Un po’ filosofi, un po’ amareggiati, di sicuro sognatori, così sono i protagonisti di ‘Nauta’, un atto d’amore verso il mare, attraverso il quale Guido Pappadà, che ha scritto il soggetto e collaborato alla sceneggiatura, oltre che curato la regia, vuole ricordare che non bisogna mai smettere di sognare
Regia: Guido Pappadà – Cast: David Coco, Luca Ward, Giovanni Esposito, Massimo Andrei, Paolo Mazzarelli – Genere: Drammatico, colore, 87 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Iris Film Distribution – Data di uscita: 3 giugno 2011.
L’opera prima di Guido Pappadà è un ‘on the road alla marinara’, tutto infatti si svolge su una barca, con la quale i protagonisti si spostano dalla penisola alla Tunisia, per poter osservare un raro fenomeno naturale. Per Bruno, antropologo, professore universitario, interpretato egregiamente da David Coco (attore pluripremiato per “L’uomo di vetro” di Stefano Incerti), è l’opportunità, quasi insperata, di dare conferma ad antiche, quanto misteriose, teorie sul verificarsi di eccezionali fenomeni naturali in alcune zone del pianeta in cui l’uomo ha trovato un particolare equilibrio con l’habitat che lo ospita.
I suoi compagni di viaggio, pur interessati ad un approccio più concreto al fenomeno, affrontano l’avventura con grande entusiasmo. I giorni trascorsi gomito a gomito sullo splendido veliero Mariella, classe 1937, li porterà a mettere a nudo se stessi, come non avevano mai fatto. Il mare li allontanerà dal loro quotidiano, costringendoli ad un viaggio parallelo a quello che effettuano per raggiungere l’isola di La Galite: un viaggio interiore, attraverso il quale ciascuno affronterà i propri demoni.
La pellicola trasuda un profondo amore per il mare, celebrato da una bella fotografia e da riprese dinamiche che coinvolgono lo spettatore. La collocazione del racconto nel 1993, culmine della ‘new age’, grazie al best-sellers mondiale ‘La profezia di Celestino’, serve a giustificare il motivo del viaggio.
Le vicende mostrano a tratti un po’ di stasi, che privano la pellicola dell’ironia di cui Pappadà intendeva permearla. Delizioso il finale.
Maria Grazia Bosu