Un documentario che mostra il volto disincanto e dignitoso della Napoli di oggi
Regia: Agostino Ferrente, Giovanni Piperno – Cast: Enzo Della Volpe, Fabio Rippa, Adele Serra, Silvana Sorbetti – Genere: Documentario, colore, 80 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Cinecittà Luce – Data di uscita: 26 giugno 2014.
Si dice che il tempo aggiusti tutto… Ma chissà se il tempo esiste davvero? Forse il tempo è solo una credenza popolare, una superstizione, una scaramanzia, un trucco, una canzone. Il tempo si passa a immaginare, ad aspettare, e poi, all’improvviso, a ricordare. Ma allora, le cose belle arriveranno? O le cose belle erano prima? La fatica e la bellezza di crescere al Sud in un film dal vero che narra tredici anni di vita. Quella di Adele, Enzo, Fabio e Silvana, raccontati in due momenti fondamentali delle loro esistenze: la prima giovinezza nella Napoli piena di speranza del 1999 e l’inizio dell’età adulta in quella paralizzata di oggi.
Un documentario che copre un arco temporale di tredici anni ci mostra la vita di quattro ragazzi, dai sogni e dalle speranze della fanciullezza al presente nudo e crudo dei nostri giorni. Le immagini dei bambini del passato, tratte dal documentario “Intervista a mia madre”, lasciano spazio ai giovani di oggi per poi mescolarsi tra loro, creando un sentimento dal retrogusto amaro ma anche di inevitabile e forte affetto per i protagonisti.
Nonostante le problematicità della loro adolescenza a Napoli, i quattro protagonisti sono caratterizzati da quella speranza e quella luce negli occhi che solo la giovinezza riesce a raggiungere. Il loro umorismo partenopeo e i loro discorsi sognanti hanno, a distanza di più di dieci anni, lasciato il posto a tanti silenzi e uno sguardo più cupo nella sua fissità. Il loro percorso di vita, per quanto dignitoso, ha seguito quella della loro città passata dalle grandi aspettative al degrado dei cumuli di immondizia.
Malgrado tutte le sofferenze e le lotte quotidiane, però, per un attimo pare ancora di vedere un bagliore negli sguardi di Fabio, Enzo, Silvana e Adele. Forse, come recitano le parole che aprono il film, le cose belle stanno nella forza di questi quattro ragazzi, dignitosi superstiti di una mondo che ben poco gli ha offerto e continua a offrire.
Gli autori del film, sebbene esso sia simbioticamente legato alla realtà napoletana, sono riusciti a trasmette un senso più universale alle vicende narrate, costringendo lo spettatore a fare i conti con il bambino del passato e a trovare nella vita del presente le cose belle, proprio quelle che la pellicola ci regala con magica naturalezza, senza chiedere nulla in cambio.
Miriam Reale