La serie televisiva “The Last of Us” ha catturato l’attenzione di un vasto pubblico, inclusi coloro che non hanno mai giocato ai due capitoli del videogioco originale. Tra questi, il noto virologo Roberto Burioni ha condiviso le sue riflessioni sulla serie, che ha raggiunto la sua seconda stagione. La sua analisi si concentra sull’elemento centrale della trama, che trae ispirazione da un fungo realmente esistente, il Cordyceps, e sulle implicazioni che questo ha nella narrazione.
La trama di The Last of Us e il ruolo del Cordyceps
Roberto Burioni ha iniziato il suo intervento su Facebook spiegando come, pur non essendo un appassionato di serie e film con riferimenti medici, abbia fatto un’eccezione per “The Last of Us“. La serie post-apocalittica, interpretata da Pedro Pascal e Bella Ramsey, presenta un mondo dominato da funghi, in particolare dal Cordyceps, fungo che nella realtà infetta le formiche carpentiere. Burioni ha sottolineato che l’idea di una minaccia rappresentata dai clicker, i nemici che inseguono i protagonisti, non è pura fantasia, ma si basa su un fenomeno osservabile nella natura.
Il virologo ha descritto il comportamento anomalo delle formiche infette da Cordyceps, che, una volta colpite, smettono di comunicare con la loro colonia e si dirigono verso l’alto, dove il fungo cresce e produce spore mortali. Questo comportamento, che porta l’insetto a diventare una sorta di “zombie”, è stato paragonato alla trasformazione degli esseri umani nella serie, dove il fungo ha evoluto la sua capacità di infettare anche le persone, rendendole violente e prive di coscienza.
Le implicazioni per l’umanità: dovremmo preoccuparci?
Una delle domande più frequenti che sorgono guardando “The Last of Us” è se gli esseri umani debbano temere una simile evoluzione del Cordyceps. Burioni ha chiarito che, sebbene la rappresentazione nella serie sia inquietante, le probabilità che il fungo possa infettare gli esseri umani sono estremamente basse. Nella realtà, il Cordyceps agisce esclusivamente su insetti, e non ci sono evidenze scientifiche che suggeriscano una possibilità di contagio verso gli esseri umani.
Il virologo ha rassicurato il pubblico, affermando che non c’è motivo di allarmarsi. La serie, pur essendo affascinante e coinvolgente, rimane un’opera di fiction che amplifica e distorce la realtà per creare un’atmosfera di tensione e suspense. Questo non toglie valore al messaggio della serie, che esplora temi profondi come la Perdita, la Sopravvivenza e la Natura Umana in situazioni estreme.
La cultura pop e la scienza: un connubio interessante
Il commento di Burioni non solo offre uno sguardo scientifico su un elemento chiave della trama di “The Last of Us“, ma evidenzia anche il crescente interesse per la scienza all’interno della cultura pop. Le opere di fiction, come film e serie TV, spesso attingono a concetti scientifici per costruire le loro narrazioni, creando un ponte tra il mondo reale e quello immaginario.
Questo fenomeno può stimolare discussioni importanti e incoraggiare il pubblico a informarsi su argomenti scientifici. La capacità di una serie come “The Last of Us” di attrarre l’attenzione di esperti come Burioni dimostra come la narrativa possa influenzare la percezione pubblica della scienza e delle sue implicazioni.
In questo contesto, è fondamentale mantenere un dialogo aperto tra scienza e cultura, affinché il pubblico possa apprezzare non solo l’intrattenimento, ma anche le verità scientifiche che possono essere esplorate attraverso queste storie. La serie continua a generare interesse e dibattito, confermando il suo status di fenomeno culturale.
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