Marc Webb firma anche il secondo capitolo della saga sull’Uomo Ragno, dando vita a una pellicola molto più elettrizzante e riuscita della prima
(The Amazing Spider-Man 2) Regia: Marc Webb – Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Paul Giamatti, Jamie Foxx, Felicity Jones – Genere: Avventura, colore, 142 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 23 aprile 2014.
Il filone cinematografico sull’Uomo Ragno vanta già una grande quantità di episodi, tra cui i tre film diretti da Sam Raimi, per cui approcciare a questa nuova saga ha costituito una sfida per il regista Marc Webb e per il team di produzione. Per quanto comunque il primo “The Amazing Spider-Man” abbia ottenuto un discreto successo, questo secondo capitolo è destinato di sicuro a un maggiore clamore, per il mix entusiasmante di azione, romance, umanità e adrenalina. Sarà forse l’ingresso nel cast di nuovi nomi come Jamie Foxx e Dane DeHaan o la scelta di un nuovo gruppo di sceneggiatori, veterani delle serie tv americane di successo (Alex Kurtzman, Roberto Orci, Jeff Pinkner), ma “The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro” funziona alla perfezione.
Peter Parker, alias Spider-Man, è arrivato ormai al momento del diploma con Gwen al suo fianco, il mistero del suo passato che incombe e una città sempre più minacciata da pericolosi criminali. La Oscorp, la potente azienda in cui lavorò il padre, svetta prepotente tra i grattacieli di New York partorendo nuovi mostri geneticamente modificati. In questo capitolo del franchise Spider-Man dovrà vedersela con Electro, un essere fatto di pura elettricità, che fluttua in aria uccidendo chiunque capiti a tiro e che se la prenderà in particolare proprio con l’eroe più amato in città. Peter dovrà vedersela poi con altri problemi, dal rapporto con l’amata Gwen a quello con l’amico Harry Osborn, tornato in città per assistere il padre morente.
Se il primo episodio del nuovo franchise cercava con troppa insistenza di creare un personaggio spaccone, al limite del demenziale, sfruttando poco le doti soprannaturali dell’eroe e del villain e quindi regalando ben poche emozioni allo spettatore, il secondo tiene incollati alla sedia ma sa anche emozionare trattando temi delicati come l’amore e l’amicizia. In maniera del tutto sorprendente, questo cinecomic convince proprio grazie alla storia d’amore tra Peter e Gwen, in sottotraccia rispetto alla lotta con il crimine di Spider-Man, ma a suo modo struttura portante del dramma; Peter si fortifica grazie a Gwen, sia nella sua versione quotidiana che in quella di eroe, mentre dal canto suo la co-protagonista guadagna in forza, determinazione e dolcezza. Il romance non risulta stucchevole o eccessivo come spesso accade nei film sui supereroi, ma accompagna piacevolmente l’azione, rendendo la pellicola più tenera e più drammatica al tempo stesso.
In generale tutti i personaggi manifestano una certa umanità, persino i cattivi, tratteggiati in modo da suscitare rabbia e pietà al tempo stesso. Sia nel caso di Electro che in quello di Green Goblin (che apparirà nella seconda parte del film), i personaggi vengono presentati al pubblico con i loro dolori, nella loro bruciante solitudine, per cui il passaggio al lato oscuro appare quasi una tragica ed inevitabile conseguenza. Jamie Foxx veste con disinvoltura i panni di Max Dillon, un ingegnere della Oscorp asociale e reietto che avrà la possibilità di riscattarsi diventando Electro, un potente essere fatto di elettricità e luce, nelle cui vene pulsa una carica energetica tale da distruggere l’intera New York. L’utilizzo massiccio della computer grafica non impedisce a Jamie Foxx di lasciar intravedere la sua bravura sotto la pelle blu. Il personaggio del villain risulta vincente anche grazie alla colonna sonora – curata da Hans Zimmer con la collaborazione di Pharrell – e ad alcune sottolineature musicali elettroniche, cupe, appena percettibili, che creano un’aura di drammaticità e inquietudine intorno ad Electro.
Dane DeHaan veste invece i panni dell’amico Harry Osborn, il quale diventerà presto il famoso Green Goblin. Grazie al fisico asciutto e al volto sofferente e crudele, la giovane star si adatta perfettamente al ruolo di rampollo ricco, ma infelice che scopre di aver contratto una malattia genetica mortale. Appare un po’ meno riuscita la trasformazione in Goblin, a tratti caricaturale, specialmente se messa a confronto con quella di Max in Electro. Dal canto suo il giovane protagonista Andrew Garfield risulta ancora più disinvolto rispetto al primo capitolo, più consapevole e adatto ad interpretare uno Spider-Man più maturo, senza mai perdere l’ironia che lo contraddistingue, ma anzi valorizzandola. La sua interpretazione andrebbe comunque affinata, ma forse i successivi capitoli del franchise gli daranno la possibilità di compiere ancora un’ulteriore salto di qualità.
Irene Armaro