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Il matrimonio che vorrei – Recensione

Il matrimonio che vorrei (Hope Springs) un film agrodolce sull’amore e il matrimonio dopo gli “anta” con un cast stellare

(Hope Springs) Regia: Mike Nichols – Cast: Meryl Streep, Steve Carell, Elisabeth Shue, Tommy Lee Jones, Jean Smart – Genere: Commedia, colore, 100 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 18 ottobre 2012.

Manifesto_HopeSprings_data Francy2Non ci sono dubbi sul fatto che Hollywood o il cinema in generale abbiano scoperto la terza età, o meglio quello strano limbo della vita che è il periodo che va dai 60 in poi. In “Hope Springs”, tradotto malamente in italiano “Il matrimonio che vorrei” di David Frankel, al centro della storia c’è la coppia Kay e Arnold sposata da 31 anni. Lei, una straordinaria Meryl Streep una mattina si rende conto che con lui, Tommy Lee Jones condivide solo la casa.

Decide di iscrivere entrambi, con i suoi risparmi, ad una terapia con un famoso terapeuta esperto dei problemi di coppia. Con mille difficoltà arriveranno nella ridente cittadina di Great Hope Springs nel Connecticut e apriranno un vaso di Pandora, pieno di vecchi rancori ed inadeguatezze. David Frankel aveva già diretto Meryl Streep in “Il diavolo veste Prada”, in una parte molto più grintosa. E lo è anche in questo caso, anche se non palesemente nel personaggio di Key. E’ assolutamente determinata nell’impresa disperata di trovare con il marito l’intimità di un tempo. E lui, Arnord, orfano dei suoi amati programmi televisivi di golf, alla fine darà la sua collaborazione e il suo viso è quanto mai espressivo, al di là delle parole che dice.

Si ride, o meglio si sorride, davanti all’imbarazzo di Tommy Lee Jones, nel parlare della loro vita sessuale, da tempo inesistente. Del resto, non è nuova la teoria che “Gli uomini vengono da Marte, e le donne da Venere”. I primi si rinchiudono nella caverna quando sono in difficoltà, e le seconde parlano senza sosta con chiunque. Con due mostri sacri, come Meryl e Tommy, non c’è dubbio: il risultato è un capolavoro. Tanto più che il terapeuta è Steve Carell, quanto mai misurato e ossessivo nell’aggiustarsi durante le sedute la piega dei pantaloni.

“Hope Spings” non è un solo un film hollywoodiano con due mostri sacri che non sbagliano un colpo. E’ anche una metafora sul tempo che passa inesorabile e la routine di tutti i giorni che rende le persone come automi.

Dei due protagonisti, spicca Tommy Lee Jones, con lo stesso viso stropicciato già visto nella saga di “Men in Black”, probabilmente il personaggio più ricco di sfumature. Per il resto, tutto dalle scenografie alla sceneggiature sono eccellenti e la colonna sonora è perfetta per ricordare che il vero amore non ha età e alla fine vince sempre, per lo meno nei film di Hollywood.

Massimiliano Ponzi

Il matrimonio che vorrei – Recensione

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