Nel giorno di venerdì 14 marzo 2025, il caso di stalking che ha coinvolto Lulù Selassié e Manuel Bortuzzo ha attirato l’attenzione dei media. La vicenda, legata a comportamenti persecutori e minacce di morte, ha innescato un procedimento giudiziario avviato dopo la denuncia dello stesso Bortuzzo contro la celebre ex partecipante del Grande Fratello Vip. Il procedimento, con una richiesta di condanna di un anno e quattro mesi, si aggiunge alle tensioni sorte dopo il termine della relazione tra i due protagonisti. Allo stesso tempo, l’episodio ha sollevato numerosi commenti e reazioni, soprattutto sui social, dove espressioni di sostegno e appello alla verità sono state condivise dai familiari.
Avvio del procedimento legale
La Procura di Roma ha messo in campo un procedimento legale contro Lulù Selassié a seguito della denuncia presentata dallo stesso Manuel Bortuzzo nel mese di dicembre. Le autorità giudiziarie hanno avviato il rito abbreviato, puntando a dimostrare la gravità degli atti persecutori messi in atto nel corso dei mesi successivi alla fine della storia d’amore. Di conseguenza, la richiesta di condanna è stata fissata a un anno e quattro mesi. Inoltre, i legali dell’atleta paralimpico hanno evidenziato come l’accusa di stalking si fondi su una serie di comportamenti reiterati, che includevano minacce, messaggi insistenti e pedinamenti costanti, finalizzati a imporre una presenza invadente nella vita quotidiana dell’ex fidanzato.
Dinamicità degli atti persecutori
Nel corso delle indagini emergono svariati dettagli che descrivono la natura aggressiva dei comportamenti attribuiti a Lulù Selassié. In particolare, le autorità hanno constatato che, al termine della relazione, la condotta perseguitoria comprendeva l’invio continuo di messaggi minatori, alcuni dei quali, secondo quanto dichiarato dagli avvocati, recitavano frasi allarmanti quali “Se non stai con me ti ammazzo e mi ammazzo”. Successivamente, sono stati segnalati episodi di pedinamento che hanno interessato diverse località, dal ristorante all’ospedale, fino a estendersi tra città nazionali e persino all’estero, includendo tappe a Manchester e in Portogallo. Di conseguenza, tali comportamenti hanno generato uno stato costante di ansia e preoccupazione per la sicurezza personale dell’ex, portandolo a modificare le proprie abitudini quotidiane e a limitare la propria libertà di movimento.
Reazioni e commenti familiari
Un aspetto significativo della vicenda riguarda la risposta della famiglia di Lulù Selassié, in particolare gli interventi su piattaforme social che hanno attirato l’attenzione degli utenti. D’altro canto, una delle sorelle, Clarissa, ha ribadito pubblicamente il sostegno nei confronti dell’accusa e il bisogno di cercare giustizia. Con un messaggio diretto pubblicato online, lei ha espresso: “Vi stiamo leggendo tutti. Grazie per l’affetto, il supporto e la comprensione. Continueremo sulla strada per la verità con tempra e fiducia, certe che al momento opportuno, potremo condividere con voi ogni nostra emozione!”. Successivamente, la dichiarazione è stata interpretata come un segnale della volontà di affrontare la situazione con trasparenza, mantenendo alta l’attenzione sul caso e sull’importanza del rispetto dei diritti personali. La vicenda, dunque, si configura come un provocante esempio di conflitto tra il desiderio di libertà personale e le conseguenze legali dei comportamenti invadenti.