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Autotune tra innovazione e polemica: Scanu ed Elio divisi sul futuro della musica

Negli ultimi giorni in Italia si è riaccesa la polemica sul ruolo dell’autotune nel panorama musicale, un argomento che divide artisti e appassionati. Valerio Scanu, ex concorrente di Amici e vincitore di Sanremo, ha espresso la sua delusione sul fatto che oggi “sembra una colpa saper cantare”, mentre Elio ha dichiarato che sentire “Balorda nostalgia” di Olly è “un’umiliazione” per il ricorso eccessivo a questo effetto. La discussione verte attorno all’utilizzo dello strumento software, nato per correggere l’intonazione, che ha trasformato il modo di intendere la performance vocale, soprattutto nel rap e nella musica pop. Le opinioni sono contrastanti, e la questione ruota attorno al vero significato di saper cantare e all’importanza delle idee e delle emozioni nella musica contemporanea.

Autotune tra innovazione e polemica: Scanu ed Elio divisi sul futuro della musica

L’origine e l’evoluzione dello strumento di correzione vocale

Lo strumento conosciuto come autotune è stato sviluppato nel 1997 da Andy Hildebrand, ingegnere elettronico della Exxon, sfruttando le tecniche di analisi dei dati sismici. La sua introduzione ha permesso ai cantanti di migliorare la precisione intonativa, rendendo la voce più “pulita” grazie all’effetto metallico caratteristico. In seguito al suo lancio, dal 2000 in poi, il software ha avuto una diffusione ampia e rapida, venendo adottato in numerosi generi musicali, dal rap al pop, fino al rock. Di conseguenza, se da una parte sono stati sollevati toni critici, soprattutto negli Stati Uniti, dove alcuni artisti sono stati accusati di “barare”, dall’altro lato l’innovazione è stata accolta positivamente da altri musicisti. Inoltre, la capacità di correggere la voce ha aperto nuove possibilità artistiche, sia in studio che in performance dal vivo, generando un dibattito acceso sul rapporto tra tecnica e espressività.

I dibattiti sulle performance vocali nel panorama musicale

Nel corso degli anni, il tema dell’uso dell’autotune si è trasformato in un vero e proprio dibattito tra artisti e critici musicali. Valerio Scanu ha sottolineato come, in passato, l’essere intonati rappresentasse un segno inconfutabile di talento, mentre oggi il corrispettivo uso ingiustificato dell’effetto viene visto come una debolezza. D’altro canto, Elio ha espresso opinioni forti, affermando che ascoltare canzoni fortemente influenzate dall’autotune equivale a subire un’umiliazione, specialmente se i giovani artisti non riescono a distinguersi per autentica capacità vocale. Successivamente, il confronto si è spostato sul fatto che lo strumento in sé non è il problema, bensì il modo in cui viene utilizzato per compensare le carenze interpretative. Inoltre, alcuni esempi noti come la hit “Believe” di Cher o “I Gotta Feeling” dei Black Eyed Peas alimentano la discussione: lo strumento diventa una scelta stilistica per raggiungere un suono particolare, sebbene non sempre ciò equivalga al possesso di una vera e propria capacità di saper cantare.

L’impatto dell’autotune sulla musica contemporanea

L’utilizzo massiccio dell’autotune ha segnato un’evoluzione profonda nella produzione musicale, influenzando non soltanto il genere hip hop ma anche il pop e il rock. Un aspetto rilevante è che, sebbene inizialmente concepito per correggere errori di intonazione, lo strumento è divenuto una sorta di scorciatoia stilistica adottata da molti artisti per rendere più accattivanti i ritornelli e le melodie. Inoltre, la tendenza all’uso incontrollato dell’autotune ha sollevato critiche, in quanto alcuni sostengono che un’eccessiva elaborazione digitale possa oscurare l’essenza del talento vocale e l’emozione autentica trasmessa dalla performance. D’altro canto, importanti esponenti della musica hanno dimostrato che la qualità non risiede tanto nella purezza della voce, quanto nella capacità di trasmettere sentimenti e idee. Di conseguenza, il dibattito si concentra sul valore delle emozioni e del messaggio artistico piuttosto che sull’aspetto tecnico, confermando che l’autotune, pur potendo aiutare, non è l’unico indicatore di un’efficace esibizione musicale.

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Luigi Gigli

Luigi Gigli

Sono Luigi Gigli, critico d'arte, scenografo e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassiona tutto ciò che ruota intorno a gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Con il mio background in video editing e scenografia, analizzo e racconto con uno sguardo unico le tendenze e i dietro le quinte di questo affascinante universo.

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