At the End of the Day – Un giorno senza fine: quando l’italia ha ancora qualcosa da raccontare, lasciando i percorsi usuali per affidarsi al cinema di genere
Regia: Cosimo Alemà – Cast: Andrew Harwood Mills, Sam Cohan, Valene Kane, Neil Linpow, Daniel Vivian – Genere: Thriller, colore, 93 minuti – Produzione: Italia 2010 – Distribuzione: Bolero – Data di uscita: 22 luglio 2011.
Alemà e i suoi collaboratori hanno realizzato un thriller di tutto rispetto, coinvolgente e ben costruito: il basso budget in questo caso non è un limite, in quanto compensato da fantasia e professionalità.
Cosimo Alemà, il più famoso regista italiano di video musicali e pubblicitari, ha deciso di fare il grande passo, cimentandosi per la prima volta alla regia di un lungometraggio, da lui anche scritto e sceneggiato, con la collaborazione di Romana Meggiolaro e Daniele Persica.
Il risultato è buon thriller, stile “Un tranquillo week end di paura”, girato in digitale, con due macchine che riprendono contemporaneamente le stesse scene, da angolazioni diverse, in modo da permettere in post-produzione, un montaggio che dia alla pellicola un andamento claustrofobico, nonostante le vicende si svolgano prevalentemente in grandi spazi aperti.
Alemà fa un uso personalissimo della macchina da presa, soprattutto dei fuochi, creando nello spettatore un disagio quasi fisico, che lo fa entrare in empatia con i protagonisti. Il ritmo serrato non lascia spazio a pause, la tensione è sempre alle stelle.
Lo spunto narrativo è quello di una partita di soft-air tra un gruppo di amici, che ben presto si trasforma in un inimmaginabile incubo. Uno dei meriti di Alemà è quello di far evolvere tutta la vicenda in pieno giorno, senza adoperare i comuni ingredienti dei thriller classici: il buio, i rumori nel silenzio, ombre che inseguono i personaggi e quant’altro.
Il male in questo caso apparecchia la sua tavola in pieno sole, all’aperto, guardando negli occhi gli sbigottiti ragazzi, che vengono perseguitati da un nemico sconosciuto ma generoso nel mostrare il suo volto e la sua malvagità, in uno spazio geograficamente e temporalmente non collocabile.
Nonostante l’idea di “At the End of the Day”sia originale, in corso d’opera, durante le ricerche per la realizzazione del film, Alemà ha scoperto che purtroppo situazioni simili a quella da lui immaginata sono successe sul serio, nei paesi della ex Jugoslavia, e da alcune vicende ha tratto ispirazione per la pellicola.
Tra gli attori che compongono il cast internazionale del film, particolarmente in parte Michael Lutz, talmente credibile nei panni di ‘zio’ da sembrare vero, auguriamo a tutti di non incrociarlo mai sul cammino.
Il film raggiunge lo scopo: lo spettatore è attratto e impaurito dalle vicende… se, per novantatre minuti, dimentica che esistono i telefoni cellulari!
Maria Grazia Bosu