale con il massimo rispetto. Questa ricerca accurata conferisce al racconto un’identità genuina, incentrata sulla lealtà e sul senso di giustizia che contraddistinguono la vita dell’uomo.

L’aspetto emotivo nel progetto cinematografico

L’elemento emotivo ha guidato il lavoro di Sandro Petraglia e Alessandro Tonda nella trasposizione cinematografica degli eventi. Il regista ha infatti sottolineato che il coinvolgimento personale era indispensabile, affermando: «Non credo avrei accettato di girare se non ci fosse stato questo aspetto intimo da raccontare». Di conseguenza, la pellicola si presenta come una spy story atipica, che non si limita a ricreare un contesto geopolitico, ma esalta la dimensione umana e relazionale del protagonista. L’approccio scelto segnala una volontà di creare un linguaggio narrativo originale, lontano dalle imitazioni del cinema oltreoceano. Inoltre, il percorso per rappresentare il personaggio ha richiesto trasformazioni fisiche e un’attenzione particolare ai dettagli: per esempio, Claudio Santamaria ha perso dodici chili per rendere tangibile la presenza di Calipari sullo schermo. Un aspetto rilevante è l’equilibrio tra il racconto degli eventi storici e la capacità di trasmettere emozioni autentiche che riflettano l’essenza di un uomo devoto al senso di giustizia e allo Stato.

La sfida della rappresentazione autentica

La ricostruzione della vicenda di Calipari ha visto il contributo sincero di chi ha toccato da vicino la storia. Le attrici, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti, hanno sottolineato l’importanza di raccontare non solo il personaggio pubblico, ma anche l’individuo dietro la figura iconica. Bergamasco ha dichiarato di conoscere la moglie Rosa Villecco da tempo, riconoscendone l’enorme dignità, mentre Ferzetti ha confessato iniziali timori dovuti al rapporto definito sulla pagina, per poi superare ogni esitazione dopo un primo incontro che le ha permesso di scoprire il lato genuino e affettuoso dei protagonisti. Di conseguenza, interviste e colloqui sono stati fondamentali per dare corpo a dialoghi credibili, creando un racconto che unisce rispetto e autenticità. I creatori del film si sono impegnati nel ricostruire una narrazione che rispetti la complessità della storia, evitando il sensazionalismo e concentrandosi su una rappresentazione umana, fedele alle tracce degli eventi storici.

Dedizione al lavoro e alla famiglia

Il progetto cinematografico non si limita a rievocare eventi tratti dalla cronaca, ma celebra l’essenza stessa della dedizione. Il film mette in evidenza come il protagonista abbia sempre privilegiato il dovere e il senso di responsabilità, contribuendo in maniera discreta ma incisiva al lavoro per lo Stato. Un aspetto particolarmente significativo è il contrasto tra la riservatezza delle sue attività e la passione con cui ha sempre perseguito il bene comune. Le riflessioni espresse dai membri della produzione sottolineano come, nonostante la luce dei riflettori non sia mai stata puntata direttamente su di lui, l’impegno quotidiano e l’amore per la propria famiglia abbiano caratterizzato la vita di Calipari. Di conseguenza, ogni scelta, dalla preparazione al trucco fino alla trasformazione fisica effettuata da Claudio Santamaria, ha puntato a far emergere la realtà di un uomo che ha saputo bilanciare l’intenso lavoro per il Paese con il calore del rapporto familiare.

Il film Il Nibbio uscirà nelle sale il 6 marzo, in concomitanza con il ventennale della scomparsa di Nicola Calipari avvenuta il 4 marzo 2005, offrendo una narrazione rispettosa e onorevole che torna a illuminare un tassello importante della storia italiana.

Articoli correlati

Fede Petrini

Fede Petrini

Sono Fede Petrini, laureato in lingue e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassionano gossip, programmi TV, cinema e serie TV, che esploro con entusiasmo e curiosità.

Condividi