Recensione
Black or White – Recensione: un film sulla perdita di chi si ama, sull’amore per i propri cari, sull’accettazione delle diversità altrui
Sono i premi oscar Kevin Costner e Octavia Spencer a fare da mattatori in “Black and White”, film fortemente voluto dalla star di “Balla coi lupi”, tanto da arrivare a produrlo.
L’incipit è drammatico: un uomo, che già convive col dolore per la perdita della sua unica figlia, perde improvvisamente anche la moglie, e si ritrova a battersi anima e corpo per la custodia della nipotina, Eloise, che da sempre vive con lui. A contendergli l’affidamento è Rowena, la nonna nera della piccola, frutto di una relazione mista. E’ lo spunto per vedere due mondi a confronto: da una parte c’è nonno Elliott/Costner, avvocato di successo, benestante, con una dimora esclusiva, dall’altra c’è nonna ‘Wee Wee’ Rowina/Spenser, una donna che si è fatta da sola, e che sostiene economicamente la sua numerosa e colorata famiglia allargata.
Per quanto queste realtà sembrino ricalcare lo stereotipo americano sull’argomento, invero la storia è ispirata a fatti realmente accaduti al regista Mike Binder, che del film ha curato anche la sceneggiatura: anni fa la sorella di sua moglie morì a soli 33 anni, lasciando un figlio di sette anni, del quale si presero cura Binder, la moglie e uno dei suoi fratello, il padre, nero, era sparito dalla vita del bimbo, ma il resto della famiglia è sempre stato presente.
Il bambino è cresciuto felice, tra due mondi completamente diversi, eppure per tutti il fatto che appartenesse a due razze differenti sembrava essere un problema. Il regista americano ha sempre pensato che se fosse successo qualcosa a Diane, sua moglie, i parenti paterni non avrebbero gradito che ad occuparsene fosse stato lui, da solo.
Costner e Spencer un duetto che funziona
Binder, che ha già diretto Costner in “Litigi d’amore”, sa quindi di che parla, e realizza una pellicola che, nonostante i presupposti, è molto divertente e la cui confezione, seppur non sia un prodotto dei grandi Studios, è comunque quella dei classici film americani che vogliono raggiungere il grande pubblico, sempre nel giusto equilibrio tra il dramma e la commedia.
I dialoghi sono frizzanti, Costner e la Spencer sono un’ottima coppia cinematografica, e la piccola Jillian Estell, che interpreta Eloise, è molto brava. Divertente il personaggio di Duvan, interpretato dall’attore di “Falling Skies”, Mpho Koaho. Il film è molto tenero, si parla d’amore, di tolleranza, di comprensione, ma mostra anche la difficoltà di Elliott ad andare avanti senza la moglie e il suo vano rifugiarsi nell’alcool.
“Black and White” non è un film sulle discriminazioni razziali, ma ne parla più sinceramente di altre pellicole, seppur col sorriso e senza mai soffermarsi troppo a lungo sul dramma.
Il film di Binder intrattiene il pubblico piacevolmente, senza troppi scossoni, con un mix di sentimento e ironia, non è troppo originale nel suo dipanarsi, ma non per questo non godibile.
Maria Grazia Bosu
Trama
- Regia: Mike Binder
- Cast: Kevin Costner, Octavia Spencer, Jennifer Ehle, Andre Holland, Bill Burr, Mpho Koaho, Jillian Estell, Gillian Jacobs
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 121 minuti
- Produzione: USA, 2014
- Distribuzione: Good Films
- Data di uscita: 5 marzo 2015.
“Black and White” di Mike Binder è stato presentato in anteprima al Toronto International Film Festival. Nel 2014 la pellicola è stata presentata al Festival internazionale del film di Roma.
“Black and White”: una dolorosa storia familiare
Rimasto vedovo dopo l’improvvisa morte della moglie, l’avvocato Elliott Anderson affoga il suo dolore nell’alcol e si scontra con le difficoltà che derivano dal crescere la nipotina birazziale, Eloise.
Il mondo di Elliott viene letteralmente sconvolto quando la nonna paterna della bambina, Rowena, chiede che Eloise venga affidata alle cure del padre, Reggie, un drogato che aveva abbandonato la figlia, subito dopo la morte della madre, avvenuta per complicanze durante il parto. Ne scaturisce una battaglia per l’affidamento che fa riemergere vecchie convinzioni e pregiudizi a lungo rimasti sopiti.